La situazione politica è talmente ingarbugliata, e compromessa, da aspettarsi di tutto. Rimpasti, inciuci, sostituzioni in un clima di incertezza mentre gli italiani calano la testa.
Roma – Le fibrillazioni elettorali nel nostro Paese sono cicliche. Così gli attuali, sedicenti leader cercano di incunearsi tra i gangli del sistema per meglio manipolarlo. Ma in questo momento storico e nonostante tutti gli osservatori riferiscano che le elezioni anticipate sono probabili, non appare credibile l’ipotesi di un governo di garanzia in caso di crisi conclamata. Men che meno di un governo “dimissionario” con a capo ancora Giuseppe Conte. Oppure, ipotesi remotissima, di un esecutivo di centrodestra.
Al di là di queste valutazioni la Lega è il primo partito davanti al Pd, mentre Fratelli d’Italia supera il M5S ed il premier Conte rimane ancora oggi il leader più apprezzato, nonostante il gradimento sia oscillante di giorno in giorno.
Questo il quadro delineato dal sondaggio “Ipsos” in cui il Carroccio vale il 25,5%, il Pd 20,6%, Fratelli d’Italia 15,9% e il Movimento 5 Stelle 15%. Tra i portabandiera, rispetto ad un mese fa, il gradimento per Conte scende dal 58 al 55%. Ma mentre si controlla il livello di diffusione del virus, in Parlamento si mormora sempre più insistentemente di rimpasto addirittura con tanto di nomi dei ministri che farebbero fagotto.
L’ipotesi di rimaneggiamento dell’esecutivo trae origine dall’insoddisfazione del M5S e del Pd rispetto al presidente del Consiglio. I due principali partiti ed Italia Viva, che sono l’ago della bilancia, chiedono a gran voce che la squadra di governo venga rinnovata. Ma per perseguire questo obiettivo, però, servirebbe una crisi pilotata, con tutti i rischi che tale percorso istituzionale comporterebbe.
Certo il 9 dicembre ci troveremo davanti ad una svolta parlamentare a causa del Mes, con il M5S in larga parte contrario allo strumento di stabilità, Grillo in testa. Durante la diatriba per lo strumento finanziario europeo i rumors che vanno per la maggiore riguarderebbero la sostituzione di due ministri: Lucia Azzolina e Paola De Micheli.
Ma la ministra alle Infrastrutture, che è fra gli anelli più “deboli” dell’esecutivo, ha sostenuto che il suo lavoro “è sotto gli occhi di tutti” ritenendo che il governo, vatti a sbagliare, debba andare avanti con determinazione. La padrona di casa del Miur, invece, sembra cadere dalle nuvole priva com’è della consapevolezza dell’importanza del ruolo che riveste le cui inefficienze, queste si, rimangono sotto gli occhi di tutti gli italiani.
Le strategie adottate e discusse non si contano più, ma chi vuole davvero un rimpasto con tutte le sue forze quello è proprio Renzi. Mentre il Pd, forte non si sa di che cosa, desidera ardentemente le elezioni anticipate. Magari con tanto di primarie.
L’interruzione della legislatura sostenuta, peraltro, dal governatore del Lazio Zingaretti, al momento, sembrerebbe impraticabile in quanto indigesta ai più per il semplice motivo che il ricorso anticipato alle urne, in caso di crisi, sarebbe proprio “un suicidio collettivo”.
Rimane, dunque, prepotentemente valido il tentativo di uno svecchiamento del governo magari portando dentro la maggioranza Forza Italia. Come ripetiamo da settimane nonostante le mezze smentite del Cavaliere e le minacce dei suoi alleati della prima ora. Rimanendo in tema di gossip, dopo l’approvazione della legge di Bilancio, si ipotizza anche un ingresso dei diversi leader dei partiti di maggioranza nell’esecutivo.
Iniziativa, sbilenca, che si renderebbe necessaria per garantire un futuro al governo Conte. Al momento sono solo fantasticherie dei soliti sedicenti “bene informati“ che potrebbero trasformarsi in bugiardi o indovini da due soldi. Comunque stiano le cose il gruppo parlamentare 5 Stelle rimane in crescente fermento.
In mezzo a questo tira e molla il Covid non facilita le cose e quando la curva maledetta sembra scendere ecco che il virus riprende quota magicamente. Com’è possibile? Certe tristissime vicende, come quella che stiamo vivendo, dovrebbero unire superando ogni steccato ideologico. Purtroppo chi “unisce infastidisce” più di chi divide.
Infatti tra un inciucio politico ed una incursione virale in tanti sperano nella nuova compagine di governo. Mentre gli italiani, inermi e rassegnati, calano la testa in entrambi i casi. Nell’attesa di vedere nuovi volti sedersi fra gli scranni del potere, i cittadini continuano a fare sacrifici. O a non farne, a seconda dei punti di vista. A confronto il dopoguerra era tempo da nababbi. E si sperava in un futuro migliore. Oggi, invece…
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