Quanto accaduto ai colleghi intercettati dalla Procura della Repubblica di Trapani non dovrà rimanere solo un triste ricordo. Piuttosto, per dovere di cronaca, si dovrà seguire il caso per vedere quali provvedimenti verranno presi dagli organi di vigilanza e se verranno o meno individuate precise responsabilità.
Roma – A proposito dei cronisti intercettati, tira proprio una brutta aria. Alla faccia dell’articolo 21 della Costituzione. Il fatto in sé è di una gravità inaudita e dovrà avere un seguito. Se ci sono responsabilità queste dovranno essere perseguite perché quanto accaduto non è stato uno scherzo di cattivo gusto ma un reato.
Nel mare magnum dell’informazione è emerso un fatto che non è stato preso in esame come avrebbe meritato. Ci stiamo riferendo ad una notizia rivelata da Andrea Palladino del quotidiano Domani. Nell’ambito di un’inchiesta sulle ONG, la procura di Trapani avrebbe disposto di intercettare le conversazioni telefoniche di alcuni giornalisti.
Se si viene controllati mentre si esercita il proprio lavoro non siamo messi bene. Anzi il fatto rappresenta la spia di un malessere diffuso che riguarda il mondo dell’informazione.
L’accadimento è deprecabile a colpo d’occhio, senza tentennamenti. Cose che succedono negli stati di polizia. Ovviamente, come capita in questi casi, sono sembrate scontate le dichiarazioni della Federazione Nazionale della Stampa italiana (FNSI): “Non spetta a noi emettere sentenze, ma riteniamo opportuno che le autorità di garanzia chiedano chiarimenti e li rendano pubblici”.
La FNSI fornirà tutto il supporto necessario ai giornalisti. E sosterrà tutte le iniziative che intenderanno promuovere. E’ doveroso, tuttavia, porsi alcune domande.
Come mai sono state decise tali misure? Se si volevano scoprire le fonti, non è a rischio il segreto professionale per altro tutelato dalla legge? Per quali motivi, se non si è indagati, sono state trascritte le intercettazioni della cronista Nancy Porsia e della sua avvocata Alessandra Ballerini, che è anche il legale di fiducia della famiglia Regeni? E poi, aspetto molto più allarmante, qual è la ratio della trascrizione di colloqui o notizie relativi al caso Regeni?
Per la cronaca la giornalista Nancy Porsia è stata, in passato, più volte minacciata di morte dai trafficanti libici di carne umana. Quella è gente che non scherza e che non si fa certo scrupolo di eliminare una donna.
Nel corso delle intercettazioni tra la giornalista e la sua legale si fa riferimento ad un viaggio ignoto ai più, il prossimo 3 ottobre sulla vicenda Regeni. E’ o non è un abuso per uno Stato che si definisce democratico?
E’ vero che Il Grande Fratello ci guarda e ci ascolta, però essere intercettati nell’esercizio delle proprie funzioni professionali stride tantissimo non solo con la morale, ma anche con la legislazione vigente.
Purtroppo a questo caso se ne sono aggiunti altri. Come non ricordare, addirittura, la perquisizione nella sua abitazione, qualche anno fa, del giornalista de Il Fatto Quotidiano Marco Lillo, alla ricerca di materiale informatico e cellulari in suo possesso?
Dagli ultimi avvenimenti è scaturita da parte della FNSI la richiesta al ministro della Giustizia Marta Cartabia e al Consiglio Superiore della Magistratura di aprire un’inchiesta su quanto accaduto.
Siccome siamo in Italia, le inchieste di questo tipo lasciano il tempo che trovano e spesso sono destinate a finire nella solita bolla di sapone. I fatti accaduti restano e sono molto preoccupanti.
E poi storciamo il naso se nella classifica di RSF – Reporter Senza Frontiere – l’organizzazione non governativa e no-profit che promuove e difende la libertà di informazione e di stampa, occupiamo la 41a posizione? Di questo passo scenderemo sempre più in basso, fra l’indifferenza di tutti.