La tecnologia ha avuto un ruolo da assoluta padrona nel mondo economico e finanziario degli ultimi vent’anni. E le criptovalute non sono altro che il risultato di un esperimento riuscito che, per certi versi, rappresenta il futuro, la vera evoluzione del vecchio denaro in cartamoneta. Anche la criminalità organizzata, però, procede di pari passo e si trova a suo agio quando si tratta di soldi praticamente anonimi.
Roma _ Ormai lo sappiamo, perché ogni giorno ne subiamo fascino e potere: Sua Maestà La Tecnologia, che ha sconquassato il mondo con una rapidità tale che volgere lo sguardo indietro di un ventennio, è come se fosse trascorso un secolo. Non poteva mancare a queste trasformazioni il mondo economico e finanziario.
Da qualche tempo si parla di criptovaluta, ovvero un tipo di moneta digitale creata attraverso un sistema di codici. E’ autonoma e funziona al di fuori dei tradizionali sistemi bancari e governativi. Trattandosi di una novità di grande portata l’opinione pubblica si è divisa tra chi la ritiene un’opportunità per arricchirsi con facilità e chi ne evidenzia, invece, la mancanza di tutele e di una struttura consolidata come il sistema bancario. A questo sistema si è repentinamente adeguato il crimine.
Crypto Head è una piattaforma che consente agli utenti di conoscere il settore e dare corrette informazioni. Ha diffuso uno studio relativo al 2021, in cui è emerso che c’è stato un record di attacchi hacker e vere e proprie rapine digitali. Addirittura il 40% rispetto al 2020 e la scomparsa di circa 3 miliardi di dollari ai danni di istituzioni e aziende.
Gli hacker hanno utilizzando diversi metodi per compiere i loro furti. Ad esempio inserendo stringhe di codice sul sito sono riusciti ad intercettare le transazioni degli utenti attivi, indirizzando i loro fondi verso veri e propri portafogli digitali. Oppure bloccando i prelievi per poco tempo, quello necessario a convogliare nella breccia creata nel sistema di sicurezza, il denaro verso due portafogli digitali. Od ancora colpendo i sistemi di computazione a parti multiple, dirottando la cifra grazie ad una serie di cripto-portafogli fino a farne sparire le tracce.
C’è stato un caso particolare che è balzato agli onori della cronaca. Poly Network è un protocollo globale di interoperabilità cross-chain, ovvero di un tipo di scambio di valuta che avviene tra diverse criptovalute. Il servizio di scambio è stato assaltato da un commando di hacker che hanno prelevato l’iperbolica cifra di 600 milioni di dollari. La compagnia era considerata la più affidabile e sicura! Cosa ha escogitato il management?
Ha deciso di scrivere una lettera aperta ai rapinatori chiedendo la restituzione del malloppo. Questa strategia, pur suscitando ilarità ed ironia tra i social ha, tuttavia, avuto l’effetto sperato. Il maltolto è stato poco alla volta restituito, con la spiegazione da parte degli hacker che il loro intento principale era mettere a nudo le falle dei sistemi di sicurezza. Una sorta di Robin Hood del web che hanno esaltato l’aspetto romantico di questo tipo di furti.
Merita la menzione per la sua gravità il caso dell’azienda turca Thodex. La piattaforma all’improvviso è scomparsa dal web. Il suo fondatore Faruk Faith Ozer è fuggito in Albania con la cassa: ben 2,7 miliardi di dollari, i proventi degli investitori. Ne è scaturita un’indagine giudiziaria che ha portato all’arresto di 83 persone, tra cui alcuni membri della sua famiglia. Il fuggiasco, invece, è ancora una primula rossa.
C’è da dire che le criptovalute hanno avuto grande successo, grazie al fenomeno mediatico della Squid Game, una serie tv sudcoreana, distribuita sulla piattaforma Netflix. E’ la storia di un gruppo di persone con problemi finanziari, che rischia la vita in un mortale gioco di sopravvivenza per raggiungere l’agognato premio di 33 milioni di euro.
Piaccia o no, il sentiero è tracciato: ormai si va in questa direzione. La Cina, ad esempio, accanto allo Yuan legale ha istituito quello digitale, una sorta di criptovaluta regolata dall’autorità centrale. E’ la tecnologia, bellezza!
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