Pensare che le aziende farmaceutiche diminuiscano la distribuzione ai Paesi dell'UE per rifornire il mercato parallelo appare più che legittimo. Le istituzioni regionali però si rivolgano ai "concessionari" ufficiali, giusto per non correre rischi.
Roma – L’ombra del mercato parallelo dei vaccini si allunga. Potreste rimanerne sorpresi o, meglio, schifati nell’apprendere dell’esistenza di un simile giro d’affari sporchi ma d’altra parte siamo in Italia e poco o nulla dovrebbe sorprenderci, ormai.
L’inchiesta avviata dalla Procura di Roma, a quanto pare in seguito ad una denuncia presentata dall’ufficio del commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, prosegue alla svelta verso una pista ben delineata.
Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia avrebbe puntato la lente d’ingrandimento sugli intermediari, i quali avrebbero proposto all’Italia l’acquisto di misteriosi lotti di vaccini anti Covid. Un mercato di fatto parallelo rispetto a quello ufficiale gestito dall’Unione Europea e sul quale sorgono molti dubbi.
In contemporanea all’indagine di Roma si è aperta anche quella di Perugia, con i Nas che per ordine dei Pm umbri sono entrati in possesso della documentazione riguardante gli acquisti delle fialette dei vaccini approvati.
Ci sarebbero dunque “presunti proponenti di forniture di vaccino in deroga agli accordi con le autorità centrali” e le indagini dovranno chiarire i molti aspetti della vicenda.
La segnalazione è scattata grazie all’assessorato alla Sanità della Regione Umbria, che avrebbe segnalato un intermediario sospetto offertosi come fornitore di vaccini.
Raffaele Cantone, coordinatore delle indagini, ha incaricato i Nas di reperire ogni tipo di documentazione riguardante questo scenario anche presso la Regione Veneto, mentre Luca Zaia, nei giorni scorsi, aveva esordito con la possibilità di poter acquistare i vaccini anti Covid in maniera autonoma, sostenendo di aver ricevuto offerte da parte di non meglio identificati “piazzisti” chiedendo al Governo il via libera per poter procedere in questa direzione.
Chi sono questi “rivenditori” misteriosi in grado di accaparrarsi forniture cospicue degli indispensabili flaconi di siero?
Tra la documentazione acquisita c’è anche quella riguardante l’Aifa e quella dello stesso Arcuri.
Documenti ed altri atti servono per provare “un tentativo di truffa posto in essere da un quarantenne incensurato originario di Messina che, nel gennaio scorso, accreditandosi falsamente come intermediario per conto di AstraZeneca Internazionale, proponeva alla Regione Umbria l’acquisto di vaccini anti Covid19”.
In data 28 gennaio l’uomo avrebbe contattato Palazzo Donini, sede dell’esecutivo umbro, evidentemente anche approfittando dell’emergenza generata dal terrore delle “varianti” e si sarebbe offerto di fornire i vaccini AstraZeneca senza problemi (quei vaccini sarebbero stati approvati dall’Aifa solo il giorno successivo).
Fiutando qualcosa di losco la Regione Umbria informava i Nas dell’offerta ricevuta e il tenente colonnello Giuseppe Schienalunga si muoveva immediatamente con i suoi militari.
Durante le perquisizioni presso l’abitazione e lo studio del sedicente intermediario, gli inquirenti sono entrati in possesso anche dei tabulati telefonici e di altri importanti reperti ora al vaglio dei periti.
La Procura dovrà accertare “le modalità di approvvigionamento dei vaccini – si legge in una nota – il quadro normativo-contrattuale vigente a livello nazionale ed europeo, le modalità e i criteri per la distribuzione tra regioni, nonché se risultino regioni italiane che abbiano inoltrato istanze ai fini dell’approvvigionamento diretto”.
Davvero folli questi “tempi di Covid” in cui affaristi senza scrupoli, truffatori e dubbi mercanti di farmaci la fanno da padroni. Non ultimi, e dispiace dirlo, alcuni rappresentanti politici a livello regionale che, accettando le offerte di questi soggetti non esattamente trasparenti, non dimostrano certamente la saggezza necessaria che si richiederebbe per ricoprire determinati ruoli istituzionali
Mentre magistrati e carabinieri fanno il loro dovere, sul fronte del piano vaccinale “ufficiale” le cose vanno troppo a rilento. I vaccini forniti all’Italia scarseggiano sempre di più mentre aumentano le promesse di prossime ingenti forniture. Che cos’è un gioco per tirare sul prezzo?
Restrizioni e lockdown a parte, che lasciano il tempo che trovano, la vaccinazione rimane l’unica speranza per uscire dall’incubo ma bisognerebbe mostrare gli attributi, in questo preciso momento. Draghi dovrebbe spingere sull’acceleratore anche perché può farlo.
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