ROMA – MEGLIO PARLARE DI VACCINI CHE DI PRESCRIZIONE: LA RIFORMA PUO’ ATTENDERE

Adesso è il momento mediatico dei vaccini mentre la riforma della prescrizione pare ormai gettata nel cestino mentre la giustizia annaspa. I renziani preferiscono lasciare le cose come stanno, per ovvi motivi.

Roma – Arriva il vaccino, la narrazione Covid passa in secondo piano e il Governo recupera la memoria. Tra le varie cose finite in soffitta a causa della pandemia c’è anche la riforma del processo penale a firma Bonafede, i cui emendamenti sono in scadenza il 14 gennaio.

I fedelissimi di Matteo Renzi, che già tra gennaio e febbraio 2020 facevano muro per fermare la riforma del Guardasigilli, tornano alla carica dopo la battuta d’arresto causa virus. E lo fanno scalpitando, appoggiati ora anche da Enrico Costa di Azione. La prescrizione? Noi stiamo aspettando ancora quella commissione che Conte ci aveva promesso a febbraio”, commenta Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e noto araldo di Renzi.

Ettore Rosato

I renziani avevano già presentato la richiesta della deputata Lucia Annibali, che venne accettata a suo tempo da Conte e Bonafede, in cui si chiedeva la presenza di una commissione che fosse in grado di valutare la riforma della prescrizione nelle potenziali conseguenze che avrebbe sullo stato della giustizia. Matteo Renzi aveva anche proposto Gian Domenico Caiazza come membro di tale commissione, ma Caiazza, nel frattempo, è diventato suo legale di fiducia per il caso Open dunque appare piuttosto improbabile che tale richiesta possa essere accolta.

Sta di fatto che non c’è nessuna commissione all’orizzonte e la maggioranza si ritrova di nuovo a camminare sul filo del rasoio, considerato il fatto che un’eventuale intesa a riguardo sembra piuttosto improbabile. Nei decreti Cura Italia si legge che a processi fermi per le note cause pandemiche la prescrizione è stata bloccata.

Gian Domenico Caiazza

Nel decreto Ristori si legge invece che in caso di udienza rinviata per pandemia, con impossibilità di una delle parti a partecipare all’udienza, la prescrizione si fermerebbe per 60 giorni. A questo proposito c’erano stati diversi ricorsi, respinti dalla Corte Costituzionale ma secondo Costa non può passare il principio che la prescrizione possa fermarsi per le motivazioni appena citate. A questo proposito si invoca l’incostituzionalità della manovra e Italia Viva sembra appoggiare l’idea:

È necessaria una norma che ribadisca in modo puntuale che le norme sulla prescrizione non possono essere retroattive”, afferma Costa, che una settimana fa ha presentato un ordine del giorno, poi approvato, che prevede una clausola specifica sui reati commessi prima dell’entrata in vigore della legge, ai quali la riforma non dovrebbe essere applicata.

Va ricordato che la riforma Bonafede è entrata in vigore dal gennaio scorso ma era stata approvata durante il governo Lega-5Stelle, e la norma riguarda esclusivamente i reati commessi dopo quella data.

Enrico Costa

Abolendo tale riforma si tornerebbe alla precedente, voluta da Andrea Orlando, in cui era presente la sospensione, non il blocco, dei termini di prescrizione per 36 mesi tra Appello e Cassazione, con distinzione tra assolti e condannati. Nella riforma Bonafede si prevede invece un percorso distinto tra colpevoli e innocenti: per i primi la prescrizione si ferma, mentre per i secondi continua a decorrere (18 mesi per l’appello e 6 mesi per la Cassazione).

Insomma Italia Viva vorrebbe un ritorno al passato. Visto il clima attuale che regna nella maggioranza, e dopo che l’idea della commissione ad hoc dei renziani pare dimenticata, questo terreno potrebbe essere teatro di nuovi scontri. Nessuno sembra voler fare un passo indietro. E ti pareva. 

 

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