Il cargo a vapore Taikosan Maru, battente bandiera nipponica, si era inabissato nelle acque antistanti la Timpa di Acireale il 14 dicembre del 1917 dopo una collisione con il piroscafo Ancona. I due natanti procedevano senza luci per motivi bellici e la carboniera giapponese ebbe la peggio. Tutti salvi i trenta uomini di equipaggio, comandante compreso. Grazie ad uno studioso di navi svelati i misteri del relitto che ha appassionato generazioni di subacquei e appassionati del mare.
Acireale – Dopo 104 anni esatti scoperta l’identità di una nave giapponese affondata nelle acque della costa acese in provincia di Catania. Un capitano di lungo corso e perito navale svela il mistero “ddu vapuri giappunisi” diventato un mito nell’immaginario collettivo degli appassionati del mare e della subacquea.
Per anni sono stati tratti in inganno anche valenti esperti del settore nautico che avevano attribuito al relitto il nome del Terni, piroscafo francese ceduto in uso alla Regia Marina e affondato da un sommergibile inglese nel giugno del ’43.
Il Terni, invece, colpito da diversi siluri, giace in fondo al mare a 8 miglia nautiche a sud della costa etnea, tra il Porto di Catania e la Foce del Simeto, a circa 600 metri di profondità. Insomma storie fantastiche raccontate da marinai e pescatori locali a turisti e visitatori di quello specchio di mare meraviglioso che va sotto il nome di Acqua Grande, una piccola insenatura all’interno della riserva della Timpa di Acireale, meta ambita dei sub provenienti da tutto il mondo.
Dopo lunghi studi e verifiche il capitano Andrea Di Mauro, 70 anni, ha posto fine al mistero del vapore giapponese raccogliendo tutte le notizie utili all’identificazione del natante nipponico adagiato a 30-40 metri di profondità nel mar Jonio:
”…Debbo agli amici di Futuro Mare, al presidente Carmelo La Rocca e al sub Mario Gangi, la spinta emotiva affinché mi occupassi del relitto – racconta Di Mauro – almeno agli inizi le ricerche non erano volte ad individuare l’identità della nave, quanto a dimostrare agli amici subacquei del sodalizio che quel relitto non apparteneva al piroscafo italiano Terni, affondato nel mese di giugno del 1943, cosa di cui ero già fermamente convinto avendo completato una ricerca riguardante tutte le navi italiane, mercantili e militari, affondate nelle acque della Sicilia durante tutto il periodo della seconda guerra mondiale…”.
Dunque se non era il Terni come si chiamava quella nave adagiata sotto la Timpa?:”…Ho ascoltato anziani, pescatori in pensione e consultato ogni documento utile all’individuazione del natante – aggiunge Di Mauro – e grazie ai numerosi video girati dagli esperti di Futuro Mare avevo tutto ciò che mi serviva per proseguire l’indagine. Sulla scorta degli elementi raccolti ho iniziato la ricerca delle navi giapponesi affondate da sommergibili durante la prima guerra mondiale…
…Fortunatamente per me e per gli equipaggi il numero era limitato a 28 unità, di cui solo 9 colate a picco nel Mediterraneo. Cercando negli archivi dei Lloyd’s di Londra ho individuato tutte le navi e dopo i riscontri sulle carte nautiche mi accorgevo che nessuna di queste era stata affondata nella zona di mare prossima alla costa ionica della Sicilia. A questo punto i casi erano due: o la nave non era giapponese, o non era affondata per cause di guerra. Sempre grazie agli archivi dei Lloyd’s scoprivo le navi affondate tra il 1890 ed il 1930 per sinistri marittimi diversi dagli episodi di guerra…
…Dopo aver considerato migliaia di navi inabissate in 40 anni mi sono imbattuto nella Taikosan Maru, di bandiera giapponese, affondata per collisione “nei paraggi di Ca Molino” come indicato nei registri, il 14 dicembre 1917. Una volta chieste ulteriori notizie all’Archivio Storico Navale giapponese di Tokio ricevevo conferma grazie ad una dichiarazione rilasciata dal comandante della Capitaneria di porto di Catania, datata 26 dicembre 1917, nella quale c’è scritto che il piroscafo giapponese Taikosan Maru, a seguito di una collisione con altra nave, avvenuta alle ore 01.30 del 14 dicembre 1917 è affondato alle ore 5.30 dello stesso giorno, nel tratto di mare tra Capo Mulini e Santa Maria La Scala e più precisamente nel tratto di costa del Comune di Acireale denominato Acqua Grande...Finalmente svelato il mistero…”.
Dopo il sinistro fra i due natanti la vicenda ha avuto diversi e alterni sviluppi giudiziari e diplomatici fra il governo italiano e la compagnia di navigazione giapponese, con il coinvolgimento dell’Ambasciata del Giappone a Roma, consoli e ambasciatori di altre nazioni, il Ministero degli Esteri del Giappone e la giustizia britannica nonché consulenti di arbitraggio inglesi. Un “incidente diplomatico” iniziato nel 1917 e concluso solo nel 1923.
Il cargo trasportava carbone da Messina a Siracusa e navigava a fari spenti per motivi bellici. La collisione con la nave Ancona non lasciò scampo alla piccola carboniera del Sol Levante che naufragava in poche ore trasformandosi in leggenda.