Altro che centro, Calenda punta tutto sul Pd

Con la nuova spartizione dei seggi occorrono alleanze sennò i voti non arrivano. E con questo chiaro di luna le sorprese potrebbero essere brutte assai. Dunque tutti a cercare amici, parenti e conoscenti come usa e getta. Dopo le elezioni “nemici” come prima.

Roma – L’attuale momento elettorale, con tutte le strategie che i partiti stanno mettendo in campo, tenta di fornire un aiuto all’elettore in merito al suo orientamento politico. La confusione la fa da padrona in un clima da sagra paesana dove tutti sono contro tutti ma anche amici di tutti. Uno per tutti Azione di Carlo Calenda che, dopo tanti tira e molla, ha deciso che correrà insieme a +Europa nella coalizione di centrosinistra del Pd, smorzando ogni entusiasmo. In tal modo ha anche confermato di non volere contribuire a costruire un’area di centro, composta da moderati, lontani dalla destra e dalla sinistra. Come volevasi dimostrare.

Carlo Calenda

“…Una rottura in questa fase della storia paga quasi sempre dal punto di vista dei numeri – ha detto Calenda – ma uno fa politica non solo per i numeri ma per migliorare il paese e questa scelta per me è totalmente condivisibile…”

Il dato politico che emerge è che Calenda preferisce la concretezza dell’alleanza con il Pd alla costruzione di un polo di centro, a forte connotazione liberale, che potesse diventare autonomo alle politiche. Una scelta, l’accordo con il Pd, che potrebbe far perdere l’appeal di “Azione”. Chissà. In questa maniera è finito il percorso immaginato da Renzi e da altri esponenti centristi, probabilmente anche per effetto della rottura tra democratici e M5s, che di fatto aveva già spostato verso il centro l’asse di qualunque coalizione a guida Pd. È evidente che il “Rosatellum” costringe alle alleanze, anche a costo di farle diventare ammucchiate che si disgregheranno subito dopo il 25 settembre.

Infatti un terzo dei seggi verrà assegnato nei collegi uninominali. In altre parole chi arriva primo si prende il posto in Parlamento. Ma il dato più importante riguarda soprattutto l’intricato meccanismo delle soglie di sbarramento poiché anche un 2% di consensi può diventare una merce preziosa da offrire ai grandi partiti in cambio di un posto sicuro in Aula. Peraltro, nelle coalizioni, la situazione si complica.

Infatti il risultato elettorale in caso di mancato raggiungimento del quorum del 3% non fa guadagnare seggi, ma detti voti vengono spartiti proporzionalmente tra gli altri partiti che compongono la coalizione e che hanno superato il quorum. Solamente i voti alle liste che rimangono sotto l’1% vanno invece completamente perduti.

Sempre in caso di coalizioni bisogna tenere presente che la soglia di sbarramento è fissata al 10 per cento. Se però la coalizione non supera questa percentuale, i partiti che ne fanno parte e hanno superato il 3% entrano comunque in Parlamento. Non c’è nessun rischio, quindi, nel comporre alleanze. Svelato, pertanto, il movimentismo di Letta e l’interesse ad avere con sé più partiti possibili.

Insomma, una analisi di percentuali che, praticamente, porta i partiti a continui ragionamenti per individuare la strada che sia più utile al proprio tornaconto, ovvero ottenere più seggi possibili nel prossimo parlamento, già ristretto dal taglio di deputati e senatori. Ecco perché i grandi partiti cercano disperatamente le alleanze con i piccoli per raggranellare qualche punto percentuale in più.

Così anche le tre forze di centrodestra che pure sono in vantaggio nei sondaggi, non rinunciano all’aiutino dei vari “Noi con l’Italia, Udc e Coraggio Italia”. Il “campo largo” che gravita attorno al Pd, invece, va da Sinistra italiana e Verdi a Calenda, +Europa, “Impegno civico” di Di Maio e Tabacci.

Proprio i dem, rifiutando l’alleanza con il M5s, sanno anche che tutte le “X” prese dai partitini loro alleati, se dovessero arrivare ciascuno tra l’1 e il 3%, diventerebbero automaticamente voti per il Pd, senza doverli spartire con altri alleati. Troppe le meteore presenti e le miscele dal sapore torbido che, tentando di farsi passare come un’alternativa ghiotta ed ampia, potrebbero rivelarsi presto indigeste. Meglio saperlo prima.

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