Celebrare la messa in tenuta sportiva, come ha fatto don Fabio Corazzina, o in acqua, come nel caso di don Mattia Bernasconi: innocenti sberleffi da prete, talvolta dettati dalla contingenza, che non provocano alcun danno alla religione cattolica, ma che la Curia e la magistratura deprecano e perseguono con solerzia.
Scherzi da prete. Nella tradizione popolare la locuzione indica uno scherzo di cattivo gusto, fastidioso e inaspettato. L’origine di questo modo di dire, invece, risale alla tradizione anticlericale nelle regioni appartenenti agli Stati pontifici durante il Risorgimento. A quei tempi la Chiesa fece un clamoroso voltafaccia, a opera di Pio IX, presentandosi dapprima come sostenitrice dell’unità d’Italia favorita dai moti liberali poi, con sorpresa del popolo, si dimostrò ostile al Risorgimento.
L’espressione potrebbe calzare a pennello per la notizia che abbiamo appreso negli ultimi giorni: un prete, don Fabio Corazzina, amante del ciclismo, ha celebrato messa in tenuta sportiva. Il vescovo è insorto contro cotanto scempio e ha chiesto, indignato, penitenza e riparazioni. Don Fabio, invece, è parroco di Fiumicello, un comune in provincia di Brescia: il parroco si trovava in Sicilia per un tour ciclistico e ha interrotto la sua performance sportiva per celebrare messa su un tavolo messo sotto un albero. La stravaganza è stata la mise indossata dal parroco: una tuta da ciclista, appunto. Questo fatto ha provocato l’ira funesta del vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, che ha categorizzato il parroco con una lettera pubblica dai toni molto duri:
“…Caro don Fabio – ha scritto il vescovo – ti scrivo questa lettera, che intendo rendere pubblica, con un sentimento di profonda amarezza. Quel filmato mi ha lasciato profondamente sconcertato e estremamente rattristato. Mi stupisce anche che tu non abbia pensato alle conseguenze di un simile atto, per altro intenzionalmente portato all’attenzione pubblica attraverso i social. Come non rendersi conto dello sconcerto e del dolore che avrebbe provocato (e di fatto ha provocato) in tante persone che amano profondamente l’Eucaristia e la pongono al centro della loro vita di fede? Qui occorre davvero fare ammenda e chiedere umilmente scusa. Ti presto io la voce, lo faccio io a nome tuo nei confronti di tanti che si sono scandalizzati e mi aspetto che tu condivida con me questo bisogno. Ti chiedo poi di scegliere un gesto penitenziale, che esprima la consapevolezza della tua responsabilità e in qualche modo intervenga a riparare quanto accaduto…”.
Non è l’unico caso che abbia provocato scandalo. L’estate scorsa, don Mattia Bernasconi, parroco di San Luigi Gonzaga di Milano, ha celebrato messa nelle acque di Alfieri, nel crotonese, durante un campo di volontariato dell’associazione Libera. Poiché la pineta era occupata, visto il caldo rovente, il parroco ha deciso di celebrare una messa…acquatica, fatto che ha suscitato la furia della Curia. In seguito, il prete ha pubblicato una lettera di scuse. Ciò non ha impedito alla magistratura di indagarlo per offesa a confessione religiosa.
Con tutto quello che c’è da fare, la magistratura trova il tempo di istituire un’indagine per la quale viene da ridere se fosse un film e non, ahinoi, una notizia vera. É da sottolineare la solerzia delle autorità clericali nel deprecare situazioni che lasciano il tempo che trovano e che potrebbero essere considerate degli innocenti sberleffi che non provocano alcun danno alla religione cattolica. Mentre stride e non poco il silenzio per i tanti casi di pedofilia venuti alla luce dopo moltissimi anni e gli scandali della banca del vaticano lo IOR (Istituto di Opere di Religione). Dov’erano le autorità ecclesiastiche? A nascondere la polvere sotto il tappeto!