Scontro aperto tra magistratura ed esecutivo

Dopo la prima mancata convalida ce ne sono state altre e, forse, ce ne saranno ancora. Una certa magistratura dunque sfida il governo mentre il CSM preme sul freno e getta acqua sul fuoco. Le polemiche, però, non si spengono. Più di qualcuno vorrebbe un capro espiatorio. Speriamo non sia la solita, ultima ruota del carro.

Roma – Dopo il caso del giudice Iolanda Apostolico che non ha convalidato il trattenimento di alcuni migranti nel centro di Pozzallo, la Procura di Catania ha aperto un fascicolo sulla diffusione del video che la riprende ad una manifestazione del 2018, presumibilmente realizzato da un carabiniere, che dice però di non sapere come e perché sia giunto nelle mani del ministro Matteo Salvini, che a sua volta lo ha reso pubblico e commentato.

Qualche giorno fa un altro giudice di Catania, Rosario Cupri, si è espresso nello stesso modo, ritenendo che l’ultimo decreto in materia immigrazione confligga con l’art.10 della Costituzione e con le normative europee e facendo riferimento all’orientamento della Corte di Giustizia dell’UE che aveva già definito “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale come una misura coercitiva che priva della libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto”. In particolare, con la sentenza del 30 marzo 2023 (ricorso n. 21329/18, J.A. e altri contro Italia), la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha accertato la responsabilità dell’Italia per la violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, mediante il trattenimento di quattro ricorrenti tunisini nel punto di crisi (hotspot) di Lampedusa e il loro respingimento al Paese di origine.

Iolanda Apostolico

La Corte di Strasburgo ha dichiarato che le condizioni materiali nel centro di prima accoglienza isolano si configuravano come trattamento inumano e degradante di cui all’art. 3, e la detenzione senza una chiara base giuridica e una decisione motivata corrispondeva alla privazione arbitraria della libertà personale di cui all’art. 5 §§ 1, 2 e 4 della CEDU. Inoltre, respingendo i ricorrenti in Tunisia senza una giusta procedura che avesse accertato le circostanze individuali, l’Italia ha violato il divieto di espulsione collettiva di stranieri di cui all’art. 4 del Protocollo 4.

Questa decisione è la prima di una serie di pronunce che hanno dichiarato la violazione della CEDU da parte dell’Italia riguardo alla “questione immigrazione” (cfr. ricorso n. 27765/09, Hirsi Jamaa ed altri contro Italia, sentenza del 23 febbraio 2012, ricorso n. 16483/12, Khlaifia e altri contro Italia, sentenza del 15 dicembre 2016), la sentenza qui in commento fornisce un’analisi completa della cornice normativa e delle pratiche sviluppate in Italia negli ultimi anni.

Nel frattempo gli sbarchi continuano senza soste…

Più nello specifico è di fondamentale importanza per la valutazione giuridica del cosiddetto approccio hotspot, lanciato dall’Agenda europea sulla migrazione del 2015, che consiste nell’introduzione di una fase preliminare finalizzata alla preselezione delle persone bisognose di protezione internazionale dagli altri migranti, successivamente indirizzati alle procedure di rimpatrio. Inoltre il termine indica anche il luogo in cui svolgere la prima selezione, istituito sulle frontiere esterne dell’Ue (nel caso dell’Italia, i punti di crisi sono stati stabiliti in Sicilia e in Puglia).

Anche il tribunale di Firenze ha accolto il ricorso di un migrante tunisino al quale gli era stata negata la protezione umanitaria perché la Tunisia non sarebbe un Paese sicuro, diversamente da quanto affermato dal Governo. I giudici fiorentini hanno valutato come obsoleta la valutazione di sicurezza della Tunisia sulla base, si legge nella sentenza, della “grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare, nonché l’involuzione autoritaria e la crisi politica in atto” In buona sostanza, la politica anti-migratoria del Governo viene bocciata dalla magistratura, che fa quadrato a difesa dei principi costituzionali e la normativa comunitaria.

Giorgia Meloni basita dalla sentenza di Catania

Mentre la presidente del Consiglio si dice “basita” per il provvedimento che definisce” un atto ostile nei confronti di un governo democraticamente eletto”, il giudice Apostolico replica con un no comment: “non si deve trasformare un questione giuridica in una vicenda personale”. Intanto il CSM ha ricevuto la richiesta di 13 consiglieri togati di aprire una pratica a tutela del giudice catanese, sotto attacco per aver disapplicato il decreto Cutro e a giorni verrà esaminata dalla Prima Commissione. A ciò si aggiunge l’esposto di Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che ha trasmesso alla Procura di Roma il video che riprende il giudice Iolanda Apostolico ad una manifestazione e pubblicata sui social dal ministro Matteo Salvini.

In molti si chiedono se stiamo assistendo ad un vero e proprio scontro tra poteri dello Stato, la magistratura da una parte e l’esecutivo dall’altra e dove ci porterà tutto questo. Sta di fatto che le regole ci sono e tutti le devono rispettare anche quando non piacciono, è altrettanto vero che le questioni giuridiche in particolare le sentenze possono essere impugnate e saranno i giudici a pronunciarsi in maniera vincolante. Ma sembra che si voglia mettere in discussione anche questo.

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