Fra miscela, zucchero e servizio la tazzina della bevanda più amata dagli italiani rischia di diventare carissima. E dire che nel Bel Paese ce la passiamo meglio che altrove. Insomma i rincari proseguono senza soste e già si parla con rassegnazione di razionamento dell’energia. Nonostante i ribassi dei prezzi di gas e petrolio.
Roma – Dalle piccole cose si può ricavare un trend positivo o negativo. Così balzano agli occhi, anzi nelle tasche, alcuni aumenti di prodotti di largo consumo che non sono più insignificanti. Caldo, freddo, lungo, macchiato, sono i tanti modi per soddisfare un semplice piacere quotidiano: il caffè. Il protagonista incontrastato delle giornate di milioni di persone è diventato ancora più amaro. Il motivo? L’aumento del costo sullo scaffale degli iper e della tazzina al bar.
I recenti aumenti dei prezzi potrebbero rendere questo appuntamento quasi un lusso, rileva Eurostat nel diffondere gli ultimi dati aggiornati, e questo fatto sta contribuendo a cambiare le abitudini degli italiani. Ad agosto il prezzo medio nell’Ue era superiore del 16,9 per cento rispetto all’anno precedente. Una situazione che è già frutto di un incremento del prezzo che si registra da ottobre 2021, senza inversione di tendenze e che non risparmia davvero nessuno. Il risultato è che anche questo prodotto è diventato un bene di lusso, soprattutto per gli irriducibili della bevanda. Che si preferisca in tazza o in vetro, il conto è aumentato di un terzo, se non addirittura quasi della metà. L’Italia, in questa crisi da moka, si salva.
Il rincaro è fermo al 6,6 per cento. Pericolo scampato? Solo in parte, in realtà. Perché l’aumento minimo e contenuto della materia prima è messo in discussione dai prodotti accessori. Lo zucchero, in un anno, risulta più caro del 15 per cento, mentre il latte fresco che serve per macchiare il caffè, in Italia, costa il 10 per cento in più. Certo, nulla a che vedere con i rincari di bustine e zollette in altre parti dell’Unione europea. Il tasso di inflazione ha registrato un aumento del 109,2 per cento in Polonia, dell’81,2 per cento in Estonia, del 58,3 per cento in Lettonia e del 44,9 per cento in Bulgaria. Insomma se per qualcuno prendere il caffè è diventato un lusso, per gli italiani va ancora di lusso!
Allora meglio il caffè in Italia o in Belgio? La risposta a questa domanda oggi trova solo una motivazione in più: la convenienza. Insomma caffè amaro per tutti. L’inflazione non risparmia, pertanto, nemmeno un prodotto di uso comune come questo con rincari che non si fermano. L’Italia regge, ma nello Stivale lo zucchero incide nel modificare gusti e consuetudini. La situazione si complica ogni giorno che passa. L’economia è sempre più in affanno e l’eurozona deve fare i conti con una congiuntura sempre più sfavorevole e deteriorata. Più inflazione, meno crescita, moneta unica debole. Il quadro delineato dagli analisti è all’insegna di difficoltà crescenti.
A questa spirale inflattiva si guarda sempre con maggiore preoccupazione ed in generale i fattori di freno per l’economia risultano sostanzialmente gli stessi. Oltre alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze, si teme per un possibile arresto dell’approvvigionamento energetico e la necessità di imporre un razionamento sull’uso dell’energia durante l’inverno. Sempre che il caro, vecchio Covid non torni a mordere.