Astensionismo, rassegnazione, addirittura disamore per la politica: sono questi i mali che affliggono, oggi, soprattutto i giovani italiani, sempre più votati alla vita all’estero (e sempre meno alle scelte decisionali per il proprio Paese).
Roma – La politica viene vista come il male peggiore e qualcosa di cui diffidare a prescindere dal senso di appartenenza, ancora insufficiente, ad una comunità. Il deficit di partecipazione dei cittadini è probabilmente il nostro male più grave connesso alla vita politica.
Il dato sull’astensionismo, infatti, registrato a margine delle ultime elezioni politiche, è una spia del malessere dei cittadini nei confronti del nostro sistema. Il senso di appartenenza verso il Paese purtroppo è molto scarso e lo si può desumere da tante cose, che sono molto indicative: il disprezzo della gente per la politica è un sentimento comprensibile e forse anche giustificabile a causa di molteplici fattori.
Per esempio, le ultime esperienze politiche sono state segnate, molto spesso, da assenza di competenze, scarsa preparazione e mancanza di visione a lungo raggio. “L’uno vale uno” ha poi di fatto rappresentato il culmine di un pressapochismo estremo che ha minato ulteriormente le istituzioni.
Tuttavia, tutti i cittadini dovrebbero comprendere che il disimpegno non è mai funzionale al raggiungimento di un progetto sociale comune. Della politica, quella buona e lungimirante, non si può fare a meno, cosicché occorre adoperarsi per farla funzionare bene. Non ha alcun senso demonizzarla per il solo fatto che alcuni che si sono impegnati si comportano male o sono palesemente inadeguati. Così facendo, infatti, si aggravano sempre più le cose, perché per forza d’inerzia la politica non rinsavisce, ma cade sempre più in basso.
Purtroppo, gli scandali o gli errori che la caratterizzano allontanano molti per il senso di ineluttabilità e di pessimismo che ci pervade ed imprigiona, mentre dovrebbe succedere l’inverso, cioè avvicinare il cittadino alla politica con la speranza di migliorarla e trasformarla, partendo dall’assunto che la politica, comunque, si interessa delle nostre vite anche se noi tutti la snobbiamo.
Oltre all’astensionismo, quello che colpisce è la serena rassegnazione con la quale molti giovani e giovanissimi si trasferiscono all’estero per completare i loro studi e poi decidono di rimanervi, attratti da percorsi professionali più lineari, meglio retribuiti e meno rischiosi. Questo perché, oltre a non aver fiducia nella politica, vi è un’assenza di fiducia nel sistema Paese, inteso come mercato del lavoro e occasioni di crescita professionali.
Certo se si avesse la capacità di attrarre giovani stranieri di qualità gli effetti sarebbero ben diversi e il tutto rientrerebbe in una normale internazionalizzazione o, se si vuole, globalizzazione della nostra società. Ma purtroppo non è così. Occorre, comunque, fare qualcosa, ciascuno nel suo piccolo. Certo non è facile cambiare un costume radicato, per costruire un senso della comunità che si è andato smarrendo.
La politica è necessaria e non possiamo sottrarci al dovere di darle, nelle forme più adatte, il nostro contributo. Se vogliamo una società migliore, rendiamoci conto che dobbiamo fare tutti qualcosa in più per una nuova comunità e per farlo occorrono competenze e il desiderio di capire il mondo in cui viviamo.
Il Paese e la politica hanno bisogno di persone competenti e preparate. È illusorio pensare di farne a meno. Abbiamo bisogno di meno superficialità, di meno protagonismo e maggiore capacità di ideare, costruire e realizzare insieme. Le società moderne devono fronteggiare problemi ed eventi sempre più complessi, che richiedono la riflessione e l’impegno di una classe dirigente allargata.
Proprio per questo la prima riflessione da fare è quella del recupero del senso di comunità. Chissà se questo prossimo governo tenterà di rimettere al suo posto le regole del gioco. Chissà. Intanto c’è grande attesa nel centrodestra, alla vigilia dell’insediamento delle Camere. La presidente di Fratelli d’Italia: “Sono ottimista“. Possibile nulla osta finale per La Russa e Molinari alle presidenze di Senato e Camera. Il Pd voterà scheda bianca “come primo approccio” ha detto il segretario Enrico Letta durante l’incontro con gli eletti del suo partito.