Lo strumento economico di stabilità non piace più a nessuno. E potrebbe essere usato anche al di fuori del Bel Paese senza bisogno di approvazione degli italiani. Di europeo il Mes ha ormai ben poco.
Roma – I nodi politici prima o poi vengono al pettine ed è inutile nasconderli. Infatti sono emersi in tutta la loro virulenza, altro che Covid. Proprio i grillini, insieme a Matteo Salvini, sono i più strenui oppositori del Mes. Così ben 16 senatori e 42 deputati hanno deciso di scrivere una lettera ai vertici del M5S preannunciando il loro voto contrario il 9 dicembre in Parlamento.
La missiva è indirizzata al capo politico del movimento Vito Crimi, a Luigi Di Maio, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e ai capigruppo pentastellati di Montecitorio e Palazzo Madama. Un segnale molto pericoloso perché il 9 dicembre si voterà sulla riforma del Mes e la defezione dei 5 Stelle potrebbe mettere a serio rischio la tenuta della maggioranza e perfino del governo.
Certamente in un momento delicato come quello che stiamo attraversando trova legittimazione chi vuole un rimpasto nella maggioranza. Anche se, probabilmente, sarebbe meglio un allargamento della compagine governativa per fare capire che non si può vivere alla giornata senza una visione politica chiara.
Con l’attuale quadro politico le elezioni anticipate sarebbero solo una calamità che, peraltro, non servirebbe a nulla. Non vi sono all’orizzonte statisti e leader in grado di infiammare le coscienze e cambiare la prospettiva. Anzi, insiste l’esatto contrario. Tra chi protesta ci sono Danilo Toninelli, Barbara Lezzi, Elio Lannutti e Mattia Crucioli. Ma dietro di loro c’è Alessandro Di Battista che è stato chiaro nel bocciare la riforma.
Infatti più volte il buon “Dibba“ ha dichiarato che, a suo avviso, la riforma del Mes “conferma e peggiora uno strumento obsoleto e dannoso”. Secondo i firmatari controcorrente è cambiato il contesto macroeconomico legato alla pandemia che rende ancora più inadeguato questo strumento.
Dunque contrari non per “partito preso” piuttosto perché lo strumento che si vuole adottare è già obsoleto e anche pericoloso. Queste, per lo meno, sono le dichiarazioni trascritte nella missiva e che i firmatari hanno voluto porre in risalto: “Il nuovo contesto dovrebbe portare a riaffermare, con maggiore forza e maggiori argomenti, quanto già ottenuto negli ultimi mesi, cioè il no alla riforma del Mes”.
I “dissidenti” sottolineano di non voler mettere a rischio la maggioranza e chiedono che nella risoluzione che sarà votata in Parlamento, la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee, in ossequio alla logica di pacchetto o, in subordine, rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes.
In difetto, aggiungono deputati e senatori contrari, si vedranno costretti a bloccare la riforma del Mes durante il voto di ratifica nelle due Camere. Comunque dello strumento economico tanto discusso e bistrattato si discuterà in un’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle.
Intanto al termine dell’incontro tra il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola e i capigruppo di maggioranza di Camera e Senato sulla riforma dello strumento economico, si è deciso che verrà elaborata una bozza di risoluzione che sarà messa a disposizione delle forze di maggioranza per la condivisione, in vista del voto della riforma in programma per il 9 dicembre, come avevamo già detto.
Forza Italia non sosterrà la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, approvata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri all’Eurogruppo. La presa di posizione, netta e senza possibilità di dietro front, è arrivata dopo le parole dell’alleato Matteo Salvini che aveva minacciato la rottura nel centrodestra se qualcuno all’interno della sua coalizione avesse sostenuto in Parlamento il contestato progetto di riforma del fondo Salvastati.
Alle parole di fuoco del “Capitano” giungeva puntuale la decisione degli Azzurri: “…Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes – ha dichiarato Silvio Berlusconi – perchè non riteniamo che la modifica del Meccanismo di Stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e la stessa non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo…”.
In ogni caso due sono i motivi che principalmente preoccupano. Il primo riguarda le decisioni sull’utilizzo del fondo che verranno prese a maggioranza dagli Stati membri. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà del Bel Paese.
Il secondo attiene sempre il vituperato fondo che sarà made in UE solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile. Parole funeree che, con la spaccatura interna alla maggioranza avallata anche da Giuseppe Conte, hanno il sinistro suono del “de profundis” per l’agonizzante strumento finanziario.
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