Altro che piaga, il virus venuto dall’Asia si è trasformato da emergenza sanitaria a catastrofe economica globale. Le ricadute economiche sono e saranno a dir poco devastanti per la già claudicante economia nazionale.
La diffusione del COVID-19 in Italia, a cominciare dalle regioni del Nord, deve preoccuparci non solo dal punto di vista della salute pubblica ma anche, e non da meno, sul piano economico.
I primi a soffrire sono stati i trasporti e il turismo, cioè i settori che risentono dei mancati viaggi, spostamenti e pernottamenti. A seguire, si stanno verificando criticità nei più svariati settori: ristorazione, filiera agroalimentare, commerciale, industriale, medie e piccole imprese, sanità privata, settore portuale marittimo, big-tech. Ci sono settori maggiormente interessati, ma un po’ tutti risentono del contraccolpo economico dell’emergenza, in maniera diretta o indiretta, e le aziende hanno cominciato a effettuare i primi licenziamenti a causa del calo del fatturato. Il fatto che le regioni più colpite, almeno sinora, rappresentino la parte più produttiva del Paese, è di per sé un grave colpo per la già debole economia italiana. Oggi che in tutta Italia sono garantiti i soli servizi essenziali, e il premier Conte ha annunciato nuove e, speriamo, incisive misure in sostegno all’economia, ci si chiede se basteranno gli “aiuti di Stato”. Perché, mentre le aziende chiudono, gli affitti, le tasse, le bollette e i conti da pagare rimangono.
Secondo le stime iniziali del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, l’emergenza coronavirus potrebbe costare all’economia circa 0,2 punti percentuali di PIL, ma forse questa cifra dovrà essere rivista. Tutto è fermo, ma il peggio deve ancora arrivare. Non solo in Italia, ma in tutta Europa e nel resto del mondo. Di previsioni sull’andamento del 2020 se ne erano fatte tante, ma la pandemia non era stata proprio ventilata, e oggi possiamo solo azzardare ipotesi sulle ripercussioni economiche del virus, ma non ne conosceremo appieno le conseguenze negative sull’economia globale se non tra qualche tempo.
Il COVID-19 ha già messo in ginocchio l’economia mondiale e già è stata catalogata come una sciagura peggiore dell’11 settembre. In un mondo globalizzato, la paralisi del Paese del Dragone avrà ricadute pesanti per tutti, in particolare per i Paesi esportatori, ancor più se a crescita zero come l’Italia. Il PIL cinese è pari a 1/3 di quello globale, il coronavirus avrà dunque un impatto oltremodo negativo sull’economia italiana, che molto probabilmente entrerà in recessione, ma anche il resto dei Paesi non se la passerà bene.
Politici ed economisti sono concordi nel dire che va data liquidità ad aziende e imprese, abbassando i tassi per sostenerle come già fatto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, fresca di Brexit. Ma la BCE, secondo quanto dichiarato dalla presidente, Christine Lagarde, intende operare margini di intervento più ridotti e non pare sia disposta a difendere a ogni costo la stabilità dei conti dei Paesi dell’eurozona.
Il famoso avvocato e banchiere, presidente della Federal Reserve, Jerome H. Powell prima e Paolo Gentiloni subito dopo, hanno affermato che l’emergenza della pandemia sull’economica cinese si sarebbe estesa a quella globale. Perché, molto più che in passato, le economie sono profondamente interconnesse; per questo oggi l’epidemia sta creando conseguenze rovinose, di gran lunga maggiori che la SARS nel 2003.
Prima ancora che sull’economia, gli effetti del virus si sono visti sulla finanza. Subito dopo l’annuncio dei primi decessi causati dal COVID-19, i mercati azionari mondiali hanno subito pesanti perdite, soprattutto quando Apple ha annunciato che non avrebbe rispettato le previsioni di vendita del primo trimestre dell’anno, in conseguenza della ridotta produttività delle fabbriche cinesi che assemblano gli iPhone.
