Anche quest’anno la dichiarazione dei redditi si basa su un modello incomprensibile e difficile da interpretare correttamente. Ne sanno qualcosa aziende, imprenditori e professionisti. Va peggio anche per i lavoratori dipendenti che dovranno fare i conti con regole astruse e fantasiose da cui sono distanti anni luce
Roma – Il bubbone burocratico, in ogni sua articolazione, avanza sempre di più, pronto a complicare la vita degli italiani che vivono con la speranza di trovarsi in un’altra parte del mondo dove tutto è più semplice.
Eppure a sentire discorsi, interventi e dichiarazioni l’intera pletora parlamentare desidera eliminare disagi e freni allo sviluppo sociale. Infatti non c’è politico, dirigente e funzionario ministeriale che non invochi semplicità sperando nel “sogno di avere certezza dei propri diritti”.
Insomma la “semplificazione amministrativa” è sempre in pole position in tutti i programmi di governo e campagne elettorali come nelle giaculatorie di buoni propositi dispensate qua e là dai teleimbonitori di turno che magnificano come eccellente la loro mercanzia scadente e marcia.
I “bla bla bla” delle 20-20.30 non convincono più, hanno stancato. Sempre le stesse facce: politici, giornalisti, opinionisti e nullafacenti che ripetono sempre le stesse cose. Che seguono e ripetono esattamente lo stesso copione da anni e anni. Per aggraziarsi favori e prebende.
Qualcosa però pare stia cambiando. Una congrua parte di italiani attendono solo fatti concreti e per questi sono pronti a giudicare chi li porterà a compimento. Insomma la burocrazia viene considerata a parole un male da estirpare ma interventi normativi per limitarne il potere nefasto non se ne sono mai visti all’orizzonte.
Questo perché conviene a tutti. A tutti quelli che le leggi le fanno e disfanno a proprio piacimento. Ormai tutti i partiti sono al governo e non vi sono più attenuanti. Anzi, ogni occasione è buona per ribadire che il potere è in mani bene identificate.
Un potere basato su tortuosi gineprai inestricabili e che, sviluppatosi negli anni, alimenta la corruzione e le connivenze. Il futuro dell’Italia sembra ormai fondato sul fantozziano ordine verticistico i cui capi tengono in pugno milioni di persone a cui negano le cose più semplici trasformandole in difficili. Se non impossibili.
Burocrazia e fiscalismo servono solo a tenere i cittadini sotto scopa tenendo prigioniero l’intero Paese. Peraltro con costi incredibili per imprese, professionisti e lavoratori in genere costretti ad osservare regole a volte incomprensibili ma che si rendono obbligatorie apposta per ottenere un servizio o dare seguito ad un adempimento. Ovviamente rendendo tutto più complicato.
L’ultimo esempio in ordine di “apparizione” riguarda le dichiarazioni dei redditi 2021 e le relative istruzioni ministeriali per compilazione e presentazione. Un tomo dall’ingiustificabile peso di qualche chilo e che quest’anno conta ben 366 pagine, 25 in più dello scorso 2020.
E parliamo dell’Unico, il modello abitualmente utilizzato dagli imprenditori i quali in genere si rivolgono ad un professionista per compilarlo. Stessa solfa per le società di capitali che se ne dovranno sfogliare altre 280 per comprendere le novità nel frattempo intervenute.
Roba da non credere e dire che sino a qualche mese fa si parlava di semplificazione. Ma non è tutto. Se poi passiamo sul terreno dei lavoratori dipendenti la situazione è ancora più complessa e ci sono mine innescate dappertutto e pronte ad esplodere.
Nonostante questa categoria di contribuenti sia lontana anni luce da questo strumento fiscale, dovranno comunque fare i conti con le incomprensibili regole che variano ogni anno. Sono infatti ben 150 le pagine delle istruzioni al modello 730. Articolato in maniera che definire blasfema è dire assai poco.
Sembra che lo Stato rimanga lì in agguato, come fa il leone con la gazzella. Uno Stato che aspetta gli errori dei cittadini per poi scagliarsi contro di loro con sanzioni e interessi che vanificheranno qualsiasi sforzo per uscire fuori dal lento default a cui siamo condannati.
Ma il vero capolavoro dell’incomprensibilità riguarda il modello realizzato dal Fisco con il quale si dichiarano le somme a vario titolo percepite quali bonus dell’emergenza, erogati dalla stessa Agenzia delle Entrate e dall’Inps.
Si tratta della lunga sequela di sostegni, ristori e bonus diversi elargiti a pioggia nel 2020, senza peraltro centrare l’obiettivo di dare copertura alle perdite aziendali. Allora, tanto per semplificare, una domanda sorge spontanea: perché bisogna dichiarare allo Stato quello che lo Stato ti ha dato?
Non basterebbe consultare i propri data base per evitare lavoro inutile per tutti: contribuenti, professionisti e uffici pubblici? Perché continuare con richieste inutili e perdite di tempo? La sonata non cambia, anzi pare che peggiori. Ma il peggio, mi sa tanto, deve ancora venire.