ROMA – PENSANO PIU’ ALLA POLTRONA CHE A RIANIMARE IL PAESE IN COMA

In un momento cruciale per il Bel Paese dilaniato dalle nuove povertà, la politica continua imperterrita a pensare ai propri interessi in un balletto che sembra non finire più. E da oggi ancora rosso e arancione.

Roma – Sono diverse le ipotesi che si stanno formulando per arrivare allo snodo politico della crisi innescata dalle dimissioni dei ministri di Italia Viva. Con la regia di Matteo Renzi. Le conclusioni possono essere diverse e ampiamente anticipate: si va dal Conte ter ad un governo di scopo che porti alle elezioni (alla scadenza naturale della legislatura a causa del semestre bianco) o ad un nuovo governo con i “responsabili”.

Anche se definirli “opportunisti”, usando un eufemismo, sarebbe forse più esatto. E mentre ci si interroga su che cosa accadrà a breve sono già pronti i simboli dei partiti che accoglieranno i parlamentari che faranno fronte comune. Si parla del logo dei socialisti e di quello del Centro Democratico di Tabacci ma anche il movimento di Giuseppe Conte sembra prossimo all’inaugurazione.

Al momento i partiti stanno rodando i motori e preparano strategie e obiettivi. Ad esaminarli per bene c’è la possibilità di ricomporre quella sorta di “puzzle” che ci porterà verso le exit strategy della crisi, ad essere fortunati e ottimisti.

Il Pd, che ha fatto marcia indietro spudoratamente, pone due pregiudiziali ovvero il “niet ad un governo con la destra e a Renzi, poiché considera considera Italia Viva inaffidabile per la costruzione di un nuovo progetto politico. Esclusa, pertanto, la possibilità di governare con la destra sembra rimanere in piedi l’ipotesi di un governo con il M5S ed un gruppo di “responsabili” che dovrebbero riunirsi sotto l’ombrello di una nuova sigla politica.

Goffredo Bettini

O, magari, con il soccorso di Forza Italia. D’altronde l’idea di coinvolgere il partito di Berlusconi era stato proposta da Goffredo Bettini già prima che la crisi esplodesse. E, comunque, non sarebbe una novità. Resta tuttavia fra i Dem un’ala, quella più vicina a Renzi, che invece non esclude una ricucitura con Italia Viva.

Il M5S, nonostante le lotte intestine, sembra essersi ricompattato sul premier Giuseppe Conte, anche se nelle dichiarazioni di alcuni grillini c’è una pregiudiziale molto forte nei confronti di Matteo Renzi, con il quale al momento è impossibile qualsiasi approccio.

Altro effetto “Attak, di ridondante risultato, appare quello di Luigi Di Maio nell’evocare la “maggioranza Ursula” del Parlamento europeo. Il ministro degli Esteri pare abbia aperto uno spiraglio verso il mondo centrista, compresa Forza Italia, per un possibile Conte ter appoggiato da un gruppo di “opportunisti“.

Luigi Di Maio

Del resto Renzi, come Salvini nel primo governo “giallo-verde”, non ha chiuso la porta a Conte in maniera definitiva. Anzi ha rilanciato e posto alcune condizioni per all’attuale premier come l’assenso per il Mes senza ulteriori dilazioni. Però con la porta semi chiusa l’ex segretario del Partito Democratico si è anche detto favorevole a rientrare nella maggioranza che ha appena lasciato, purché regga il timone un altro premier. Come fare e disfare a piacimento. 

L’unico pericolo, che in ogni caso verrà scongiurato da Mattarella, è costituito dalla chiusura della legislatura i cui effetti deleteri potrebbero lasciare gli italiani soli e in balia della pandemia. Con un numero di decessi quotidiani pari ad un terremoto di grandi dimensioni e con la povertà, quella vera, che avanza implacabile di concerto con un tasso di disoccupazione che non conosce precedenti.

Le sviolinate di Renzi a Conte hanno lasciato il segno. L’avvocato del popolo è stato accusato di aver agito come se avesse avuto “pieni poteri”, di non avere governato bene e di non volersi dimettere in ogni caso. Sulla carta il centrodestra è unito nella richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio invocando subito le elezioni, Salvini in testa.

In realtà Forza Italia frena sul ritorno alle urne. D’altronde Silvio Berlusconi ha fatto sapere varie volte di propendere per un governo istituzionale. Peraltro anche Conte guarda Forza Italia con un certo interesse, altro non fosse per trovare i voti necessari per sostituire quelli venuti meno da parte di Italia Viva.

Il gruppo azzurro, che conta ben 54 senatori, tra cui anche i tre centristi dell’U.d.c. come Binetti, Saccone e De Poli, ha sempre negato di essere disponibile a fornire stampelle. Ma il partito del Cavaliere farebbe il diavolo a quattro pur di salire in groppa al cavallo vincente.

Conte e Berlusconi, si potrebbe fare

Le trattative, più o meno palesi, sono partite. Alla Lega, una volta esclusa la possibilità di formare un governo con Conte, non rimane altro che Giorgetti ed il suo tentativo di convincere il capo del Carroccio della necessità di un governo istituzionale.

In definitiva, parlando francamente, è il caos più assoluto. Una situazione che somiglia più al gioco dell’oca o a quello, più congeniale ai “responsabili”, delle tre carte. Mentre da oggi il Paese, in larga parte, torna a soffrire ed a pagare gli errori di un governo “guercio che pensa a difendere i propri interessi piuttosto che rianimare il Paese in coma.  

 

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