Ordinanze “top secret”: legge bavaglio o garanzia per l’indagato?

Divieto di pubblicazione fino all’udienza preliminare: giornalisti, Pd e M5s sulle barricate, ma Azione e Italia Viva stanno con la maggioranza.

Roma – La Camera dei deputati ha approvato un emendamento a un disegno di legge che introduce nuove regole riguardo le modalità con le quali vengono diffusi su giornali e media gli atti delle inchieste. In base alla nuova norma, fino alla fine delle indagini preliminari sarà vietato pubblicare integralmente o in parte il testo di un’ordinanza di custodia cautelare, cioè il provvedimento con cui un giudice decide misure cautelari (come la carcerazione o gli arresti domiciliari) per una persona indagata. A meno che non si decida di rendere il divieto più restrittivo, si potrà comunque dare notizia di quello che c’è scritto nell’ordinanza.

Secondo la Federazione nazionale della Stampa e l’Ordine dei giornalisti, come decine di associazioni ed organizzazioni, personalità della cultura e dello spettacolo e del mondo politico, sarebbe un tentativo di silenziare l’informazione e la libertà di espressione. L’Ordine dei giornalisti si è espresso in modo chiaro e netto affermando che “il divieto di pubblicare anche solo stralci delle ordinanze di custodia cautelare non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza, ma costituisce una pesante limitazione del diritto di cronaca”.

In segno di protesta la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, ha deciso di disertare la conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni e di convocare una giunta straordinaria per organizzare “la mobilitazione della categoria insieme alla società civile contro il nuovo bavaglio al diritto di cronaca“. A gran voce, i giornalisti chiedono al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare la legge.

Enrico Costa, deputato di Azione e firmatario dell’emendamento, difende invece la norma dagli attacchi della Fnsi che, a suo dire, “dimostra di non aver letto il testo approvato, in cui non c’è nessun divieto di dare la notizia degli arresti né di riportare il contenuto dell’atto”. In buona sostanza si vieterebbe soltanto la riproduzione dell’atto processuale, come i testi delle intercettazioni, prima che l’indagato possa difendersi.

Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd

Anche PD e M5s si schierano contro il provvedimento, in particolare Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd, ha dichiarato che “si nega all’opinione pubblica il diritto di essere informati su temi come la lotta alla corruzione e la lotta alla mafia”. I parlamentari pentastellati in commissione Giustizia alla Camera hanno sottolineato che ”il governo Meloni e la sua maggioranza allargata ad Azione e Italia Viva ancora dimostrano quale sia la loro unica agenda in materia di giustizia: nascondere o lasciare impunite le malefatte della borghesia mafiosa, dei corrotti e dei comitati d’affari”.

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