Il numero delle vittime di regime continua ad aumentare fra il silenzio di Putin e le proteste della comunità internazionale. Il suo oppositore sarà ricoverato in un ospedale europeo.
Omsk – Tre giorni fa Aleksey Navalny, il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin e famoso per le sue battaglie contro la corruzione, veniva ricoverato d’urgenza nell’Ospedale di Omsk per un sospetto avvelenamento. Navalny si trovava in Siberia impegnato nella campagna elettorale per le elezioni amministrative e si è sentito male in aereo dopo avere bevuto un thé.
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Sono in molti quelli che parlano di avvelenamento da “droga dello stupro“: inodore, insapore e che può anche condurre a morte in assenza di cure tempestive. Al momento solo ipotesi nonostante i medici dell’Ospedale delle Emergenze di Omsk abbiano riferito che non c’è traccia di veleno nel sangue del paziente. Attualmente l’uomo è in coma farmacologico e le sue condizioni sono stabili ma ancora gravi al punto che la moglie ha chiesto e ottenuto il suo trasferimento all’estero, temendo ritorsioni da parte delle autorità governative.
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Il politogo Gleb Pavlovskij, originario di Odessa, ha affermato che in Russia si respira una sorta di “atmosfera da Borgia” e non si sbaglia troppo se pensiamo a quanto è accaduto durante gli ultimi anni nel paese di Tolstoj e di Dostojevskj, dove i principali oppositori di Putin e del suo sistema di potere sono stati vittime di avvelenamenti e di esecuzioni sommarie da parte di killer di cui non abbiamo mai conosciuto i mandanti.
Ricordiamo la giornalista Anna Politoskaya che indagava sulla “condotta” delle truppe russe in Cecenia e che dopo un tentato avvelenamento è stata freddata da un kommando di killer ceceni nell’atrio del palazzo di casa sua. Parecchio clamore ha suscitato anche la vicenda dell’ ex agente segreto Aleksandr Val’terovič Litvinenko, avvelenato ed ucciso con il polonio a Londra, dopo essere passato al servizio di Boris Berezovsky, un oligarca entrato nella “lista nera” del presidente. E cosa dire di Boris Nemcov, amico di Navalny ed in prima linea contro Putin, che nel 2015 è stato freddato da un killer senza tanti problemi?
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Quando poi gli oppositori non vengono uccisi sono condannati alla “morte civile”: è il caso di Mikail Chodorkovskij, patron di Yukos, che dopo avere finanziato le forze politiche anti-putiniane senza nascondere l’ambizione di candidarsi in prima persona ha trascorso dieci anni in prigione per accuse di frode fiscale ed appropriazione indebita molto discutibili.
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E Putin che fa? Il presidente rimane in silenzio ed augura una pronta guarigione a Navalny ma il suo effettivo coinvolgimento nella morte violenta degli oppositori solleva più di un dubbio anche perché è innegabile che tutti questi attentati danneggiano non poco la sua immagine a livello internazionale. Si vocifera che ambienti vicino al premier indiscusso agirebbero come schegge impazzite, un po’ come la Ceka di Amerigo Dumini nell’estate del 1923. Ma se Benito Mussolini fu il responsabile morale dell’omicidio Matteotti, un discorso analogo può essere fatto anche per il presidente russo che non nasconde di essere allergico ad una opposizione troppo intransigente.
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