Il clan mafioso controllava diversi affari illeciti: usura, traffico di droga e racket. Le indagini, condotte dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa, su richiesta della DDA di Catania, hanno avuto inizio nel 2017 ed hanno portato alla restrizione in carcere di 24 sodali.
Siracusa – Era stato investito reggente pro-tempore del clan attraverso alcune lettere inviate dal carcere di Milano dal boss Antonino Aparo. Così Massimo Calafiore ha ricostruito il sodalizio mafioso, che era stato smantellato da diverse operazioni di polizia, portandolo ad avere il totale controllo di Floridia e Solarino, nell’hinterland siracusano.
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Il clan mafioso controllava diversi affari illeciti: dall’usura al traffico di droga, passando per il racket. Le indagini, condotte dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa, su richiesta della DDA di Catania, hanno avuto inizio nel 2017 a seguito di alcuni attentati incendiari in danno di esercizi commerciali. Gli attentati erano stati ordinati da Massimo Calafiore per colpire chi non voleva piegarsi al pizzo.
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Uno dei business più fruttuosi del clan era, però, quello dell’usura con prestiti concessi con tassi del 240%. Il compito di tenere i soldi era affidato alle donne e, in particolare, ad Antonia Valenti di 74 anni, madre di Giuseppe Calafiore, il ragioniere del clan. La nonnina è stata sottoposta ai domiciliari. L’operazione dei carabinieri, denominata San Paolo, si è conclusa con l’esecuzione di 24 ordinanze di misura cautelare (19 in carcere e 5 ai domiciliari) emessi dal Gip del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, aggravati dal metodo mafioso.
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