Con la riforma della giustizia dovrebbero trovare una giusta collocazione le norme che regolano il risarcimento per ingiusta detenzione e le sanzioni per chi si rende responsabile dell'errore. Come avviene per le altre categorie professionali.
Roma – Gli italiani si lamentano sempre della giustizia lenta e inefficiente del Paese. E non hanno torto, a dirla tutta.
Pensiamo agli assassini che beneficiano di sconti di pena, agli spacciatori rilasciati in 48 ore, a stalker e stupratori che non pagano, nella maniera più assoluta, i loro orrendi reati.
Poi c’è l’altra faccia della medaglia, il tutto in un quadro paradossale che ben rispecchia il caos che imperversa nella nostra Italia: l’ingiusta detenzione.
Persone innocenti sottoposte per errore a provvedimenti quali la custodia cautelare domiciliare o, ancora peggio, in carcere. Alcuni per pochi mesi, altri per anni.
La legge italiana riconosce tali errori giudiziari e prevede indennizzi ma il problema è assai più diffuso di quanto non si creda. E a pagare è sempre il contribuente.
Quanto costa allo Stato l’errore di un magistrato?
Dal 1992 – anno dal quale è partita la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione da parte del Ministero delle Finanze – al 2019, sono stati 28.702 i casi registrati. Il che significa una media di 1.025 innocenti che ogni anno finiscono ristretti, per una spesa che va oltre i 757 milioni di euro di indennizzi (27 milioni di euro ogni anno).
Non esattamente bruscolini, insomma.
Il sito Errorigiudiziari.com, ogni anno riepiloga dati e numeri. Osservando la classifica e prendendo solo i dati delle annualità 2018-2019, si possono riscontrare ben 1.895 provvedimenti, con un risarcimento totale di 80 milioni di euro (una media di 42.090 euro per ciascun errore giudiziario risarcito).
Sul podio troviamo la Procura di Catanzaro con 265 i provvedimenti di risarcimento, per un ammontare di 17.836.865 euro (67.309 euro ad errore).
Il secondo posto spetta alla Procura di Reggio Calabria: 184 provvedimenti per 12.122.437 euro di indennizzi (65.883 euro a risarcimento).
Il bronzo va alla Procura di Roma, con 201 provvedimenti che sono costati 41.738 euro per ogni caso.
Al di là degli oneri, e considerando che i risarcimenti variano da Regione a Regione, resta poi la tragedia umana, come affermato dal garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello:
“…Qualsiasi cifra non basterà a compensare tutti i danni che una detenzione può apportare; basti pensare alla diffusione di notizie a mezzo stampa e social. Non ci sarà nessun risarcimento per quello, una volta che sei stato messo alla gogna ci rimani…”.
Gli innocenti ingiustamente incarcerati avranno anche il loro indennizzo, ben altra cosa sarà la completa riabilitazione del loro nome. Sebbene le accuse cadano, sovente è molto difficile cancellare l’onta ingiustamente appiccicata all’individuo. Il che si ripercuote inesorabilmente sulla sua vita e su quella dei suoi cari.
Arriva però in queste ore una buona notizia dalla Corte Europea. Ad annunciarlo è Giulio Petrilli, portavoce del Comitato per il Risarcimento per Ingiusta Detenzione:
“…Alla fine tutte le battaglie, anche le più difficili, se giuste, si possono affermare – dice Petrilli – Dopo tante iniziative a Strasburgo, con iniziative insieme ai parlamentari europei e di fronte la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dove sollecitai l’attenzione contro una norma anticostituzionale che vieta il risarcimento per ingiusta detenzione per comportamenti che non hanno nulla a che vedere con il giudizio penale, accade che per la prima volta nella sua storia la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo dà ragione ad una persona: Fernandos Pedroso, condannando il Portogallo a risarcirlo – procedimento n. 59133…”.
“…Fernandos non aveva ricevuto alcun risarcimento per l’ingiusta detenzione alla quale era stato sottoposto “con le stesse motivazioni che in Italia hanno usato per non concedermela”, continua Petrilli.
“…Ho scontato sei anni di carcere speciale con l’accusa di appartenere alla Banda Armata Prima Linea prima di essere assolto con sentenza definitiva. Sono stato a Strasburgo più di un anno fa per protestare contro questa ingiustizia, sia davanti al Parlamento Europeo che alla Corte Europea, ho fatto petizioni e tante iniziative ed ora, per la prima volta, un risultato importante…”.
Petrilli intende inviare la sentenza al Ministro della Giustizia Marta Cartabia e al Premier Mario Draghi, “…Sperando che ne prendano atto e decidano di cambiare la norma che permette ai magistrati di stabilire un giudizio sul comportamento per chi è stato assolto, per non risarcire sulla ingiusta detenzione…”.
La Corte Europea, con questa sentenza, stabilisce chiaramente che gli individui ingiustamente detenuti debbano essere adeguatamente risarciti, in caso contrario si viola l’articolo 5 della Convenzione Europea sui diritti umani.
“…Non sono consentiti, per non risarcire, giudizi morali, frequentazioni sbagliate o se ti sei avvalso della facoltà di non rispondere – conclude Petrilli – oltretutto consentita dalla legge. Anche le frequentazioni, puoi frequentare chi vuoi, l’importante è non commettere reati…”.
Una vittoria importante per molti, per troppi. Secondo la legge i giudici che nell’esercizio della loro professione commettono un errore grave, devono rispondere della loro condotta e pagare il risarcimento dei danni, patrimoniali e non, subiti dalla parte processuale.
E’ possibile chiedere il risarcimento per responsabilità civile del magistrato soltanto se il danno deriva dal dolo, dalla colpa grave oppure dal diniego di giustizia del giudice. Anche questa norma andrebbe riformata snellendo le procedure e addebitando a chi sbaglia ogni onere oltre alle sanzioni disciplinari. Com’è per le altre categorie professionali.
Non guasterebbe anche un po’ più di coscienza, per evitare troppi innocenti in carcere e altrettanti colpevoli a piede libero.
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