MONTECASSIANO – MASSACRATA DI BOTTE E STRANGOLATA: ROSINA CARSETTI CONOSCEVA IL SUO ASSASSINO?

La vittima avrebbe sorpreso il rapinatore solitario mentre rovistava fra i cassetti? Nell'inchiesta permangono diversi punti oscuri che potrebbero essere chiariti nelle prossime ore con risvolti eclatanti.

Montecassiano Mentre si susseguono i sopralluoghi dei carabinieri nella villetta di via Pertini 31 dove è stata ritrovata cadavere Rosina Carsetti, i tre congiunti della vittima reiterano la loro estraneità ai fatti contestati confermando la versione di una rapina finita male.

Di contro il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio ed il suo sostituto Vincenzo Carusi intendono vederci chiaro a supporto delle accuse di omicidio aggravato in concorso, maltrattamenti in famiglia aggravati in concorso, favoreggiamento e simulazione di reato formulate nei confronti del marito della vittima Enrico Orazi di 81 anni, della figlia Arianna Orazi di 48 anni e del nipote Enea Simonetti di 20.

L’abitazione della famiglia Orazi

Rosina era stata ritrovata senza vita la sera del 24 dicembre scorso. Ad ucciderla sarebbe stato un rapinatore solitario che, rovistando in casa, se la sarebbe vista davanti e l’avrebbe aggredita a calci e pugni (che avrebbero cagionato alla vittima decine di fratture alle costole e alla clavicola per come sarebbe stato rilevato dall’esame autoptico) per poi strangolarla e fuggire con un bottino di mille o duemila euro.

L’uomo si sarebbe poi dileguato senza lasciare tracce o, per lo meno, tracce evidenti e riconducibili ad un soggetto terzo. Lo stesso rapinatore, a detta di Arianna Orazi, dopo aver ucciso Rosina (dunque non prima per come i familiari avrebbero riferito a caldo) si sarebbe scontrato con la figlia che avrebbe legata con un cavo elettrico.

Non ci sarebbe stata colluttazione fra i due ma soltanto una pressione da parte dell’uomo su un braccio della donna dovuta all’azione di blocco degli arti superiori. Il livido sarebbe stato certificato da un medico come risalente alla sera della vigilia di Natale. I militari hanno poi passato al setaccio la cucina e il divano poco distante dove Rosina sarebbe stata costretta a dormire dai suoi familiari stante le testimonianze dei vicini di casa.

La mansarda messa a soqquadro dal presunto rapinatore solitario

I familiari della vittima asseriscono invece che Rosina dormiva per sua scelta sul divano da almeno 20 anni perché il marito, russando nel sonno, non le permetteva di riposare. Quest’ultima versione dei fatti sarebbe stata confermata dai dipendenti di una ditta che ha fatto lavori di manutenzione nella villetta e che avrebbe riferito di aver visto Rosina libera di muoversi ovunque, allegra, solare e nelle condizioni di potere entrare ed uscire di casa a suo piacimento.

Sempre nel piano superiore, i difensori dei familiari, avvocato Andrea Netti ed i colleghi Valentina Romagnoli e Paolo Morena, avrebbero scoperto tracce di un tentativo di effrazione in una porta-finestra. Ma non solo. L’avvocato Netti aveva riferito della presenza di un “qualcosa indossato dal ladro” trovato sul pavimento.

Avvocato Andrea Netti

Si tratterebbe di due brandelli di calzari azzurri, del tutto simili a quelli di protezione utilizzati sulla scena del crimine dai carabinieri durante i sopralluoghi. Gli inquirenti, infatti, confermano che si tratterebbe proprio dei calzari di cellophane in uso ai militari e non abbandonati dal rapinatore solitario:

…Se non sono del ladro ma dei carabinieri che stanno effettuando un sopralluogo – ha detto l’avvocato Andrea Nettisi aggiunge un ulteriore elemento di inquinamento della scena del crimine: i carabinieri hanno utilizzato la scena del crimine come spogliatoio lasciando brandelli di calzari? Se si sono tolti i calzari lì, hanno lasciato delle orme? Che sia l’una o l’altra ipotesi, entrambe devono essere attentamente valutate…”.

Sempre al secondo piano, nella camera da letto di Rosina, è stato trovato uno scontrino per l’importo di 1.320 euro a fronte della vendita di gioielli appartenenti alla vittima. Che fine abbiano fatto quei soldi nessuna lo sa. In mansarda gli investigatori avrebbero trovato mobili e suppellettili a soqquadro come se il rapinatore avesse rovistato dappertutto alla ricerca di altri soldi e preziosi.

Enea Simonetti

Un ultimo particolare interessante, secondo gli inquirenti, è rappresentato dagli orari in cui si sarebbe consumata la rapina ed il rientro in casa di Enea Simonetti. Tra le 17 e le 19 il rapinatore faceva il suo lavoro mentre il giovane si trovava fuori dall’abitazione.

In una prima dichiarazione Simonetti avrebbe detto che, dopo aver raggiunto il supermercato alle ore 18 circa, sarebbe tornato a casa mentre in una seconda dichiarazione il giovane avrebbe asserito di essere andato a Macerata subito dopo la spesa. Buona la prima?

 

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