La notizia del periodico tedesco ha fatto il giro del mondo ma chi sa leggere fra le righe si rende subito conto di una cosa: notizie vecchie, risapute e parte delle quali risultate infondate. Infatti la Germania si blinda, ha affrontato il Covid all'italiana…
Roma – I tedeschi, è risaputo, non perdono occasione per ridicolizzare ciò che accade in Italia. Questo nonostante i sorrisini della Merkel che in quanto a cantonate politiche, non è seconda a nessuno. Basti vedere le manifestazioni di protesta dei cittadini tedeschi per rendersene conto. Specie in tempi di Covid.
E proprio in tempi di Covid l’autorevole (almeno un tempo lo era) rivista teutonica Der Spiegel lancia gravissime accuse contro l’Italia per altro illustrate in un dossier che mostra un impietoso resoconto di quella che è stata la “caotica gestione” della prima fase della pandemia.
Tra i vari disastri elencati nel reportage spiccano errori che si sarebbero rivelati fatali per troppe persone, nonché verità scomode che sarebbero state prontamente insabbiate dalle stesse autorità italiane.
Una domanda campeggia prepotente nell’articolo del settimanale tedesco, pesante ed inevitabile: “era possibile evitare questi morti?”.
È il quesito che ci siamo posti tutti, ammettiamolo, e che continuiamo tuttora a porci.
Pensiamo soltanto a Bergamo e alle 500 famiglie di altrettante vittime del Covid che hanno presentato una denuncia collettiva alla Procura.
“Le accuse sono pesanti”, sottolinea il giornale:
“L’Italia avrebbe reagito in ritardo e in modo sbagliato alla pandemia. Il Paese è stato travolto, perché i piani di crisi erano vecchi e pieni di lacune. Gli errori commessi sono stati insabbiati. Per questo sono morte delle persone? Genitori, nonni, coniugi?”.
Dunque cerchiamo di essere obiettivi e facciamo una breve ricapitolazione dei presunti errori commessi dal nostro Paese: il 30 gennaio 2020 l’OMS dichiara l’emergenza internazionale per il nuovo coronavirus.
Il Governo italiano, all’epoca sotto la guida di Giuseppe Conte, ha reagito ordinando di sospendere i voli diretti con la Cina. Decisione che non è piaciuta – ovviamente – ai signori di Pechino, sostenuti dall’ambigua posizione dell’OMS.
Le autorità comuniste sostenevano che limitare gli spostamenti avrebbe impedito di tracciare i passeggeri in arrivo, che sarebbero comunque arrivati in Italia facendo scalo in qualsiasi altro Paese europeo.
L’Italia si adegua poi con un liberi tutti.
Il 18 febbraio esplode la bomba: Mattia, trentottenne di Codogno, viene ricoverato in ospedale con i sintomi di una polmonite che si rivelerà poi essere Covid.
Il 20 febbraio arriva il comunicato ufficiale: il Covid-19 circola in Italia.
A questo punto, per farla breve, elenchiamo semplicemente il susseguirsi degli eventi, in un crescendo di iniziative più o meno ridicole da parte del Governo e dei suoi esponenti politici: c’è chi vuole chiudere tutto, chi si oppone, chi organizza siparietti demenziali in tv a base di involtini primavera millantando la sinofobia degli italiani brutti e cattivi.
Arrivano slogan come “Milano non si ferma”, eventi improbabili come “la notte delle bacchette” per sostenere le imprese cinesi sul territorio (quando si è trattato di sostenere quelle italiane nessuno si è fatto vivo).
Giusto per avere un quadro della situazione di quello che, purtroppo, è stato solo il principio di una gestione disastrosa. E stavolta togliamo il presunta.
Poi con l’aumento dei casi e l’aggravarsi della pandemia, sono stati disposti i lockdown. In questo frangente ci siamo ritrovati di fronte ad una nuovo livello di vergogna, che ha visto pazienti completamente abbandonati a sé stessi dai propri medici di famiglia, che nemmeno si degnavano di rispondere al telefono. Per non parlare dei contagi e dei decessi nelle Rsa, ancora sotto inchiesta.
Con il solo ausilio del numero verde si sentivano ripetere sempre le stesse cose: se ci sono sintomi, tachipirina e vigile attesa. Attesa di sviluppare polmonite interstiziale, finire intubati e uscire dall’ospedale in una cassa da morto senza il conforto dei familiari.
Fine del protocollo.
Fatta eccezione per quel gruppo straordinario di medici e infermieri che, infischiandosene delle regole hanno salvato numerose vite, questo è stato il ruolo del Sistema Sanitario Italiano. Svenduto al sistema privato in danno di quello pubblico.
Der Spiegel scrive ancora: “l’ex Premier Giuseppe Conte ed il suo ministro alla Sanità sono già stati ascoltati, mentre da mesi vengono alla luce nuove omissioni. Da tempo non è più questione di tragici casi singoli, ma di un fallimento generale. E di insabbiamento”.
Il settimanale tedesco riporta anche che gli avvocati di parecchi familiari delle vittime hanno consegnato numerosi dossier agli inquirenti, dove sono riportati dettagliatamente omissioni ed errori:
“Da una parte dei documenti emerge che gli esperti avevano avvertito già alla fine di febbraio 2020 che era in corso un’epidemia con un tasso di contagio superiore a 2,0 che corrisponde ad un malato in grado di contagiarne almeno altri due. Era un allarme-slavina, che evidentemente non è stato ascoltato”.
Il reportage riporta inoltre che “troppi pazienti dal decorso leggero hanno preso il posto di ammalati gravi, con la conseguenza che i medici si sono ritrovati a combattere una battaglia persa in partenza”.
Aggiungiamo anche la penuria di materiale indispensabile, quale mascherine e dispositivi di protezione e gli scarsi posti nelle terapie intensive (martoriate nel corso degli anni da tagli assurdi alla sanità e alla privatizzazione del sistema pubblico).
Ci sarebbe poi un documento di 102 pagine che secondo il periodico tedesco “non doveva essere una resa dei conti, ma avrebbe dovuto rappresentare un aiuto per gli altri Paesi”.
Tale documento “è stato ritirato solo un giorno dopo la sua pubblicazione… La magistratura”, continua poi il giornale, “deciderà se e contro chi sarà presentata denuncia: potrebbe diventare uno dei processi del secolo” a cui i parenti delle vittime “si costituirebbero parte civile”.
Fra questi numerosi “si erano riuniti già l’anno scorso in un gruppo Facebook chiamato ‘Noi denunceremo’ che in brevissimo tempo ha raggiunto i 70mila iscritti” – scrive ancora Spiegel – “Da allora a migliaia riferiscono in quel gruppo del loro destino, per liberarsi della loro rabbia e per esprimere il loro lutto”.
Il reportage della testata di Amburgo conclude rincarando la dose:
“E’ noto che il piano pandemico nazionale non era stato più attualizzato dal 2006, nonostante il Governo italiano si fosse impegnato in tal senso e che solo poche settimane prima della deflagrazione della pandemia del coronavirus aveva segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità di essere perfettamente pronta per una situazione grave”.
Dal canto suo l’OMS, nel maggio 2020, definiva “improvvisa, caotica e creativa” la gestione del disastro da parte dell’Italia, chiaramente non preparata a gestire un tale flusso di pazienti.
Der Spiegel conclude così mentre i tedeschi stanno peggio di noi. Angela Merkel chiude la Germania per Pasqua ed i supermercati per cinque giorni. Sembra una Caporetto ma questo la rivista di Amburgo lo scrive con toni morbidi e vellutati. Alla faccia della corretta informazione.
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