La mamma della ragazza morta ammazzata con la figlioletta che portava in grembo chiede alla giustizia italiana il rispetto della sentenza emessa dal collegio giudicante e confermata sino al terzo grado di giudizio. Il minimo per la drammatica vicenda che l'ha distrutta dal dolore.
Brescia – Oltre il danno, la beffa. Una definizione riduttiva ma che calza a pennello quando parliamo della tragica vicenda della ventinovenne Marilia Rodrigues Silva Martins, incinta di quasi cinque mesi che, il 30 agosto 2013, veniva ritrovata cadavere negli uffici della Alpi Aviation do Brasil a Gambara, in provincia di Brescia. Sul caso ci sono importanti aggiornamenti che vale la pena raccontare.
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La ragazza, originaria di Uberlandia, nello stato brasiliano di Minas Gerais, da pochi mesi era alle dipendenze di Claudio Grigoletto, all’epoca di 32 anni, sposato con una bimba di poco più di un anno e con un’altra in arrivo. L’uomo le aveva raccontato di essersi separato sette mesi prima dalla moglie e, in breve tempo, tra i due era nata una relazione sentimentale. Un rapporto passionale rivelatosi, purtroppo, fatale. Bugie su bugie, sia alla moglie che all’amante. Etichetta ingiusta quest’ultima perché la giovane brasiliana era stata ingannata dalle promesse di un futuro insieme al pilota dalle due vite parallele che, ad un certo punto, contro ogni regola geometrica, si stavano inevitabilmente incrociando.
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L’incapacità di Grigoletto di districarsi all’interno del groviglio soffocante di responsabilità è poi sfociata in brutale violenza, in un ignobile duplice delitto: quello della donna per cui aveva perso la testa e di Vittoria, la terza figlioletta a cui ha negato la possibilità di nascere. Il 17 aprile 2014 l’uomo veniva condannato all’ergastolo ma, nella sentenza d’appello dell’11 settembre 2015, la pena veniva ridotta a 30 anni di carcere, confermati dalla Cassazione il 21 febbraio 2017. Ovviamente già con la prima sentenza del 2014 Grigoletto era stato condannato anche al pagamento della provvisionale di 300.000 euro a favore dei genitori di Marilia (150.000 euro ciascuno), immediatamente esecutiva ed emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia e successivamente confermata dalla Suprema Corte di Cassazione e dalla Procura della Repubblica di Brescia. Onere risarcitorio a cui non ha mai adempiuto.
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La madre della vittima, Natalia Maria Da Silva, raggiunta da Pop al telefono ci ha aggiornati sul caso e la prima domanda che le abbiamo posto era inevitabile:
“Natalia c’è qualche novità sul pagamento della provvisionale?”
“….Fino a questo momento non ho ricevuto un euro dal signor Grigoletto – dice la donna commossa – solo menzogne com’è nella sua natura. Lui ha fatto in modo di vendersi tutto per non pagarci il risarcimento. Anzi, recentemente il mio avvocato, Pierluigi Vesentini, ha ricevuto una lettera dal suo difensore, Luca Ricci, che contiene una proposta a dir poco vergognosa…”.
“Quale sarebbe la proposta?”
“...L’assassino di mia figlia propone un acconto di 1.000 euro – aggiunge Natalia – e dei versamenti successivi mensili di 100 o al massimo di 200 euro a seconda delle sue possibilità e in base al modesto stipendio per il lavoro svolto nel carcere di Bollate, ricordandomi che deve provvedere anche al mantenimento dell’ex moglie e delle due figlie. Nessuna cifra al mondo mi ridarà più indietro la mia adorata figlia, ma almeno che abbia rispetto per lei e per il nostro dolore senza fine. E’ come se la stesse uccidendo una seconda volta…”.
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La difesa, a suo tempo, aveva dichiarato che il padre di Grigoletto avrebbe provveduto al pagamento residuo della villetta di Adrio (46.000 euro), comprata dal figlio insieme all’ex moglie nel marzo del 2013 per la cifra di 91.200 euro, per assicurare alle nipotine la possibilità di rimanere nella casa e provvedere al loro futuro poiché il figlio non era in grado di far fronte all’obbligazione. La compravendita, effettuata con una procura notarile rilasciata dietro autorizzazione del Pm, con ricorso al giudice tutelare e con autorizzazione del medesimo magistrato e il visto del procuratore, è andata a buon fine nonostante un sequestro conservativo emesso dal Tribunale e poi non eseguito per i tempi lunghi del sistema.
Lei che cosa ne pensa di questa compravendita?”
“Penso che ha voluto passare la sua parte alle figlie per rendersi incapiente volutamente – continua la mamma della vittima – prima che venisse emessa la sentenza del 2014. Io vorrei chiedere l’annullamento dell’atto di compravendita. La causa è ancora pendente, aspettiamo la pronuncia di secondo grado…”.
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Qual’è il suo appello alla giustizia italiana?”
“…Chiedo che vengano effettuate le opportune verifiche su questo criminale – conclude Natalia Maria Da Silva – che vuole pagare una miseria durante i 30 anni di carcere che deve scontare. I suoi genitori hanno le possibilità e l’obbligo morale di contribuire al risarcimento. Loro un figlio, in fondo, ce l’hanno ancora. Io no, non potrò mai più abbracciarla, né conoscere la mia nipotina. Non ho rancore e non voglio creare problemi a nessuno. Tutti i giorni soffro in silenzio lo strazio che ho nel cuore, ma di fronte ad una lettera del genere, non posso stare zitta. Come ho già detto, l’ho perdonato, ma esigo rispetto per la memoria di mia figlia Marilia. E’ il minimo che possa fare dopo il modo atroce in cui me l’ha portata via…”
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