Linee guida e data base per disabili: l’ennesima burla. Come il RdC

Dopo anni e anni si è giunti alla determinazione di varare un legge per i diversamente abili nel mondo del lavoro ma, come al solito, fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. L’annuncia con pifferi e tamburi il ministro Orlando, spegne gli entusiasmi da campagna elettorale Marino Bottà: “Sono passerelle per politici”. Come volevasi dimostrare.

Roma – Per i lavoratori disabili sono in arrivo linee guida e banca dati. Sono state presentate lo scorso 16 marzo in conferenza stampa dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando e dalla Ministra per la Disabilità Erika Stefani, le “Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità e la banca dati”.

Erika Stefani

La presentazione è avvenuta con ben sette anni di ritardo, perché le linee guida erano previste dal decreto legislativo 151/2015. Si sa come vanno le cose in Italia: ce la prendiamo con comodo! Per la cronaca il decreto del 2015 riguardava disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità.

Poiché le leggi in Italia fanno giri lunghissimi, le linee guida sono state attivate col decreto ministeriale 43/2022, ovvero del testo e sintesi del protocollo per il collocamento mirato in favore delle persone disabili e per l’istituzione di una banca dati unificata.

In pratica sono stati recepiti i principi espressi dalla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e gli obiettivi della strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 ed è stata ribadita la centralità del lavoro per l’integrazione sociale delle persone con disabilità.

Inoltre è stata prevista una serie di interventi specifici per alcune situazioni, tra cui: giovani disabili non ancora inseriti nel mondo del lavoro; coloro che si iscrivono per la prima volta alle liste di collocamento obbligatorio o sono iscritti da non oltre due anni; persone che rientrano nel mercato del lavoro dopo dimissioni, licenziamenti o lunghi periodi di malattia, infortunio del lavoro o malattia professionale.

Andrea Orlando

Il ministro Orlando ha dichiarato trionfante: “…E’ un traguardo importate che riconosce un ruolo decisivo all’integrazione del sistema informativo e delinea un percorso di collaborazione, di condivisione tra le istituzioni, che realizza un sistema di inclusione lavorativa più efficace e organico in tutto il Paese

…Le linee guida si propongono di definire elementi di programmazione per realizzare standard omogenei nel servizio, che mira all’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. L’obiettivo è la giusta collocazione della persona disabile nel mondo del lavoro…”.

A spegnere gli entusiasmi ci ha pensato l’Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro (ANDEL), soprattutto per i previsti meccanismi premianti a favore di imprese ed enti che abbiano istituito la figura del responsabile dell’inserimento lavorativo, nonché una formazione specifica organizzata dai centri dell’impiego.

Marino Bottà

Il segretario dell’Agenzia Marino Bottà, che ha partecipato anche alle audizioni parlamentari sul tema. ha evidenziato le cose che non vanno: “…Si tratta del classico annuncio mediatico, una passerella per i politici. Con queste linee guida si rischia di alimentare false aspettative nei confronti dei disabili disoccupati che da anni vivono situazioni drammatiche. I responsabili dell’inserimento lavorativo rischiano di fare la fine dei navigator. Mi sembra il classico annuncio mediatico, fatto di belle parole, con pochi fatti…”.

Tutti noi ricordiamo la figura dei navigator, la cui funzione sarebbe dovuta essere quella di supportare i centri per l’impiego nella creazione e realizzazione di un percorso rivolto ai beneficiari del reddito di cittadinanza, dalla prima convocazione fino all’accettazione di un’offerta di lavoro congrua. Annunciati come una sorta di novelli Caronte, avrebbero dovuto traghettare l’esercito d’indigenti verso l’agognata meta del Reddito di Cittadinanza.

Entrambi si sono persi nel procelloso mare dell’inefficienza e della burocrazia tipica italiana. Noi ci auguriamo che le linee guida a favore dell’inserimento lavorativo dei disabili realizzino i loro obiettivi. Ma la realtà, purtroppo, suggerisce tutt’altro!

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