Quando si resta di ghiaccio

Continua la discussione sul cambiamento climatico, sterile e inconsistente come sempre. Mentre tutto ci scorre davanti agli occhi voltiamo lo sguardo, ma per quanto sarà ancora possibile farlo? Ma la storia sul clima è cosi come ce l’hanno propinata?

Roma – Quando si resta di ghiaccio! Ci sono notizie di cronaca che ci lasciano allibiti, turbati, in una parola: senza parole. E’ quanto accaduto con la tragedia della Marmolada del 3 luglio scorso, che ha provocato 11 morti, 8 feriti e 22 dispersi. Si è verificato il distacco del seracco (una formazione tipica di un ghiacciaio, a forma di torre o pinnacolo, derivante dall’apertura di crepacci) della calotta di Punta Rocca, ad una quota di 3200 metri. La Marmolada, detta anche la Regina delle Dolomiti, è un gruppo montuoso delle Alpi Orientali al confine tra la provincia di Trento e quella di Belluno. Il crollo è da addebitare alle alte temperature di questi giorni, col record di 10 gradi raggiunti in vetta.

Le vittime dell’incidente sulla Marmolada

Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per disastro colposo, allo scopo di valutare se ci sono, oltre a cause climatiche, anche responsabilità umane. Il caldo e la siccità di questo periodo si vanno ad inserire in un contesto già delineato da alcuni anni. Ovvero: gli eventi estremi stanno diventando sempre più frequenti in correlazione col cambiamento climatico. A tal proposito Massimo Tavoni, docente di Economia del clima al Politecnico di Milano e direttore dell’Istituto europeo per l’economia e l’ambiente, ha dichiarato al quotidiano La Stampa:

“… Lo scioglimento dei ghiacciai è un fatto, purtroppo, documentato, così come stanno calando le dimensioni su tutte le alte montagne. Questi eventi estremi, associati alla siccità, sono frutto del cambiamento climatico e dell’azione dell’uomo…”

Non possiamo che aspettarci dunque un’intensificazione di questi fenomeni. Le situazioni estreme dipendono da fattori storici, ma sono esasperati dal cambiamento climatico. Il percorso che si intende intraprendere definirà anche lo scenario possibile. Per quanto riguarda i ghiacciai si spera di salvarne almeno la metà. L’ipotesi peggiore è che scompariranno. Ma, come si dice in questi casi, le sfighe non vengono mai da sole.

Nel senso che a confermare questa diagnosi ci ha pensato il WWF (organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale), che all’indomani della valanga sulla Marmolada ha diffuso la seguente nota: Con la media delle temperature degli ultimi anni, i ghiacciai sotto i 3.500 metri sono destinati a sparire nel giro di 20-30 anni. Nessuno poteva sapere quando e dove, ma quella sul ghiacciaio della Marmolada è una tragedia più che annunciata e per questo ancor più grave e dolorosa.

Quanto accaduto corrisponde agli scenari e agli avvertimenti che climatologi e glaciologi diffondono da anni, in particolare attraverso i rapporti dell’Ipcc, il panel scientifico delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico e persino con un report speciale su: Mari e criosfera in un clima che cambia, del 2019. Del resto, di tragedie per i cosiddetti glacier hazards (rischi glaciali) se ne sono verificate diverse anche sulle Alpi europee negli ultimi anni, tutte presto dimenticate. Negli ultimi 150 anni alcuni ghiacciai hanno perso oltre due chilometri di lunghezza, ma a ridursi è anche il loro spessore, che in una sola estate può assottigliarsi anche di 6 metri.

Se le temperature continueranno ad aumentare, nel giro di pochi decenni i ghiacciai eterni dalle Alpi Orientali e Centrali potrebbero ridursi drasticamente o scomparire. Rimarrebbero solo sulle Alpi Occidentali, quelle più alte. Inoltre, i ghiacciai sono sempre più scuri, e quindi più vulnerabili alle radiazioni solari.

Come al solito, seppure con tutti gli elementi a disposizione forniti dagli esperti negli ultimi anni, la politica ha dormito o ha voltato il capo dall’altra parte. Col caldo rovente di questi giorni avremmo preferito tanto restare di… ghiaccio per rinfrescarci. Invece lo siamo restati perché allibiti!

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