La crisi della borsa asiatica ha effetti a catena su tutte le altre borse del pianeta, i mercati globali registrano perdite che portano gli investitori, presi dal panico, a vendite dei titoli più a rischio, soprattutto quelli legati al settore del turismo. Le conseguenze già visibili sul mercato economico sono tante: il blocco dei voli, la chiusura di fabbriche e catene di ristorazione, la riduzione dei consumi, la contrazione dei PIL mondiali. Inoltre, interi settori, come quello automobilistico, sono stati messi in ginocchio dalla dipendenza dalle catene di approvvigionamento cinesi, nel momento in cui queste si sono fermate.
Insomma, dalla Cina non si è diffuso solo il virus ma anche la crisi.
Pop ha intervistato per voi il prof. Michele Limosani, dell’università di Messina, economista:
Prof. Limosani, a suo parere sono sufficienti le misure che la BCE ha annunciato per il salvataggio dell’eurozona dagli effetti economici causati dalla diffusione del coronavirus?
“Le recenti dichiarazioni del Presidente della BCE Christine Lagarde risultano incomprensibili. La Banca Centrale Europea è chiamata a utilizzare tutti gli strumenti che sono a sua disposizione per garantire la stabilità dei mercati finanziari, spegnere i focolai o le tensioni speculative che affiorano in superficie. Tempestivo e puntuale l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, così come è apprezzabile la dichiarazione resa dal presidente della Commissione Europea Von Der Leyen nel video rivolto a tutti gli italiani. Certo, la politica monetaria da sola non potrà sostenere la ripresa dell’economia a livello europeo e in particolare nei singoli Paesi. Serve un coordinamento dei Paesi europei per una politica fiscale espansiva a sostegno dell’economia”.
Quali misure possono invece essere adottate dal nostro Governo per tentare di contrastare gli effetti economici del COVID-19?
“Il primo obiettivo del governo deve essere quello di rafforzare le misure sanitarie e di pubblica sicurezza, per garantire assistenza alle persone colpite dalla malattia e per contenere il contagio. Dobbiamo, in secondo luogo, potenziare gli ammortizzatori sociali ed estendere l’utilizzo della cassa integrazione in deroga e del Fondo d’integrazione salariale alle piccole imprese. È necessario, inoltre, sostenere, anche attraverso finanziamenti diretti, tutti coloro che hanno subito un danno, diretto o indiretto, dalle misure di restrizione per contenere il contagio. È altresì urgente erogare nuova liquidità per le imprese, a partire da una moratoria dei crediti da parte del sistema bancario e il rinvio dei pagamenti dei tributi”.
È possibile prevedere quanto durerà questa crisi e se l’Italia riuscirà, con la sua crescita zero, a non essere travolta?
“Difficile prevedere la durata della crisi e l’impatto sull’economia mondiale. Le borse hanno cominciato a reagire agli effetti del coronavirus e i rendimenti dei titoli azionari hanno conosciuto, in questi giorni, un brusco calo. Gli effetti si propagheranno presto dai mercati finanziari a quelli reali, in cui ci si attende una riduzione della produzione e dell’occupazione. Gli effetti finanziari e quelli economici si propagheranno nel mondo nella misura in cui la pandemia si diffonderà in altri Paesi. Fondamentale quindi, anche per il sistema economico, è fermare il contagio”.
Dal momento che la Cina rappresenta un terzo della crescita globale, quale sarà l’impatto dell’epidemia sul PIL mondiale?
“La Cina si troverà ad affrontare una duplice sfida: come continuare a garantire i livelli di crescita registrati in precedenza, dopo lo stop all’economia imposto dal coronavirus? E come uscire politicamente rafforzata dalla crisi in cui la pandemia l’ha cacciata? I dati a nostra disposizione indicano che la Cina si sta impegnando per rilanciare la macchina economica, in merito sia all’esportazione sia al consumo interno. Sull’aspetto politico siamo in attesa di capire la strategia che sarà messa in campo. L’Europa latita e in questo momento non sta svolgendo alcun ruolo né a livello economico né a livello politico. Europa, se ci sei, batti un colpo!”.