Nei primi mesi del 2021 dovrebbero arrivare i soldi del Recovery Fund ma a determinate condizioni. All'Italia spetterebbero 172 milioni di euro ma entro fine anno occorre presentare il progetto di bilancio. Ce la faremo?
Bruxelles – Soldi subito, nei primi mesi del 2021, così ha promesso solennemente la Presidente della BCE (Banca Centrale Europea) Christine Lagarde ai giornalisti. Si riferisce al Recovery Fund da 750 milioni di euro, di cui 172 assegnati all’Italia, il piano di rilancio economico, approntato dall’Unione Europea, in relazione all’emergenza Covid-19.
Anche perché le proiezioni economiche prevedono un ulteriore calo del PIL europeo (circa 8%) ed un impatto sociale devastante, in termini di perdita dei posti di lavoro. Fino a qui lo scenario è noto e sembra che la Lagarde non dica nulla di nuovo. Anzi roba vecchia, a ben vedere.
Ma allora come faranno gli Stati della UE ad incassare il denaro a breve? La Presidente, assicurando che l’obiettivo della Commissione e’ quello di erogare i soldi il più velocemente possibile, a parte l’impegno assolutamente mandatario, passa la patata bollente agli Stati membri. Sollecitando questi ultimi alla presentazione dei progetti di rilancio alla stessa Commissione, per l’approvazione necessaria al ricevimento del sostegno economico. Situazione in cui si trova ancora l’Italia, per esempio. La scadenza dei termini è fine anno, ovvero dietro l’angolo.
Ma quale sarebbe questa occasione storica, secondo Lagarde imperdibile? Quali sono le condizioni per l’approvazione? E’ evidente che i finanziamenti non possono essere erogati solo sulla base di buone intenzioni e i progetti devono essere strutturati. Ma ricordiamoci che 560 miliardi saranno ripartiti tra sovvenzioni e prestiti legati alla realizzazione di riforme. Come ammette la stessa Lagarde, l’ostacolo è rappresentato dai “tabù” nei parlamenti nazionali. Già perché le riforme strutturali legate ai fondi sono come sempre quelle delle pensioni e del lavoro legate a doppia mandata con tasse e vincoli di bilancio, non solo alla digitalizzazione, di cui l’Italia ha assoluta necessità.
Casomai qualcuno si fosse illuso, le linee guida della Commissione europea non sono cambiate. Rimane essenziale che le reti di sicurezza di bilancio, come ad esempio la clausola di salvaguardia, approntata nel nostro Paese con l’aumento automatico dell’Iva, in caso di “sforamento“, non vengano ritirate prematuramente.
Insomma la visione è sempre quella finanziaria, non politica. Questo significa in soldoni che il 75% della nostra quota dovrà essere allocato in riforme, non in costruzione di ospedali o assunzioni di insegnanti. Lagarde ricorda che, fino ad oggi, la BCE ha riacquistato i debiti nazionali per almeno 1500 miliardi di euro, quindi azionisti e speculatori sono tranquilli. Tutto sembra fatto apposta per loro.
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