Dopo il Covid avanza inarrestabile lo StultusVirus

Il nuovo virus se ne frega di mascherine e distanziamento sociale. Chi viene colpito si rimbecillisce nel giro di qualche ora e non ci sono cure domiciliari. Si prevedono grossi problemi nel prossimo futuro. Regolarsi di conseguenza.

Un nuovo virus si sta diffondendo alla velocità della luce e non ha intenzione di rallentare la sua folle espansione. Al momento pare che non esistano dispositivi di protezione individuali, i famosi DPI con cui abbiamo a che fare da più di un anno ormai, per proteggerci da quell’altro, il coronavirus. Né ci sono vaccini in vista neppure a livello sperimentale!

Il nome dell’ultimo arrivato, proprio un gran mascalzone è stultus virus (virus del rincitrullimento) pare che prolifichi nel cervello con facilità disarmante, perché si palesa sotto mentite spoglie. Il contagio nel lungo periodo ha diffuso una nuova pandemia, detta “infodemia“. Ovvero, circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, spesso non vagliate con accuratezza, che provocano difficoltà di orientamento e di individuazione di fonti affidabili

Una notizia falsa o non vera è soggetta ad un tasso di contagio, detto Ro. Diventa, virale: creduta, cioè da chi cerca proprio quella notizia e si compiace nel trovarla.

Uno studio interuniversitario con modelli epidemiologici ha valutato il livello di questa pandemia. Secondo l’Ue ne è scaturita un’inondazione di news sul virus, soprattutto sui social per creare confusione che ha compromesso l’efficacia della risposta sanitaria pubblica.

Un’escalation anche di soluzioni. Si è passati, infatti, dal contagio trasmesso dalle zampe dei cani, alla somministrazione di dosi massicce di vitamina C, fino all’emergenza sanitaria provocata dalle antenne 5G.

Poi c’è anche la misinformazione, notizie false diffuse involontariamente o con superficialità senza una strategia preordinata. Possono essere credute vere sulla base della post-verità, cioè emozioni e pregiudizi. Infine, la disinformazione tout-court, notizie preconfezionate e/o manipolate. Sono quelle più difficili da individuare e isolare.

Uno studio dell’Osservatorio sulla disinformazione che fa parte dell’Agcom (autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ha mostrato che le fake news sul Covid-19 nel periodo del picco hanno raggiunto punte del 60% per poi calare seguendo l’andamento del virus.

Nelle fasi successive sono salite alla ribalta le teorie apocalittiche col video Plandemic, poi rimosso e quelle sulle multinazionali del farmaco, che avrebbero costruito il virus in laboratorio per poi vendere il vaccino a peso d’oro. Ora, quali sono i dispositivi di protezione per cercare di arrestare l’infodemia?

Nel web ci sono piattaforme che si dedicano al “fact checking“, la verifica delle fonti, dei fatti. Poi il “debunking“, cioè smascherare le notizie false e esagerate, andando a ritroso delle varie fasi per individuarne i motivi originari. Sembra la scoperta dell’acqua calda: ma non dovrebbero essere alla base del giornalismo?

Poi c’è la panacea di tutti i mali, fornita di poteri taumaturgici. Lui, il cavaliere del web che, lancia in resta, combatte per la liberazione del “cyberspace” dalle false notizie: l’Algoritmo, che riesce a prevedere, con un’accuratezza pari al 77%, i temi più soggetti alla disinformazione.

Gli stessi social stanno cercando di porre qualche rimedio. Pubblicando, ad esempio, solo notizie fornite da fonti autorevoli; segnalando contenuti fuorvianti e falsi, dando la possibilità di accedere alle motivazioni. Contro la cattiva propaganda si parla di cooperazione tra Ue, Oms e Nato. Dopo che la Triplice Intesa ha così deciso, possiamo dormire su due guanciali. Davvero?                                                           

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