I risparmi accumulati dall’Inps, dovuti ai numerosi decessi di anziani colpiti da Covid e quelli causati alla minore spesa previdenziale prevista bel decennio 2020/2029 potrebbero essere impiegati per aumentare per lo meno le pensioni minime. Non si può andare avanti con le pezze sul deretano, occorrono un paio di pantaloni nuovi.
Roma _ La pensione è l’agognato e meritato traguardo di ogni lavoratore dopo una vita di lavoro. La crisi del debito pubblico e quella economica hanno determinato gravi problemi per le casse dello Stato, col rischio di non riuscire ad ottemperare ai pagamenti. Ci ha pensato la pandemia a togliere le castagne dal fuoco!
L’Inps, infatti, si è trovata ad erogare un numero minore di assegni pensionistici per i decessi che hanno colpito soprattutto gli anziani. Le stime parlano di un risparmio di 1,1 miliardi di euro nel 2020 e di circa 11,9 miliardi di minore spesa nel decennio 2020/2029.
Il Nono Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano, a cura di “Itinerari Previdenziali“, ha messo in evidenza che “…Al 1 gennaio 2021, le pensioni erogate dall’Inps di durata quarantennale, di persone cioè andate in pensione nel 1980, sono diminuite del 16% a causa del Coronavirus, i cui effetti letali sono stati più severi con gli over 65…”.
“Itinerari Previdenziali” è una realtà indipendente che opera da 15 anni nella ricerca, formazione e informazione nell’ambito dei sistemi di protezione sociale, pubblici e privati.
Secondo i dati, il rapporto spesa pensionistica-Prodotto Interno Lordo dovrebbe raggiungere la percentuale del 12,32% nel 2024, che è un valore in linea con la media Eurostat. Inoltre il nostro sistema pensionistico resta ancora sostenibile anche proiettandosi al 2035, quando le ultime frange dei baby boomer nati dal dopoguerra al 1980 andranno in pensione.
Con questa locuzione inglese, letteralmente appartenente al boom dei bebé, si intendono coloro nati in Nord America o in Europa tra il 1946 ed il 1964, ovvero nel periodo di forte crescita demografica di quegli anni, fenomeno noto col termine di baby boom:
“…Tuttavia – conclude lo studio – è necessario l’intervento dello Stato per mantenere la sostenibilità pensionistica su questi aspetti: l’età di pensionamento che in Italia è, al momento, di 62 anni contro i 65 della media europea, nonostante la nostra aspettativa di vita, tra le più alte al mondo; l’invecchiamento dei lavoratori con misure per favorire la permanenza sul luogo di lavoro le fasce senior; la prevenzione, ovvero la capacità di progettare una vecchiaia in buona salute; le politiche attive di lavoro e l’intensificarsi della formazione professionale, anche quella in azienda…”.
La confederazione sindacale UIL, Unione Italiana del Lavoro, in relazione alla diffusione del Rapporto di Itinerari Previdenziale ha riconosciuto i “vantaggi” da pandemia per l’istituto previdenziale: “…Le notevoli conseguenze del Coronavirus sulla mortalità degli anziani ha generato un rilevantissimo risparmio per le casse dell’Inps, che ha avuto poca pubblicità rispetto al solito ritornello dei costi…”.
Questo aspetto rende più che mai attuale l’adeguamento delle pensioni in corso. Per raggiungere questo obiettivo bisogna recuperare il montante perduto in tanti anni di blocco delle rivalutazioni, potenziando ed estendendo la quattordicesima mensilità per le pensioni fino al 1.500 euro.
E’ urgente, quindi, un’azione immediata per supportare milioni di cittadini che, non dimentichiamolo, sono stati un pilastro per molte famiglie in questi anni di difficoltà.
Per ambire a questi risultati è necessaria una classe politica che abbia una visione chiara e definitiva per il futuro non solo dei pensionati ma, soprattutto delle nuove generazioni. Una classe politica, che metta ai primi posti il welfare state, l’istruzione, il lavoro e la lotta all’evasione fiscale. Senza questi quattro pilastri, campa cavallo.