Le riforme sono ormai indifferibili ma il capo del Carroccio non ci sente da questo orecchio. Preferisce parlare di stop al coprifuoco, riaperture al cento per cento e di tutto ciò che porta consensi al partito più populista d’Italia. Non vedere oltre il proprio naso in questo momento espone la nazione al pericolo della recessione.
Roma – Mario Draghi è irritato dai continui attacchi della Lega ed in particolare dagli ultimatum di Matteo Salvini. Così come di tutte le strategie del leader leghista per liquidarsi il presidente del Consiglio. Come quella di “spedirlo” al Quirinale.
In buona sostanza Salvini sostiene che questo non sarebbe il “governo giusto” per fare le riforme, in testa Giustizia e Fisco, ma cosi facendo sembra più un boicottaggio delle maggiori iniziative politiche necessarie al Next Generation Ue che altro.
Peraltro senza interventi strutturali adeguati si mettono a repentaglio gli aiuti europei collegati al piano e Draghi, lo sappiamo, farà di tutto affinché ciò non accada. Soprattutto per rispettare gli impegni assunti con il Paese e con l’Europa.
Insomma l’agenda di governo è quella concordata ed è ben definita. Però l’atteggiamento di Salvini oltre ad essere incomprensibile per Draghi è dannoso per l’Italia. Il capo del Carroccio da un lato non fa altro che sbandierare ai quattro venti i diritti negati alle categorie produttive più danneggiate, dall’altro mette a rischio gli stessi aiuti economici, cosi facendo.
Nella speranza che capitan Salvini rinsavisca, occorre tradurre al più presto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in operazioni economiche concrete ed investimenti, così come i progetti di riforma in provvedimenti necessari per dotare il Paese di una pubblica amministrazione efficiente, indispensabile per un’economia avanzata.
Infatti il presidente del Consiglio, consapevole della portata delle sfide che ha di fronte, ha promesso al Quirinale ed ai suoi interlocutori europei e internazionali che darà il meglio di sé per completare il lavoro avviato. Con un obiettivo che genera timori alla destra, cioè trasformare l’Italia da laboratorio dei sovranismi a luogo di rilancio economico, anche in vista del dopo Merkel.
Invece per il leader della Lega le priorità riguarderebbero la salute ed il lavoro mentre le riforme, quelle vere in grado di trasformare la nazione e generare ricchezza economica e sociale, secondo Salvini non riuscirebbero ad ottenere i voti dell’eterogenea maggioranza che compone l’esecutivo.
Insomma un avvertimento in piena regola a fare ciò che si è sempre fatto e che ha provocato un’amplificazione dei danni causati dalla pandemia in tutti i settori. Salvini non ha alcuna intenzione di affrontare i grandi temi che potrebbero rivoluzionare positivamente il futuro del Bel Paese fossilizzandosi in argomenti a lui più congeniali, molto più semplici e di limitata efficacia: via le restrizioni e stop al coprifuoco. Che lungimiranza.
Un’impostazione politica questa che nella visione di Enrico Letta va, di contro, ribaltata. E diremmo, almeno una volta, giustamente: “…Lo dico con la massima chiarezza possibile – ha detto il segretario del Pd – questo governo è qui per fare le riforme. Se quella è l’intenzione con la quale Salvini sta al governo, per quanto ci riguarda credo che le strade debbano totalmente divergere perché noi abbiamo un approccio radicalmente diverso, in questo caso dunque esca dall’esecutivo...”.
L’invito di Letta a Salvini cade nel vuoto, com’era ovvio. Anzi il Carroccio ravviva lo scontro anche sulla data di scadenza della legislatura. E la miccia, a rapida combustione, l’accende proprio Matteo Salvini il quale rimane fermamente intenzionato a circoscrivere l’azione del Governo all’emergenza vaccini e la libertà di circolazione. Senza rendersi conto dei guai che sta combinando:
“…Non sarà questa maggioranza a riformare Giustizia e Fisco – dice il leader della Lega – la ministra Cartabia può avere le idee chiare ma se sei in Parlamento con Pd e M5s, per i quali chiunque passa lì accanto è un presunto colpevole, è dura...”.
Nel frattempo lo stesso Salvini ripete il solito refrain su Draghi per “spedirlo” al Quirinale e magari prendere il suo posto, come sarebbe nelle sue intenzioni. Ma è veramente cosi? E’ proprio questo ciò che vuole il buon Matteo? Non mancherà occasione per averne la riprova.