La sentenza dopo tre ore di camera di consiglio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La famiglia: “Non esiste vendetta. Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto”.
Milano – Ergastolo per Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. La decisione è arrivata alle 12.40 di oggi, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il caso, giudicato dalla Corte di Assise di Milano, è diventato – insieme a quello di Giulia Cecchettin – un simbolo della lotta contro il femminicidio. In aula c’era la famiglia della giovane al completo, che alla lettura della sentenza da parte della giudice Antonella Bertoja si è stretta in un forte abbraccio, senza riuscire a trattenere le lacrime.
Il processo si chiude dopo 13 udienze in dieci mesi, durante i quali la Procura di Milano ha ripercorso “il viaggio dell’orrore” dell’omicidio di Giulia Tramontano, ammazzata a Senago il 27 maggio 2023 con 37 coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello nella casa in cui i due vivevano. La giovane era incinta al settimo mese e quel giorno con lei è morto anche il piccolo Thiago, che portava in grembo. La pm Alessia Menegazzo ha parlato Ha parlato di Impagnatiello come di un uomo “narcisista, psicopatico, manipolatore“, contestando le aggravanti della premeditazione, del legame affettivo, dei futili motivi e della crudeltà. Un omicidio compiuto lucidamente per liberarsi “dei due ostacoli alla sua realizzazione” personale, la compagna e il figlio nascituro, Thiago. La pm ha chiesto per Impagnatiello l’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi.
Non esiste vendetta, commenta a caldo Loredana Femiano, la mamma di Giulia:
“Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore. Quello che abbiamo perso – ha aggiunto il padre Franco – non lo riavremo mai. Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto”.
Stamani sui social, la donna aveva rilanciato un messaggio della sorella Chiara Tramontano, che richiama l’attenzione sulla necessità di giustizia e cambiamento:
“Giulia è morta in Italia, anche perché siamo un paese che ha paura delle donne. Il 25 novembre grideremo giustizia per Giulia e Thiago, ma lo faremo per tutte le donne che non hanno più voce. Dove c’è giustizia, c’è speranza per le nuove generazioni, affinché possano vivere in un paese in cui non si ha paura di essere donne.”
Sollevato anche il legale della famiglia Tramontano. Giovanni Cacciapuoti, che ha sottolineato come il pianto della famiglia della giovane uccisa sia stato un “pianto consolatorio perché, al di là del dolore, quando la giustizia degli uomini prevale ci si sente più sollevati, ma per loro non è una vittoria. Loro sono stati sconfitti quando Giulia ha smesso di vivere per la bieca e malvagia responsabilità di quello che doveva essere il suo compagno e il padre di suo figlio”.
Il ricordo in Regione Lombardia
“Un piccolo e doveroso segno nel ricordo di Giulia e di tutte le donne vittime di femminicidio e, più in generale, di violenza”. Così il presidente Attilio Fontana, oggi a Palazzo Lombardia, in occasione dell’evento ‘ Non sei da sola, contro la violenza una rete’, dopo aver deposto un mazzo di fiori bianchi sulla panchina rossa della Regione Lombardia che resterà esposta per tutta la settimana all’ingresso della piazza che ospita la sede della Giunta regionale.
Al suo fianco l’assessore regionale Elena Lucchini, il prefetto Claudio Sgaraglia, il questore Bruno Megale e il generale dei Carabinieri Pierluigi Solazzo e il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia Laura Parolin. “Nel ribadire la vicinanza ai familiari di Giulia – ha aggiunto il governatore – abbiamo voluto compiere questo gesto simbolico anche a nome di tutti i lombardi profondamente turbati da una vicenda assurda”.