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Renzi puntella il Terzo Polo. E lancia saette contro il PD

A 6 anni dalla sconfitta sul referendum costituzionale, Matteo Renzi lancia una nuova scommessa e tende la mano a Carlo Calenda. Immancabili le stoccate ai suoi ex sodali del Partito Democratico che versano in disgrazia.

Roma – Si struttura il “Terzo Polo”. Via libera di Italia Viva alla federazione con Azione, dopo che quest’ultima ha preso la medesima decisione. Il semaforo verde è arrivato all’unanimità dall’assemblea nazionale del partito, dopo la relazione del suo leader, Matteo Renzi. L’ex premier si è augurato che, dopo la federazione, “nel 2024 il partito unico sia la casa definitiva dei nostri progetti politici, europei e italiani”. L’ex Presidente del Consiglio, da subito ha indicato gli obiettivi: votare un mandato per realizzare un accordo di federazione con Azione e Calenda. “Ma io non lascio il campo e seguirò anche personalmente questo tema” ha affermato Renzi.

Una rassicurazione, una intimidazione o un timore non è dato saperlo. In ogni caso una proposta politica in un deserto forse frammentato da tante piccole curiosità che non suscitano interesse, ma che certamente rappresenta un nuovo punto di riferimento che desta sempre più attenzione. Piaccia o meno. Com’è nello stile dell’ex sindaco di Firenze, non sono mancate le bordate agli ex “compagni” dem:

Ricordatevi che c’è stato un tempo, una stagione, in cui il Pd vinceva le elezioni, prendeva il 40,8%, governava in 6mila Comuni su 8mila e in 17 Regioni. E quella stagione è finita perché avete fatto la guerra a chi vi portava a vincere, per chiamare indietro chi vi portava a perdere”.

Carlo Calenda e Matteo Renzi puntano al rilancio del Terzo Polo.

Tanto per essere chiari. Adesso sono diverse le persone che stanno lasciando il Pd perché credono che qui ci sia la “casa del futuro e non la casa dei ricordi”. Il leader di Iv poi smentisce l’accusa di essere la ruota di scorta del Governo. In vista del prossimo congresso del Pd, Renzi ha fatto gli auguri al partito, ma da Elly Schlein invece di ringraziare è arrivato un affondo durissimo:

A Renzi va il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante e incapace di fare sintesi delle diversità, dopo aver umiliato chiunque avesse un’idea diversa. Ha lasciato macerie e se ne è andato a fare altro”.

L’ex premier, però, le ha risposto a stretto giro, sottolineando che “se ne non trovava un pazzo che faceva la rottamazione, che prendeva il 40% e la candidava, a quest’ora Schlein non sarebbe arrivata a essere eurodeputata. Oggi – ha aggiunto Renzi, riferendosi anche a Bonaccini e altri – possono inventarsi le balle che vogliono, ma è chiaro che in quella stagione c’erano. Auguro a loro buon tutto, ma non mi vengano a dire che facevano la resistenza.

Letizia Moratti

È tutta gente che ha avuto molto dal partito quando il partito vinceva”. Peraltro se al Pd fa schifo vincere e piace solo partecipare, l’ex premier, ha consigliato di cambiare nome al partito, “chiamatelo partito de Coubertin”, ha sostenuto Renzi, riferendosi alla candidatura di Pierfrancesco Majorino, decisa dal Pd, dopo che il Terzo Polo in Lombardia aveva, invece, stabilito di appoggiare Letizia Moratti. Sull’incontro tra il premier Meloni e Calenda per la manovra di bilancio, il leader di Iv ha sottolineato che sono stati dati solo dei consigli ed avanzate delle proposte. “Continueremo a votare no al Governo, ma se alcune nostre proposte verranno accolte saremo pronti a votare i relativi emendamenti. Nessun intrigo“.

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