La Purple drank può provocare alterazione della coscienza, agitazione aggressiva, allucinazioni visive e deliri acuti. In Italia il consumo è in aumento e le istituzioni sanitarie stanno studiando il grave fenomeno nel tentativo di arginarlo.
Chi è stato giovane negli anni ’70 del secolo scorso non ha potuto non entusiasmarsi per i Deep Purple, famoso gruppo musicale inglese, considerati tra i pionieri del genere hard rock e tra i precursori dell’heavy metal.
Il loro substrato musicale ha spaziato dal blues al rock end roll, dal funky al jazz e al folk, dalla musica orientale a quella classica, fino al r&b unito ad un certo virtuosismo tecnico. Oggi hanno raggiunto, invece, gli onori della cronaca i Purple Drank che non sono i loro eredi, coi quali hanno in comune solo il colore purple (viola).
L’assonanza lessicale finisce qui. Non siamo, ahimè, nel campo della musica rock, ma dell’uso di sostanze oppiacee. E’ un cocktail di sciroppo per la tosse a base di codeina e bibite zuccherate come la sprite. Il nome purple drank deriva dall’aspetto violaceo e dalla parvenza gelatinosa che assume dopo il miscuglio.
E’ conosciuta anche col nome di Sizzup, Lean, Syrup Drank o Tsikuni. Fa parte della famiglia degli oppiacei ed è facilmente reperibile, economico e legale: basta recarsi in farmacia! Questo intruglio è uno dei leit-motiv della musica trap, un sottogenere dell’hip-hop, che si è sviluppato negli Usa tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000.
Si è diffuso, infine, in contesti di dipendenza da droghe ed alcool, esaltandone le tematiche. Questo tipo di sostanza era conosciuta sin dagli anni ’60 del secolo scorso negli ambienti della musica blues, in cui lo sciroppo veniva miscelato con birra o vino.
Lo psichiatra Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento Interaziendale Prestazioni Erogate nell’area delle Dipendenze (DIPEAD) che fa parte dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Santi Paolo e Carlo (ASST) della Regione Lombardia, sostiene argomenti interessanti:
“…Oggi il suo consumo si inserisce in un contesto più articolato – dice il medico – in cui la richiesta di sostanze psicotrope è più endemico e trasversale. Esiste una forte domanda di oppiacei da parte di persone che non riescono a fare cose semplici e banali, senza alterare il proprio stato di coscienza. Abbiamo creato una società in cui, ahimè, c’è bisognodi additivi per vivere…”.
In Italia la sua diffusione è stata rapida con tutti gli effetti letali. Nel luglio scorso sono morti due ragazzi a Terni. L’Ausl di Bologna attraverso l’Osservatorio epidemiologico e delle dipendenze ha deciso di tastare il polso della situazione per cercare di capirci qualcosa.
E’ iniziato, infatti, il primo studio di questo tipo in Italia in collaborazione con i Ser. D di Forlì e Rimini. Quest’ultimi sono servizi pubblici per le dipendenze patologiche del Sistema Sanitario Nazionale, istituiti dalla legge 162/90. Ai Ser. D. sono demandate le attività di prevenzione primaria, cura delle patologie correlate, riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo. Secondo gli esperti dell’Ausl la sostanza ha effetti micidiali:
“…La Purple drank può provocare alterazione della coscienza, agitazione aggressiva, allucinazioni visive e deliri acuti. Viene utilizzata sia per avere degli effetti calmanti sia euforici. I sintomi possono essere sia psicopatologici che fisici, il cui modo di manifestarsi è simile agli altri oppioidi…Il suo consumo è in aumento negli Usa, ma anche in Europa. In Francia c’è una grande diffusione, che risulta correlata alla crescita del numero di prescrizioni di farmaci contenenti oppioidi che è molto alta. Così come in Gran Bretagna…”.
L’Ausl di Bologna ha elaborato un questionario anonimo, reperibile on line sul portale della azienda sanitaria. L’intento è di avere un identikit del consumatore-tipo, attraverso vari status: età, titolo di studio, cittadinanza, in modo da descrivere la fenomenologia del consumo di questo sciroppo rinforzato.
Inoltre, di comprenderne le varie sfaccettature: eventuale acquisto e luogo di consumo a casa, a scuola, in ambienti musicali, al parco, con amici o da soli; sostanze utilizzate nella preparazione del prodotto; contemporaneo consumo di altre sostanze (droga o alcool); motivi di utilizzo; effetti desiderati e sperimentati.
L’obiettivo della ricerca è di “riuscire a mettere in campo eventuali strategie per la riduzione del danno”. In pratica è uno studio “osservazionale” su un target ben definito composto da persone maggiorenni che abbiamo fatto uso almeno di una volta del “purple drunk”.
Il questionario è su base volontaria e il temine per la compilazione scade il 31 dicembre 2021. Sarà diffuso anche attraverso i social media. In un periodo in cui la pandemia e la crisi sanitaria ed economica da essa scaturita sono gli argomenti principali per l’opinione pubblica.
Il rischio è quello di non prestare attenzione ad un fenomeno deleterio come il , che si sta diffondendo a macchia d’olio soprattutto tra i giovani. Mala tempora currunt.
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