ROMA – ALLARME AUTONOMI: AL VARO SOSTEGNI CONCRETI E AUTOMATICI PER 6 MESI

Le categorie di autonomi e professionisti sono state colpite duramente dalla pandemia ma le loro condizioni reddituali erano a rischio già da anni. Burocrazie e pressione fiscale hanno danneggiato più del virus ed ora se ne pagano le conseguenze.

Roma – L’emergenza virale ha accentuato il divario tra chi è più protetto e chi lo è meno evidenziando, in tal modo, il dualismo del mercato del lavoro. In ogni caso, da una analisi recente, è emerso che i giovani, le donne e gli autonomi sono i più penalizzati dalla jattura del Covid.

Il governo, come anticipato dal Presidente del Consiglio, sta predisponendo nuovi e più efficaci interventi economici a vantaggio degli autonomi e delle partite Iva. Per i 300mila lavoratori in proprio scatterà l’esonero dei minimali contributivi, tanto per incominciare.

Anno bianco fiscale e contributivo per gli autonomi

Con le ultime riformulazioni si va affinando il pacchetto di ritocchi per i “sostegni” al lavoro autonomo che saranno inseriti nella manovra all’esame della Camera. Modifiche promosse dalla maggioranza, ma di fatto condivise con Lega e Forza Italia che avevano inserito proprio il variegato mondo delle partite Iva tra le priorità da affrontare con la legge di bilancio 2021.

Il supporto economico avrà la durata di sei mensilità. La nuova Cassa integrazione generale per le partite Iva iscritte alla gestione separata si chiama “Iscro”, cioè Indennità straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa. La misura, sperimentale per il triennio 2021-2023, prevede un sostegno economico per sei mesi del valore minimo di 250 euro sino ad un massimo di 800 euro al mese.

Il beneficio sarà automatico solo per chi ha avuto un reddito, nell’anno precedente alla richiesta, inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni antecedenti. Inoltre è necessario aver dichiarato un reddito non superiore a 8.145 euro ed essere in regola con i contributi, nonché avere la partita Iva da almeno 4 anni.

Sei mensilità da parte del governo per tornare a vivere e produrre

La prestazione non è cumulabile con il reddito di cittadinanza e può essere richiesta una sola volta nel triennio. La sua erogazione è accompagnata dalla partecipazione a percorsi di aggiornamento professionale. Con l’obiettivo di creare una rete di tutele per partite Iva e professionisti danneggiati dalla crisi pandemica, è stato confezionato un emendamento che punta a creare un fondo con una dote da quasi un miliardo di euro nel 2021.

Tale provvedimento finanziario servirà a sostenere l’esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali a carico degli “autonomi” aderenti alle gestioni previdenziali Inps e agli iscritti alle Casse private. Secondo indiscrezioni a usufruire dell’anno bianco saranno solo i liberi professionisti e gli autonomi con compensi e ricavi fino a 50mila euro lordi e con una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi relativi all’anno appena trascorso, non inferiore al 33% rispetto al 2019.

La crisi economica innescata dal Covid-19 si è fatta sentire pesantemente, soprattutto sulle nuove generazioni di lavoratori autonomi in specie su quelli che avevano avviato un’attività proprio nella primavera scorsa. Infatti tra il secondo trimestre del 2019 e quello del 2020 si sono persi 110mila lavoratori autonomi nella fascia di età dai 30 ai 39 anni.

Un’ecatombe di lavoratori i proprio già economicamente in coma da 10 anni

Purtroppo l’esistenza del trend negativo, per gli autonomi, dura almeno da dieci anni. L’avvento della pandemia ha solamente peggiorato ed accentuato una crisi economica presente da tempo e aggravata da una pressione fiscale senza precedenti.

Le misure messe in campo dal Governo a sostegno dell’occupazione non sono state, purtroppo, sufficienti e, comunque rivolte quasi esclusivamente al lavoro dipendente. Questo nonostante ben 4,1 milioni di autonomi abbiano beneficiato delle indennità create dai vari decreti legge (Cura Italia, Rilancio, Agosto ed altri) a sostegno delle diverse categorie.

Ma più in generale gli autonomi, e i liberi professionisti in particolare, da tempo assistono alla polverizzazione dei loro redditi come è stato evidenziato anche dalle rilevazioni annuali condotte dall’Adepp, l’associazione delle Casse di Previdenza privatizzate.

L’Adepp rivela la polverizzazione dei redditi degli autonomi e il mancato ricambio generazionale

È vero che il nocciolo duro degli autonomi è costituito dalla fascia d’età che va dai 40 ai 59 anni, tuttavia il trend in atto tra i giovani è ormai diventato preoccupante perché determina un mancato ricambio generazionale. I 110mila lavoratori in proprio perduti nell’ultimo anno, si legge nel rapporto, costituiscono un dato estremamente critico, perché riguarda proprio la fascia d’età compresa fra i 30 ed i 39 anni.

Periodo temporale questo in cui avviene il consolidamento e, in alcuni casi, l’avvio dell’attività lavorativa già minacciata dalle difficoltà congiunturali unitamente al carico di adempimenti burocratici e fiscali. Una volta davanti a maggiori criticità il lavoratore finisce con l’abbandonare l’impresa e chiudere i battenti.

Decine di migliaia le attività in proprio chiuse e che non riapriranno

Il Covid ha ulteriormente ridotto i tempi provocando anche chiusure immediate di studi professionali o di piccole aziende commerciali aperte soltanto qualche mese prima. Insomma il virus ha dato la botta finale a chi era già gravemente malato. 

 

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