Se si pensa a un libro, è istintivo pensarlo pieno di capitoli e di parole. Altrimenti, che libro è? Invece esistono quelli di sole immagini. Non sono recenti, ma risalgono, addirittura all’800. Si tratta dei silent book, “libri senza parole”.
Roma – Fanno parte della categoria dei libri illustrati e sono caratterizzati da un aspetto che li rende unici. Ovvero narrano una storia eliminando le parole, solo con le immagini. E devono riuscire a esprimere la trama e le emozioni dei personaggi. Nel corso dei decenni hanno cambiato le storie per l’infanzia e l’adolescenza e reso più ampio il concetto stesso di libro. Sono stati definiti anche “libri affollati” o “brulicanti” o “affollati senza testo”.
In Italia la definizione più diffusa è “silent book”, scelta come quella più appropriata da Marcella Terrusi e Giovanna Zoboli, esperte del settore. La prima svolge attività di ricerca di Letteratura per l’infanzia e Iconologia presso l’Università di Bologna. La seconda è scrittrice ed editrice del marchio editoriale Topipittori, specializzato in volumi, illustrati e non, per bambini e ragazzi. Si tratta di un settore che non è di facile collocazione, che oggi gode di larga diffusione. Fino a qualche anno fa il “silent book” è stato trascurato negli studi di letteratura, considerato quasi un settore di serie b. Mentre era diffuso in discipline come l’arte e la letteratura per bambini e adolescenti, in quanto inserite in contesti pedagogici.
Gli antenati dei “silent book” possono essere rintracciati in epoche a noi lontanissime. Come ad esempio in molte grotte archeologiche sono raccontate con disegni, fatti e avvenimenti dell’epoca. Il primo vero libro con sole immagini fu distribuito in una chiesa in Germania, alla fine del 1800, da un parroco, per evangelizzare i giovani. David Wiesner, uno dei maestri del settore, illustratore statunitense, ha dichiarato: “Io scrivo per immagini”. Quest’affermazione esprime, più di ogni altra, la vera essenza del “libro senza parole”. Tanto che i suoi testi vengono utilizzati nelle scuole di scrittura creativa, per il passaggio dall’immagine al testo. Inoltre, anche nella scuola primaria fino alle superiori, perché i libri privi di parole stimolano insegnanti e studenti ad amplificare la storia con le parole.
Inoltre, secondo Wiesner è la poesia che attrae, perché offre una grande libertà di visualizzare in modo personale e il linguaggio, sovente, è così scarno e suggestivo che solo la mente con la sua fantasia può colmarne l’immaginario. D’altronde già la scoperta della fotografia aveva dato un forte impulso al valore delle immagini, che, spesso, esprimono in modo efficace ciò che vogliono raccontare anche rispetto ad un articolo o un testo scritto. Una caratteristica da non sottovalutare è che i “silent book” sono davvero alla portata di tutti, in grado di superare le barriere linguistiche e di favorire l’incontro e lo scambio tra culture diverse. Inoltre, favoriscono l’apprendimento del significato delle immagini, nonché aiutano i più piccoli a riconoscere le figure dando loro un significato.
Infine, possono essere goduti da lettori di ogni lingua e, finanche, da chi non ha imparato ancora a leggere. Ora, tenendo conto sia dell’aspetto educativo dei “libri senza parole” che della loro diffusione, si potrebbe immaginare un futuro non tanto lontano in cui un articolo come questo possa essere scritto per immagini. Chissà…