Resta in cella il bocconiano delle start-up

Il manager, secondo il Gip di Milano, avrebbe manifestato una spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne. A Genovese è stato anche negato il rito abbreviato e dovrà disintossicarsi dalla droga.

Milano – Il proprietario di Terrazza Sentimento rimane in carcere a San Vittore perché pericoloso per il Gip di Milano, Tommaso Perna, che ha respinto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai magistrati inquirenti della Procura.

Dunque Alberto Genovese, 42 anni, noto imprenditore napoletano trapiantato da anni a Milano dove ha studiato alla Bocconi, dovrà attendere la conclusione delle indagini per poi difendersi davanti al tribunale meneghino con il rito ordinario.

Le feste in Terazza Sentimento

Genovese era stato tratto in arresto il 6 novembre scorso con l’accusa di violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in due diverse occasioni ovvero durante una festa nella sua casa milanese di piazza Santa Maria Beltrade e in un residence di Ibiza.

A denunciarlo due ragazze, una di 18 anni per i fatti contestati a Milano e una modella di 23 anni per quanto accaduto a Ibiza il 10 luglio dell’anno scorso. Per il prossimo luglio invece è previsto l’incidente probatorio chiesto dalla difesa di Genovese e che riguarda la trascrizione degli audio relativi alla notte del presunto stupro avvenuto nel superattico del manager.

La richiesta di rito immediato riguardava le imputazioni di violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di stupefacente, sequestro di persona e lesioni per l’episodio del 10 ottobre 2020 quando Genovese al termine di uno dei suoi soliti festini avrebbe abusato per ore di una ragazzina che dopo essere riuscita a fuggire da Terrazza Sentimento ha poi denunciato la violenza subita.

Villa Lolita a Ibiza

La giovane, ritrovatasi in strada ferita, quasi nuda e senza una scarpa, chiedeva aiuto ai passanti e subito dopo veniva accompagnata al centro per le violenze sessuali della Clinica Mangiagalli dove i medici di turno diagnosticavano le violenze sessuali prescrivendole 25 giorni di prognosi.

Mentre la squadra Mobile avviava le indagini un’altra ragazza di 23 anni si faceva avanti denunciando un presunto stupro e violenze personali subite nel residence Villa Lolita di Ibiza dopo che la donna avrebbe assunto a forza, per mano di Genovese, un mix di droghe.

I Pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella avevano chiesto il rito abbreviato ma il Gip Perna non ha concesso il beneficio che avrebbe permesso all’indagato, in caso di condanna, di usufruire dello sconto di pena pari a un terzo.

Il palazzo dove Genovese organizzava feste all’insegna di alcol e droga

Di contro i legali di fiducia di Genovese, avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari, con la perizia fonica che verrà presentata in udienza tenteranno di provare che la ragazza di 18 anni era consenziente e che ben sapeva a che cosa sarebbe andata incontro.

C’è da dire che il Gip, nel febbraio scorso, aveva rigettato la richiesta di altro arresto in danno dell’imprenditore a seguito delle denunce, per altro tardive, di altre due ragazze che avevano raccontato fatti ritenuti non credibili e sui quali sarebbero stati necessari altri accertamenti che pare siano tuttora in corso.

Lo stesso Gip Perna aveva rigettato sia un’istanza di sequestro di 4,3 milioni di euro per reati fiscali contestati a Genovese dalla stessa Procura costringendo gli inquirenti al ricorso presso il tribunale del Riesame, sia la richiesta di arresti domiciliari fatta pervenire in favore di Genovese da parte dei suoi legali.

Il Gip Tommaso Perna

Proprio in questi giorni verrà depositata un’altra perizia che dovrà stabilire se l’imprenditore, per via della sua tossicosi da droga, potrà o meno rimanere in carcere considerando la necessaria terapia di disintossicazione:

”…Chiedo di disintossicarmi perché da quattro anni sono dipendente dalla cocaina – aveva già detto Genovese quando sono sotto gli effetti della droga, non riesco a controllarmi e non capisco più quale sia il confine tra ciò che è legale e ciò che è illegale. Ho bisogno di cure…”.

Con Genovese c’erano centinaia di persona gran parte delle quali hanno preferito il silenzio

L’uomo appare molto provato, riferiscono i suoi legali, a tal punto da avere modificato il suo carattere. Per Il Gip il manager avrebbe manifestato una spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne. Certo è che in molti sapevano di quanto accadeva in casa Genovese e per anni sono rimasti in silenzio.

Una volta scoppiato lo scandalo molti di loro hanno perfino riferito di non conoscere l’imprenditore festaiolo che amava i festini a luci rosse e coca.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa