Cerco un Centro (non di gravità) permanente

Che fine ha fatto il Centro, oggi legato alla bandiera di nuovo conio di Noi Moderati e in grado di raggiungere neanche l’1% alle ultime elezioni? Presto detto.

Roma – Il Centro e i cosiddetti centristi, candidati alle elezioni nazionali sotto la bandiera di nuovo conio di Noi Moderati, non sono riusciti a raggiungere nemmeo l’1%. Voti dispersi, dunque, che non hanno contribuito alla vittoria del centrodestra.

La Balea bianca, simbolostorico del Centro rappresentato dalla DC

Nella lista si sono messi insieme l’Udc di Lorenzo Cesa, i ribelli azzurri essenzialmente liguri facenti capo a Giovanni Toti, i seguaci del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il gruppetto raccolto sotto l’ombrello di Maurizio Lupi. Solo in Sicilia l’ex governatore Totò Cuffaro, commissario regionale della Nuova DC che per l’occasione ha dato ospitalità a qualche esponente dell’Udc, ha raggiunto il 6%, portando all’assemblea siciliana ben 5 deputati.

In ogni caso nel 2018 era filato tutto lisio perché la quarta gamba, in parte con presenze diverse, ottenne l’1,3%, poco sopra i 400mila voti. Si era sperata così l’asticella dell’1%, i cui voti fino al 3% vengono attribuiti ai partiti alleati. Sopra il 3%, invece, si partecipa direttamente alla ripartizione dei seggi. Quest’anno è andata male. Noi Moderati infatti ha raggiunto solo lo 0,91%, in pratica 255 mila voti. Suffragi che non sono giovati a nessuno, poiché equivalenti a zero cosensi.

Il più illustre dei poitici che ha pagato il tracollo è stato Vittorio Sgarbi, battuto a Bologna da Pier Ferdinando Casini. Nessun esponente della lista centrista del centrodestra ha potuto recuperare il posto presso qualche collegio plurinominale, proprio perché Noi Moderati non ha preso parte alla specifica ripartizione. Ciò nonostante i moderati non possono lagnarsi più di tanto, posto che hanno ottenuto, nonostante la débâcle, ben sette deputati e due senatori. De resto sono stati gli aiuti degli alleati, in particolare di FdI, a consentire a quasi una decina di candidati di arrivare in Parlamento, risultando vittoriosi in collegi uninominali abbastanza sicuri.

Vittorio Sgarbi

L’attuale sistema elettorale, nonostante la riduzione dei parlamentari, non è stato modificato. Anche se el istanze i tale senso non sono macate. Un fatto rimane curioso: mentre l’effetto dell’attuale strumento di elezione è maggioritario, basta esaminare la differenza fra il 44% ottenuto dal centrodestra alle urne e il 57% tradotto in seggi per capire che Noi Moderati è rimasto sotto la quota di attribuzione dei seggi riuscendo egualmente a ottenere, per “grazia ricevuta”, una pattuglia di parlamentari.

Non si può dire, ioltre, che l’appello al centro politico sia servito a incidere sulla concorrenza con la coalizione CalendaRenzi, arrivata al 7,8%. È palese inoltre che i tre maggiori partiti del centrodestra non ritenevano che il cartello Noi Moderati sarebbe stato elettoralmente affossato. Politicamente, infatti, scommettevano che tale alleanza risultasse una sorta di quarta gamba utile come richiamo generico al centro e che servisse per fare una concorrenza interna agli azzurri.

Un centrodestra non compatto

Tutto ciò non si è verificato anche a causa della folle corsa elettorale estiva, che non ha dato tempo di sedimentare un agglomerato di sigle di partiti in un unico logo. Berlusconi dunque rimane di fatto l’unico moderato in un centrodestra a trazione Meloni. Il fondatore di Forza Italia insiste sul ruolo di garanzia europeista che il suo partito dovrebbe svolgere nel nuovo esecutivo di centrodestra.

Soprattutto dopo che tre eurodeputati tedeschi, un socialdemocratico, un verde e un liberale, hanno manifestato forte preoccupazione per l’alleanza di Forza Italia con le forse sovraniste di Lega e Fratelli d’Italia, invitando addirittura il Ppe a prendere una posizione critica nei confronti del movimento fondato dal Cavaliere. Ma si tratta soltanto di una mossa politica senza alcuna rilevanza, cosiderato che il centrodestra da quando è nato ha avuto sempre la presenza degli stessi alleati.

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