Sciolto il nodo dei ballottaggi resta la grande incognita del futuro prossimo della politica: l’era delle scissioni, inaugurata da Giarrusso e Di Maio, è solo all’inizio. In Sicilia nasce Sud-chiama-Nord- Ma Nord non risponde, è occupato!
Roma – I ballottaggi delle elezioni comunali segnano la vittoria del centrosinistra, che strappa al centrodestra 7 capoluoghi sui 13 in cui si è votato: Verona, Parma, Piacenza, Cuneo, Catanzaro, Alessandria e Monza. Al centrodestra vanno 4 capoluoghi: Barletta, Gorizia, Frosinone e Lucca. Nei Comuni di Como e Viterbo sono stati eletti due sindaci espressi da liste civiche. Il partito dell’astensionismo si attesta, invece, al 42,16%, in netto calo rispetto al 54,11% del primo turno.
Nel frattempo le strategie di Di Maio fanno ancora discutere. Alla Camera gli ex 5 stelle entrano nel gruppo “Centro democratico” di Tabacci. Un passaggio nodale per comprendere la direzione verso cui vorrebbero dirigersi i dimaiani. Ma il punto è un altro e cioè ritenere che il colpo assestato al M5s sia stato da maestro.
Le opinioni sono discordanti, non tanto per la scelta in sé quanto per la tempistica. Molti ritengono si dovesse agire prima del voto per la risoluzione sull’Ucraina. A quel punto si sarebbe potuto sostenere che tale gesto avrebbe tutelato il governo da eventuali assalti pentastellati. È avvenuto l’opposto.
Nonostante tutto la glorificazione è in atto. E se si fosse trattato invece di una emorragia interna al partito? Bisognerebbe chiedere ai politici che osannano la scelta del Ministro degli Esteri cosa avrebbero pensato in tal caso.
L’avrebbero forse marchiata come un’operazione di palazzo senza lode, per tentare di ritornare in parlamento. Comunque la maschera è scivolata. Chi, sbagliando, lo apostrofava con disprezzo, ora invece considera “Luigino” uno che sa fare politica. E ci vuole coraggio.
Anche la svolta di Manlio Di Stefano resta un caso impressionante, perché ad oggi la giravolta non è stata spiegata dal diretto interessato. Basta tornare a pochi anni fa, a gennaio 2017, per leggere le parole dell’allora capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Esteri, un attacco a testa bassa contro la Nato. Ora con l’ennesimo cambio di rotta il sottosegretario abbraccia l’euro-atlantismo. La coerenza in politica non è necessariamente un valore. Anzi in molti casi è vero l’opposto.
In ogni caso, si è ancora lontani dalla precedente legislatura che, secondo i dati Openpolis, si chiuse con ben 569 cambi di casacca. Fino ad ora vi sono stati invece 394 parlamentari, compreso il gruppo “dimaiano”, che hanno deciso di cambiare aria. Ma non è mai troppo tardi. Il record di voltagabbana è ancora raggiungibile e sono ipotizzabili nuovi posizionamenti.
I gruppi parlamentari più investiti dal prêt-à-porter sono stati il M5S, che segna -36 al netto dei dimaiani che porterebbero la cifra a -98, a seguire Forza Italia con -36 e Pd con -29. Escono rafforzati, grazie alle porte girevoli parlamentari, Fratelli d’Italia e Lega che dai cambi di gruppo hanno ricavato una maggiore dote.
Diversamente dal gruppo Misto, i partiti sono isole sicure dove domiciliarsi, con buone possibilità di ripresentarsi alle elezioni e dunque reindossare la maglia da parlamentare, legge elettorale permettendo. Non è un caso che il Misto abbia il record degli abbandoni, grazie ai quali Fratelli d’Italia arriva a +9 e Lega arriva a +7. Italia Viva si attesta a +45 e Coraggio Italia a +20, nonostante la divisione con il gruppo di Toti, confluito in Noi con l’Italia. Insomma, il trasformismo è oramai un fenomeno ben conosciuto, ma ultimamente si stanno raggiungendo numeri inauditi in quanto a “malleabilità”.
In Sicilia debutta il nuovo partito “Sud chiama Nord” che vede nei panni di leader Cateno De Luca e Dino Giarrusso. L’esordio ad opera di “Scateno” è stato una sorta di j’accuse contro il governatore uscente Musumeci. La politica dell’ex sindaco di Messina sarà a “tutto campo” ed i consensi, dice De Luca, gli daranno ragione.