Torna alla ribalta delle cronache l’imbianchino di Favara che “imbratta” la Scala dei Turchi

L’uomo, negli anni, ne ha combinate di cotte e di crude ma alla base dei suoi danneggiamenti non c’è nulla che abbia a che fare con il terrorismo islamico o con altri gruppi rivoluzionari. Piuttosto una marcata mania di protagonismo provocherebbe nell’uomo un irrefrenabile stimolo alla distruzione. A Milano aveva provocato l’esplosione di una bombola del gas e nel suo paese aveva deturpato statue sacre.

Realmonte – E’ tornato alla ribalta delle cronache l’imbianchino di Favara che aveva fatto esplodere una bombola di gas nel 2002 vicino alla fermata Duomo della metropolitana di Milano. Stavolta l’uomo, con un complice, avrebbe imbrattato con del colorante rosso una vasta area della famosa Scala dei Turchi di Realmonte, lo scorso 9 gennaio.

La Scala dei Turci a Realmonte, in provincia di Agrigento

Domenico Quaranta, 49 anni, pluripregiudicato convertito all’Islam, ha fatto di nuovo parlare di sé. Assieme al complice Francesco Geraci, 47 anni, venditore ambulante, l’imbianchino avrebbe cosparso di polvere all’ossido di ferro un’ampia porzione della parete rocciosa che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte, in provincia di Agrigento.

A seguito di un’indagine dei carabinieri della Compagnia di Agrigento, diretti dal capitano Marco La Rovere, coadiuvati dai colleghi della stazione di Realmonte, venivano identificavano i due presunti responsabili dello scempio grazie all’analisi dei video girati da una cinquantina di telecamere stradali e da quelle di sorveglianza del monumento naturalistico di prossima iscrizione Unesco.

Quaranta e Geraci sono accusati di deturpamento di bellezze naturali e in via cautelare non potranno mettere piede di nuovo in provincia di Agrigento per tre anni:

Esperti e volontari per ripulire l’importante monumento naturalistico a strapiombo sul mare

”…Si ipotizza un atteggiamento di generica e vaga contestazione nei confronti del sistema e delle forze dell’ordine — ha detto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggiocome è dato scorgere sulle pagine dei social dell’indagato…Quaranta è sottoposto al divieto di avvicinamento ad Agrigento disposto dalla Questura…”.

Nel luglio del 2002 Domenico Quaranta, allora 29enne, veniva arrestato con l’accusa di essere il presunto artefice di quattro attentati di matrice fanatico-religiosa. Il primo di questi era avvenuto il 5 novembre 2001 al tempio della Concordia di Agrigento; il secondo nella notte tra il 14 e 15 febbraio 2002 davanti al carcere agrigentino di contrada Petrusa; il terzo, il 27 febbraio 2002, nei pressi di una chiesa evangelica di Agrigento e l’ultimo, l’11 maggio 2002, alla metropolitana di Milano.

L’esplosione della bombola di gas all0sucita della stazione Duomo della metro di Milano

Accanto alla stazione Duomo della metro Quaranta aveva appeso un lenzuolo con la scritta: Allah è grande. L’artigiano amava evidentemente le esplosioni poiché in tre dei quattro attentati l’uomo aveva utilizzato bombole di gas per provocare deflagrazioni di piccole proporzioni che avevano procurato danni di minima entità alle cose ma, fortunatamente, nessun problema alle persone.

Soltanto davanti al carcere di contrada Petrusa, nel 2002, l’uomo aveva utilizzato una tanica di benzina che aveva posizionato dentro una Fiat Uno prima di dargli fuoco. L’allarme bomba giunse prima dell’esplosione e Domenico Quaranta finiva in galera nella stessa casa circondariale di Agrigento.

Una volta scontata la pena a 16 anni di detenzione l’imbianchino tornava nella sua Favara dove sarebbe rimasto sino a qualche giorno fa prima dell’ennesima bravata. In effetti però Quaranta, in questi anni, non sarebbe rimasto con le mani in mano.

Domenico Quaranta

Il 16 aprile 2019 il pittore edile avrebbe deturpato a più riprese la statua del Cristo e altre immagini sacre di Favara, mentre il 13 febbraio 2021 avrebbe distrutto diversi vasi sul lungomare di Agrigento firmando addirittura con la vernice le sue prodezze sulla scogliera di Punta Bianca.

Dei due atti vandalici si era occupata Striscia la Notizia con la sua inviata Rajae Bezzaz che assieme alla troupe di Canale 5 era stata accolta con insulti e minacce di morte da parte dell’ecoterrorista. Nei confronti dei due indagati il questore di Agrigento, Rosa Maria Iraci, ha proceduto con la notifica di altrettanti avvisi orali.

Nel primo, oltre a mettere in evidenza il grado di pericolosità sociale dei due uomini, sotto inchiesta a piede libero per danneggiamento di beni aventi valore paesaggistico, viene fatto divieto ad entrambi di recarsi in tutto il territorio di Realmonte per tre anni.

Nel secondo, invece, il medesimo questore obbliga i due favaresi a non detenere armi giocattolo, radio-ricetrasmittenti, sostanze chimiche, auto blindate, forbici, sacchetti di plastica e guanti:”…Pubblico ministero non hai niente contro di me – dice Quaranta in un video – io sono pulito e prove a mio carico non ce ne sono…”.

Quaranta, a parere di molti, non avrebbe nulla a che fare con il terrorismo islamico e men che meno con movimenti che mirano a sovvertire l’ordine costituito. Stessa situazione per il suo “complice”. Entrambi hanno forse qualche problema esistenziale che li ha portati ad accentrare l’attenzione di terzi su di loro e sulle bravate di cui sarebbero responsabili. Per Quaranta non sarebbe la prima volta. Speriamo sia l’ultima.

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