Solo dilazioni delle notifiche ma nessuna soluzione concreta. Gli italiani non hanno più una lira e non possono pagare. Urgono riforme del sistema fiscale e delle aliquote di decine di balzelli oltre alla cancellazione dei ruoli.
Roma – Mentre le consultazioni con i partiti vanno avanti, con la tabella di marcia impressa dal presidente incaricato, le riforme attendono una soluzione immediata. Il tema della riscossione e della riforma del fisco, in tempi come questi, deve essere affrontato con estrema serietà ed efficienza.
Si sta predisponendo l’ennesima ed ulteriore proroga o, meglio, lo scaglionamento delle cartelle di pagamento, per diluire nel tempo il loro invio e ridurre la pressione sui contribuenti. Dunque nulla di fattivo, in buona sostanza.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri annuncia inezie e tali sono:
“…Le novità non riguardano solo i termini di notifica – dice Gualtieri – perché stiamo pensando anche ad una riduzione degli importi di alcuni atti delle Entrate, per i soggetti che abbiano subito un calo del fatturato per effetto della pandemia…”.
In pratica gli avvisi bonari dovrebbero essere senza sanzioni e interessi. Però, come più volte ripetuto su queste colonne, il rinvio dei pagamenti non serve a nulla se non si predispone una cancellazione totale dei carichi esattoriali. Questa sarebbe una vera boccata d’ossigeno, tutto il resto è fuffa.
Si tratta solo di allungare l’agonia del cittadino impoverito, di tante famiglie sul lastrico e di numerosissime imprese sull’orlo del fallimento, senza che alcuna speranza per il fisco di incassare quanto richiesto. Se il Covid è stato ed è un disastro mondiale perché quando si parla di tasse la pandemia diventa un semplice raffreddore?
Non solo, perpetrando con ostinazione le richieste senza annullare i debiti, rimane impedita la possibilità di richiedere qualche prestito ed usufruire dei servizi bancari poiché scatta l’iscrizione nell’albo dei cattivi pagatori. Il cosiddetto Crif, l’agenzia specializzata in Sistemi di Informazione Creditizia.
In questo modo si prospetta una vita sospesa che alimenta il “lavoro nero”, l’accattonaggio, l’usura e l’intervento della criminalità organizzata che di questi tempi ha fatto incetta di imprese in difficoltà comprate con quattro soldi. Quando non rilevate come pegno di prestiti a strozzo. Senza interventi rapidi e concreti, più volte auspicati ma di fatto inesistenti nonostante i megafoni di Conte, gli italiani saranno inondati dalle notifiche, non potranno pagarle mentre si continua a teorizzare e a straparlare di riforme mai attuate.
Dal 1 febbraio circa 50milioni di cartelle delle agenzie delle entrate e riscossione verranno notificate ai contribuenti italiani. Anche il direttore generale delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, è del parere che la gravità del problema sta nei numeri, in quanto ammonterebbe a circa 1.000 miliardi il cosiddetto “magazzino della riscossione”.
Si tratta di una montagna di cartelle di pagamento, stratificata in 20 anni, dal 2000 al 2020 gran parte delle quali rimarranno insolute: “...Una rilevante parte di questo magazzino non è più riscuotibile – ha detto il direttore generale delle Entrate – perché si riferisce a soggetti falliti, deceduti, nullatenenti e altro…”.
Così secondo Ruffini, il “magazzino” sarebbe principalmente costituito da atti le cui aspettative di riscossione sono assai remote. Non solo, questa somma di crediti insoluta è anche dannosa perché costringe l’agenzia delle Entrate-Riscossione a ripetere azioni che non hanno la possibilità di sortire alcun effetto impedendo l’efficienza e il buon funzionamento dell’azione amministrativa”.
Inoltre non permette al fisco di concentrarsi su crediti più recenti e, comunque, con più probabilità di essere riscossi. Peraltro le diverse rottamazioni delle cartelle e le varie misure di definizione agevolata dei debiti residui hanno ridotto il “magazzino” solo in minima parte.
Infatti nonostante “...Abbiano contribuito a sostenere i risultati della riscossione, non possono incidere significativamente sulla riduzione del volume complessivo dei crediti ancora da riscuotere…”, spiega Ruffini.
Tanto per avere una idea, rispetto ai 1.000 miliardi, la prima rottamazione ha inciso sul magazzino per circa 12,3 miliardi di euro, le altre due edizioni di definizione agevolata, rottamazione-bis, rottamazione-ter e l’istituto del saldo e stralcio, invece, potranno complessivamente interessare per circa 24,2 miliardi di euro.
Infine l’annullamento automatico di cartelle per importi residui fino a 1.000 euro ha determinato una riduzione di circa 32,2 miliardi di euro. Si comprende facilmente come un intervento risolutivo deve essere preso con urgenza, vista la difficile situazione economica.
Insomma: mettere un punto e ripartire, con maggiore speranza e dinamicità. L’attuale ministro Ruffini, in tema di riforma del fisco, ha anche rilanciato sul nuovo meccanismo del sistema dei pagamenti per le partite Iva, ipotizzando una soluzione:
“…Superare l’attuale sistema di versamenti di acconti e saldo – ha aggiunto Ruffini – cosi come delle ritenute d’acconto per i professionisti e passare a un sistema per cassa. In tal modo, in effetti, si tasserebbe solo quello che resta in tasca. Sostanzialmente si rispetterebbe il principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione, che recita testualmente: tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività…”.
Questo sistema, peraltro, potrebbe essere esteso ed interessare una platea di contribuenti ancora più ampia, superando il meccanismo degli ammortamenti e delle altre voci contabili rilevanti per competenza.
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