I Catanesi si aspettavano di saperne di più su quelle gravi accuse mosse al primo cittadino. Una presa di posizione ci stava. Oppure il silenzio, sempre dignitoso e apprezzato in questi casi. Invece Pogliese ha preferito stilare un bilancio della sua attività a palazzo degli Elefanti.
Catania – Il sindaco Salvo Pogliese, sospeso dall’incarico su provvedimento del prefetto di Catania a seguito della nota sentenza di condanna, non si dimette. E a molti questo non piacerà. A qualcuno potrà sembrare una forzatura poiché 4 anni e 3 mesi di carcere per peculato non sono bruscolini ma è anche vero che soltanto a condanna definitiva l’amministratore potrà essere definito colpevole. Qualora, beninteso, gli altri due gradi di giudizio confermino la prima sentenza le cui motivazioni ci spiegheranno qualcosa in più su quanto di brutto è accaduto. Nonostante la botta per Catania sia stata fortissima, quasi alla stessa stregua dei “soliti” terremoti, Pogliese sceglie la strada della lettera ai Catanesi. Una sorta di “bilancio politico” che, francamente, lascia il tempo che trova. Specie quando dice di non essere Schettino. Ma come per la Costa Concordia il naufragio c’è stato:
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“…Io ci sarò come primo tifoso di questa squadra – scrive Pogliese– il capitano non giocatore che ama i colori di una città struggente e splendida, preservandola dagli sciacalli che ne vogliono solo il male…Ai cittadini di Catania il commovente affetto che in ogni modo possibile mi viene tributato in queste ore da tantissimi catanesi, mi risarcisce dalla grande amarezza per una sentenza profondamente ingiusta e sbagliata che ho dovuto subire, ma che rispetto e osservo. Tutto credevo potesse capitarmi nella vita ma non mi sarei mai immaginato di dover dar conto della mia adamantina dirittura morale per cui ho investito tutta la mia esistenza umana e politica. E tuttavia la sfida in cui mi sono cimentato nel giugno 2018 per salvare Catania dal disastro in cui era precipitata, mi richiama a rinnovare il gesto d’amore verso la mia città. La stessa per cui non ho esitato a lasciare la comoda poltrona di deputato europeo (con una contestuale decurtazione dell’80% della mia indennità e rinunziando alle tutele giuridiche che quel ruolo mi avrebbe garantito…) per una missione dura, difficile ma esaltante… In questi due anni abbiamo corretto la rotta di una barca in balia del mare in tempesta per un dissesto decretato dalla Corte dei Conti ancora prima del mio insediamento a sindaco; abbiamo salvato la città dall’emergenza economica e sociale (grazie all’approvazione di quel famoso emendamento al decreto crescita che ha evitato 1.300 licenziamenti e la mancata erogazione per 6 mesi di 5.000 stipendi...), abbiamo stabilizzato 200 precari che da 30 anni aspettavano invano quel momento; abbiamo assunto, cosa mai accaduta in un comune in dissesto, 40 autisti dell’Amt ; abbiamo avviato le procedure selettive per un concorso per l’assunzione di 30 agenti della polizia locale con una selezione solo per titoli (cosa mai accaduta al Comune di Catania) che garantirà assoluta trasparenza e massima celerità; abbiamo aperto il Comune a un dialogo senza barriere di alcun tipo con la Città; abbiamo messo in campo un effettivo piano di risanamento finanziario e di progettualità urbanistica con l’approvazione delle linee guida del Prg che la nostra città aspetta da oltre 50 anni, e con un bilancio finalmente veritiero e già all’esame del Ministero dell’Interno…Abbiamo puntato su un nuovo modello di sviluppo che mirasse soprattutto sul turismo triplicando gli introiti della tassa di soggiorno (da 900.000 a 2.500.000 euro) e approvando per la prima volta in Italia 3 regolamenti sul turismo congressuale, sportivo e scolastico miranti a elargire contributi in base al numero determinato da questi eventi; abbiamo predisposto un nuovo modello amministrativo che ci permette di rilasciare la licenza edilizia in 24 ore (primo comune in Italia); abbiamo regalato ai nostri concittadini e a tantissimi turisti grandi concerti, luminarie e mercatini artigianali durante le festività natalizie grazie alla sinergia con i privati e alla loro generosità senza incidere di un euro sul bilancio del comune; abbiamo affrontato l’emergenza del Covid 19 aiutando concretamente i catanesi in difficoltà con la splendida iniziativa di Catania aiuta Catania che ha registrato la generosa partecipazione di oltre 1.700 nostri concittadini; con significative riduzioni della tassa di occupazione del suolo pubblico e della tari per le imprese, con la sospensione per 3 mesi degli stalli a pagamento e della tassa di soggiorno…Un cammino virtuoso che solo degli sciagurati e degli irresponsabili possono auspicare venga traumaticamente interrotto da un lungo commissariamento, in una città ancora pesantemente segnata dall’emergenza Covid-19. Catania ci richiama alla responsabilità e per questo, anzichè fermarsi ritengo debba invece inserirsi una nuova marcia: quella della generosa passione per rilanciare lo straordinario cammino fin qui compiuto senza risparmio di energie. Per me sarebbe molto più semplice abbandonare la nave nel mare in tempesta, per dare serenità a me stesso e alla mia famiglia, ma l’interesse della mia amata Catania mi spinge a fare altro e io non sono Francesco Schettino!..”.
Avevo di Salvo Pogliese una convinzione diversa. Dopo aver letto e riletto questa sorta di analisi della propria gestione amministrativa del capoluogo etneo, in parte nemmeno verosimile a sentire i Catanesi, ho cambiato proprio opinione. In peggio. Mi sarei atteso una dura contestazione a quanto accaduto e, soprattutto, una forte presa di posizione contro le gravi accuse che gli sono state mosse e che poi sono finite con una condanna pesante che lo descrive come uno dei tanti politici da strapazzo arraffoni e disgustosi. Che c’azzecca quanto fatto o non fatto per Catania con la bella vita a carico dello Stato? Forse il silenzio sarebbe stato più dignitoso. Più rispettoso nei confronti dei cittadini etnei. E quel parallelismo con Schettino è apparso davvero stucchevole, oltre che dietrologico e strumentale. Catania merita ben altro.
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