Tsundoku: il tallone d’Achille dei Booklover

Comprare libri nuovi, che poi si accumulano sul comodino. In giapponese esiste perfino una parola che descrive il fenomeno: Tsundoku ovvero l’arte di disporre i libri a pila e lasciarli vittime della polvere.

Ad ognuno di noi sarà capitato di accumulare libri e disporli come delle pile sulle librerie e lasciarli lì. “Li leggerò appena ho tempo” è il pensiero ricorrente. Ma intanto il tempo non c’è mai ed i libri aspettano desiderosi di essere sfogliati e la polvere li copre, facendo la felicità degli acari!

Ugo Ojetti

Ugo Ojetti, noto critico d’arte, scrittore, nonché giornalista, nato un decennio dopo l’Unità d’Italia e morto appena finita la seconda guerra mondiale, soleva dire: “…Chi accumula libri, accumula desideri. Chi ha molti desideri è ancora giovane, anche ad ottant’anni…”. Sarà per ‘sta fregola di sentirsi giovani che si acquista una montagna di libri. Ma intanto si invecchia e i libri sono ancora lì, pazienti ad aspettarci.

Spesso si acquistano per una copertina intrigante, o perché ci troviamo di fronte ad un’edizione particolare. O ancora, perché ci imbattiamo in una copia rara o nella prima edizione originale. In questo caso a spingere all’acquisto può essere la motivazione di stare per fare un investimento. Qui ci troviamo di fronte ad un vero e proprio disturbo ossessivo-compulsivo, bibliomania, che può incidere sulla persona affetta e sulle sue relazioni sociali.

Nel caso di cui si tratta, ci riferiamo ad una pratica giapponese – di cui forse siamo vittime in tanti- che prevede, appunto, l’accumulo di materiale da lettura che rimane immacolato e viene disposto a pila in una libreria. Questa pratica è conoscita col nome di Tsundoku, che non è parente, nemmeno alla lontana, del famoso gioco combinatorio che ha riscosso tanto successo, il Sudoku. Si tratta di una pratica che esiste fin dal 1879. Il termine è l’unione di “Doku” (leggere) e “Tsun”, che a sua volta deriva da “tsunde”, che vuol dire accumulare. “Oku”, invece, è molto vicina al significato di “lasciar perdere per un po’”. Quindi, la traduzione più plausibile potrebbe essere  “accumulare libri per poi per abbandonarli per un lasso di tempo”. Sono state trovate tracce di questa modalità sin nel periodo medioevale giapponese.

Oggi può capitare di sentirsi particolarmente ispirato per l’acquisto di un buon libro e di dedicarsi all’esercizio della lettura, che con un’immagine poetica  è stato definito “nutrimento dell’anima”. “Da oggi mi dedicherò di più alla lettura” è il nostro proposito, ma poi, puntualmente restiamo fagocitati dalla frenesia della vita quotidiana. E le pile di libri diventano sempre più grandi e sempre più polverose. Alla fine li consideriamo quasi succedanei dell’arredamento, facendo loro perdere, proprio per il disuso, tutta la loro potenzialità creativa ed esplorativa.

Una mania? Potrebbe anche essere.

Ad un certo punto si dovrà pur smettere di accumulare libri, sia per lo spazio che si restringe, sia per i mobili che non ne reggono più il peso. Non si è compreso bene, la motivazione che sta alla base del tsundoku, ma bisogna stare attenti che non sfoci in una mania vera e propria e, decidersi, una buona volta, di sfogliare qualche libro. Ci si rilassa, in una comoda poltrona, per farsi trasportare in un viaggio che può essere avventura o consapevolezza, ma che sicuramente ci apre lo spirito. Buona lettura!

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