Le ricerche proseguono con l’ausilio di un elettromagnetometro che scandaglia le profondità del terreno rilevando eventuali buche. Serre, ruderi, pozzi e corsi d’acqua sono passati al setaccio dai carabinieri che utilizzano anche cani molecolari. A breve l’interrogatorio di garanzia di Ikram Ijaz, l’altro cugino della vittima estradato dalla Francia.
Novellara (Reggio Emilia) – Continuano senza soste le ricerche del corpo di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni, con ogni probabilità morta ammazzata per mano dello zio Danish Hasnain di 33 anni.
Le rivelazioni del fratello sedicenne della vittima inchiodano i genitori Shabbar Abbas, 46 anni, bracciante agricolo, e Nazia Shaheen, di 47, casalinga, come mandanti del delitto perché la figlia aveva rifiutato di sposare un cugino residente in Pakistan.
Il diniego di Saman (per altro già fidanzata con un giovane a cui avrebbe confessato le sue paure) le era costato grossi problemi tanto da richiedere l’intervento dei servizi sociali che avevano provveduto a trasferire la ragazza pakistana in una casa-famiglia.
Nel gennaio scorso Saman aveva denunciato i suoi genitori per costrizione e induzione al matrimonio ma l’11 aprile scorso la ragazza rientrava in casa forse convinta di ritrovare la serenità che invece, di lì a poco meno di un mese, si sarebbe trasformata in tragedia.
Il 5 maggio, dietro sollecitazione dei servizi sociali, i carabinieri della locale stazione si recavano presso il domicilio della giovane per effettuare un controllo ma i militari trovavano in casa soltanto il fratello minorenne di Saman che li informava dei gravi fatti di cui sarebbe stato testimone.
Il giovane, subito trasferito in una struttura protetta, riferiva ai militari che i suoi genitori, i due cugini e lo zio, sarebbero partiti nei primi giorni di maggio. Probabilmente subito dopo la morte di Saman ed il successivo occultamento del cadavere nelle campagne intorno a Novellara.
Ieri giungeva in Italia da Nimes, in Francia, Ikram Ijaz, 20 anni, uno dei due cugini della ragazza scomparsa fermato dalla gendarmeria e consegnato alla polizia di frontiera e tradotto nel carcere di Reggio Emilia. Il giovane si è dichiarato innocente ma il Pm Laura Galli lo indaga per concorso in omicidio ritenendolo responsabile della morte di Saman assieme ai suoi parenti:
”… Ora vi dico tutta la verità – racconta il sedicenne – mio zio ha ucciso Saman. Ho paura di lui perché mi ha detto che se lo avessi rivelato ai carabinieri mi avrebbe ucciso…E’ arrivato da dietro le telecamere, passando tra le serre, perché sapeva che c’erano le telecamere. Ho udito che diceva ai miei genitori: ora andate in casa, ci penso io…Dopo i miei genitori sono tornati in casa, questo è accaduto quando mio padre era uscito insieme a mia madre e a Saman. Dopo lo zio Danish è tornato e ha dato a papà lo zaino di Saman, dicendo di portarlo a casa e di nasconderlo senza farlo vedere alle telecamere…
…Secondo me l’ha uccisa strangolandola, perché quando è tornato a casa non aveva nulla in mano e minacciava di non dire nulla ai carabinieri, altrimenti mi avrebbe ucciso. Gli ho chiesto dove avesse messo il corpo, volevo abbracciarla un’ultima volta. Mi ha detto di non potermelo dire. Se mio padre avesse detto ai carabinieri quanto è avvenuto mio zio lo avrebbe ucciso e con lui tutta la nostra famiglia, tutti abbiamo paura di mio zio. Perché non ha il cervello per pensare a quello che fa. Ho anche pensato di uccidere mio zio Danish mentre dormiva, visto che lui aveva ucciso mia sorella. Ma poi ho pensato che ci avrebbero pensato i carabinieri…”.
A parte i filmati che fanno vedere i due cugini e lo zio di Saman andare a tornare dalle campagne limitrofe all’azienda agricola Bartoli (dove lavorava il padre della vittima) armati di zappe e attrezzi da scavo, gli inquirenti sono convinti che il delitto sarebbe stato studiato a tavolino dunque con premeditazione.
Poi ci sarebbe anche il video registrato da una telecamera di sorveglianza posta in prossimità della casa della famiglia pakistana che mostrerebbe i due genitori della ragazza e la stessa Saman dirigersi verso la campagna in data 30 aprile.
La telecamera avrebbe ripreso i genitori tornare a casa da soli dopo circa mezz’ora. Saman era stata consegnata allo zio che l’avrebbe uccisa e seppellita secondo il terribile rituale pakistano.