Siccità, emergenza nazionale!

Il nostro Paese è al secondo posto nell’UE per l’utilizzo di risorse idriche in agricoltura. A questo si aggiunge la mancanza di sistemi per ridurre gli sprechi d’acqua, andando così ad aggravare il già compromesso quadro dei consumi. È un circolo vizioso, in merito al quale urge una soluzione.

Roma – La rete idrica nazionale, infatti, registra un notevole sperpero di risorse, con perdite che hanno superato il 40%. Un fatto molto deleterio, in quanto, a livello europeo, l’Italia detiene il record di acqua prelevata per usi civili, con 220 litri consumati annualmente da ogni singolo cittadino.

Nel linguaggio comune, la locuzione “va tutto a rotoli” sta a indicare quando si cade rotolando, rovinosamente. Si è sempre detto, ironicamente, che l’espressione è stata coniata dall’inventore della… carta igienica. Tuttavia è la definizione più appropriata per descrivere il periodo che stiamo vivendo. Stiamo rotolando fino al burrone. Ad esempio, i climatologi sono molto preoccupati per la prolungata siccità nel nostro Paese. Le riserve idriche si sono ridotte del 20% negli ultimi decenni. Il cambiamento climatico ha inasprito lo status quo, tanto che si stima un ulteriore calo fino al 40%, con punte del 90% in alcune aree meridionali, con gravissime ripercussioni per l’acqua potabile e per il settore agroalimentare.

A fornirci questi dati è stata la quarta Conferenza Nazionale sul Clima a cura di Italy For Climate, un’alleanza tra diversi centri studi e aziende, tenutasi a Roma lo scorso 5 luglio. È emerso che:

“… siamo in una fase di anormalità climatica permanente, con modifiche del ciclo dell’acqua e di eventi meteo estremi. Il nostro Paese, essendo al centro del bacino del Mediterraneo, area soggetta a un aumento delle temperature più rapido rispetto alla media, è il più a rischio. Si parla, infatti, di 3 gradi in più rispetto al periodo preindustriale, mentre la media mondiale è di 1,1. L’aspetto geo-territoriale è molto fragile, con 12 milioni di cittadini che vivono in aree soggette ad alluvioni e altre calamità naturale. Il recente alluvione in Emilia-Romagna ne è la tragica testimonianza. Il trend è preoccupante, anche se, per ora, è alleviato dalla buona quantità di risorse idriche a disposizione del Belpaese, che occupa il terzo posto in questa speciale classifica, dopo Francia e Svezia, con circa 130 miliardi di metri cubi disponibili ogni anno

Per l’utilizzo di risorse idriche in agricoltura, nell’UE l’Italia è al 2° posto.

Ma nei prossimi decenni si rischia di raschiare il fondo del barile, per cui questa riserva potrebbe rivelarsi insufficiente a soddisfare i bisogni dei cittadini e del settore agricolo. Questo perché l’Italia manifesta i più elevati livelli di stress idrico in Europa, col record di prelievo di quasi 40 miliardi di metri cubi annui e a oltre il 30% della disponibilità idrica umana. Il “prezioso bene” è utilizzato, soprattutto, per l’agricoltura (41%), per usi civili (24%), per l’industria (20%) e il restante 15% per produrre energia elettrica.

In Europa, per l’utilizzo di risorse idriche in agricoltura, l’Italia occupa la seconda posizione, dietro la Spagna. Un’altra criticità è costituita dalla mancanza di evolute procedure di contabilizzazione per gli utilizzi nel settore agroalimentare. Non c’è nessun incremento, a livello nazionale, delle procedure per evitare gli sprechi d’acqua.

La rete idrica nazionale, infatti, registra un notevole sperpero di risorse, con perdite che hanno superato il 40%. Un fatto molto deleterio, in quanto, a livello europeo, l’Italia detiene il record di acqua prelevata per usi civili, con 220 litri consumati annualmente da ogni singolo cittadino.

Anche il settore industriale del nostro Paese registra elevati consumi idrici.

Ma nemmeno il nostro settore industriale si sottrae da questo primato. I consumi, infatti, sono 4 volte in più della Germania e 8 volte della Francia. Non potevano mancare le proposte, che vanno a riempire il cassetto in cui vengono confinate dalle istituzioni politiche, che avrebbero il dovere, invece di dare una risposta e qualche soluzione. Per cambiare rotta, bisognerebbe potenziare i piani di mitigazione, affinché si possa raggiungere la neutralità climatica entro il 2045.

Inoltre, rinnovare le infrastrutture idriche per far calare, in paniera perentoria, le perdite di rete. Sono anni che si parla di questi argomenti, ma puntualmente non si prende nessuna decisione. Ci si perde tra burocrazia e conflitti di competenze tra vari organi addetti alla salvaguardia del territorio. E intanto, frane, allagamenti e disastri vari continui ad abbattersi sul nostro malcapitato Paese!

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