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Pensioni minime tra aumenti e inflazione galoppante

L’annosa questione delle pensioni minime è sempre sul tavolo. Il Governo sta varando nuove misure per apportare un aumento anche per il 2024. Quanto alla riforma fiscale, è stata annunciata l’intenzione di rimodulare le aliquote Irpef. Ma non basta.

Roma – Le pensioni minime sono un problema che deve essere affrontato in fretta. Quest’anno il minimo Inps è salito a 563,74 euro. La cifra l’anno prossimo aumenterà in automatico, come sempre, in base al tasso di inflazione. Ma il Governo ha già anche previsto un incremento ulteriore con la legge di Bilancio. Intanto quest’anno le pensioni minime per gli over 75 sono state portate alla soglia dei 600 euro, anche se non sono state ancora erogate.

L’anno prossimo le cose cambieranno, nel senso che tutti coloro che prendono l’assegno minimo, o anche una cifra più bassa, avranno un aumento del 2,7%, a prescindere dall’età. L’incremento dovrebbe coinvolgere anche le pensioni di invalidità, che quest’anno invece sono state escluse dai rialzi. Le pensioni, dunque, dovrebbero beneficiare di un nuovo aumento già a inizio 2024, a fronte di un importo che potrebbe adeguarsi sempre più al costo della vita. Nella Finanziaria 2023, com’é noto, hanno trovato posto solo misure sperimentali, proroghe e incrementi transitori degli assegni più bassi, a causa della situazione dei conti pubblici.

In ogni caso, sullo sfondo di questi interventi, che sono già certi, c’è anche la riforma fiscale: il Governo ha annunciato tra le altre cose l’intenzione di rimodulare le aliquote Irpef, riducendole a 3 e abbassando gli esborsi. Questo si applicherà anche alle pensioni, che quindi dovrebbero avere un valore netto più alto. Non si può garantire, comunque, che il Governo metterà in pratica i nuovi scaglioni Irpef già l’anno prossimo, dato che ha due anni di tempo per completare la delega fiscale. In tutti i casi, trattandosi di aumenti percentuali, ad essere più avvantaggiate saranno le persone con un assegno più alto. Nel 2023, le pensioni hanno visto un aumento significativo dovuto alla rivalutazione, l’alta inflazione dell’anno scorso ha portato soprattutto le pensioni più basse a dover crescere in modo notevole per adattarsi, come da regole Inps.

Per il 2024, visto che l‘inflazione ha rallentato ma resta su ritmi più alti degli scorsi anni, è probabile che succederà la stessa cosa. In più, il Governo è intervenuto con ulteriori rialzi nella Legge di bilancio. Questo, unito alla possibile applicazione della riforma fiscale, può già dare un’idea di quanto cresceranno gli assegni il prossimo anno. L’inflazione nel 2022 ha raggiunto livelli che non si vedevano da decenni. Dunque, nel 2023 l’adeguamento è stato notevole. La rivalutazione in base all’inflazione è una regola Inps, non una scelta del Governo, così l’esecutivo di Giorgia Meloni per evitare che questo adeguamento avesse un impatto troppo forte, ha dovuto ridurlo.

In sostanza, solo chi prendeva una pensione fino a 4 volte la minima ha avuto un aumento del 100% di quanto dovuto, mentre nelle fasce successive l’incremento è stato diminuito. Tanto per fare un esempio l’85% per chi prende tra 4 e 5 volte la minima, mentre il 53% per chi prende 5-6 volte la minima. Lo stesso meccanismo di rivalutazione si applicherà nel 2024. Il dato sull’inflazione non è ancora certo, ma il Def stilato dal Governo ha stimato che sarà al 5,4%. Meno dell’anno scorso, certo, ma comunque nettamente sopra la media degli anni precedenti. Così, nel 2024 ci sarà una nuova rivalutazione di alcuni punti percentuali. Anche in questo caso, allora, il Governo potrebbe decidere di applicarla in modo completo solo per chi prende fino a 4 volte la pensione minima, cioè fino a 2.100 euro al mese. In più, ci sarà il conguaglio per la rivalutazione del 2023, i pensionati riceveranno, in tal modo, la differenza tra il tasso che l’Inps aveva calcolato a fine anno e quello definitivo.

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