Aifa alla sbarra: è stato o no danno erariale?

Non si è saputo più nulla dell’affare dei farmaci monoclonali che l’Aifa avrebbe dovuto autorizzare per una sperimentazione gratuita attesa la loro efficacia nella lotta contro il Covid. Se danno c’è stato che paghino i responsabili perché con la salute dei cittadini non si scherza.

Roma – Ci sono notizie che destano scalpore appena vengono diffuse per poi perdersi nel dimenticatoio. Fra queste può essere annoverata quella dell’ottobre scorso, quando le redazioni dei giornali andarono in fibrillazione per un provvedimento della Corte dei Conti che aprì un fascicolo sull’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, per danno erariale.

La Corte dei Conti indaga sull’Aifa per aver rifiutato 10 mila dosi di anticorpi monoclonali gratis.

La prima è un organo di rilievo costituzionale, con funzioni giurisdizionali e di controllo delle risorse pubbliche per perseguire un utilizzo appropriato ed efficace dei fondi pubblici. La seconda è un ente di diritto pubblico, a cui compete l’attività regolatoria e l’autorizzazione dei farmaci. Opera in autonomia sotto la direzione e la vigilanza del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quindi un compito di notevole importanza per la salute dei cittadini.

Ricordiamo che nel nostro ordinamento per danno erariale s’intende quello sofferto dallo Stato o da un altro ente pubblico a causa dell’azione o omissione di un soggetto che agisce per conto della Pubblica Amministrazione. Ora la Corte ha inteso indagare l’Aifa per stabilire se l’agenzia si sia rifiutata o meno di sperimentare, gratuitamente ed in anticipo, la cura di anticorpi monoclonali contro il Covid.

Anticorpi monoclonali: una sola dose nei primi tre giorni di infezione, riduce di oltre l´80% il rischio di ricovero ospedaliero.

La sperimentazione si sarebbe dovuta effettuare su un pacchetto di 10 mila dosi di Bamlanivimab, un farmaco prodotto dalla Multinazionale Lilly. Secondo alcune ipotesi l’efficacia per la cura del Covid oscillerebbe tra il 72 ed il 90%. Il farmaco è prodotto anche in Italia, a Latina, da cui prende il volo per la Germania o Israele.

C’è da dire che l’utilizzo dei monoclonali è stato il risultato delle pressioni esercitate dal presidente dell’Aifa, Giorgio Palù. Secondo i calcoli effettuati dalla Corte nel periodo marzo-ottobre 2021 negli ospedali italiani sarebbero state impiegate 10 mila dosi di farmaco monoclonale. Guarda caso lo stesso numero che faceva parte del pacchetto offerto da Eli Lilly.

Giorgio Palù, presidente Aifa (Foto Roberto Monaldo)

Dunque, stando così le cose, l’ipotesi di danno erariale sembrerebbe corretta. Per la cronaca, la vicenda è durata un anno ed è iniziata il 29 0ttobre 2020, quando fu convocata una riunione con le autorità sanitarie. Sembrerebbe che l’incontro non sarebbe stato, in seguito, verbalizzato.

L’oggetto della discussione era se accettare o meno l’offerta della multinazionale, per cominciare, anche nel Bel Paese, una fase di sperimentazione gratuita. Lo scopo era l’impiego a vasto raggio della cura con farmaci monoclonali.

Emer Cooke direttrice EMA

In seguito l’Aifa ha sostenuto che per l’autorizzazione dei monoclonali ci sarebbe stato bisogno dell’autorizzazione dell’EMA, l’Agenzia Europea per i Medicinali, le cui competenze fra le altre sono l’autorizzazione e il monitoraggio dei medicinali nell’Unione Europea.

Nei mesi successivi si levarono le voci di chi sosteneva il contrario, in base ad una legge già utilizzata per altri farmaci non bollinati dall’EMA. A metà novembre del 2020 in una nuova riunione era stato deciso di presentare una manifestazione di interesse per quei farmaci, offerti gratuitamente un mese prima.

La sede dell’Aifa a Roma

Senza voler entrare nel dibattito sull’utilità o meno dei farmaci di anticorpi monoclonali, che lasciamo volentieri a chi è competente in materia, a noi interessa evidenziare alcuni aspetti. Innanzitutto pare che nella grande giostra mediatica, il fatto sembra non sussistere più. Passata la prima ondata è calato il silenzio più assoluto.

A noi, invece, come cittadini e cronisti, interessa sapere a che punto è giunto il procedimento della Corte dei Conti. Perché se danno erariale c’è stato, il fatto è molto grave, in quanto con la salute dei cittadini e con le loro tasche non si scherza. Se danno c’è stato chiediamo che i colpevoli paghino. Ma la storia, a tale proposito, ci ha insegnato che a pagare sono state, spesso, più le vittime che i carnefici.                              

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