PUTIN A CHI L’HA VISTO?

Il leader russo ha dimenticato i suoi amici italiani mentre il Vecchio Continente annaspa per non soccombere. La partita si giocherà su Mes e sul decreto più restrittivo. Gli italiani vogliono sperare nel futuro ma la politica non aiuta.

Che cosa sta succedendo in Russia? Che fine ha fatto Putin? Dell’ex Impero zarista si sa poco, soprattutto, in quest’ultimo periodo. Da quanto risulta nell’immenso Stato euroasiatico i decessi certificati causati dal nuovo Coronavirus sono ancora fermi a uno. Si tratta di una donna di 79 anni che presentava già delle patologie serie. Putin continua a dichiarare che la situazione è sotto controllo e che non esistono le condizioni per richiedere un aiuto esterno. Allo stesso tempo, però, sembra che non ci siano le condizioni neanche per aiutare gli altri. Dopo che l’Unione Europea ha pubblicamente voltato le spalle all’Italia, salvo poi ricredersi per bisogni finanziari e per il timore di una possibile implosione, non era da escludersi un interessamento russo alla situazione interna dell’italica progenie. Anzi, probabilmente molti vedevano in esso una ghiotta possibilità nell’ottica di una futura rottura con l’asse Berlino-Parigi.

Sulla lista degli scomparsi, però, non è presente solo il nome del nuovo Zar. Anche i nostri politici, chi più chi meno, si sono dati alla latitanza, con l’eleganza e l’opportunismo che da sempre distingue la casta dei volemose bene. Silvio Berlusconi, dopo essere fuggito in Francia come fece Papa Clemente VI nei giorni più bui della peste nera, si è cosparso d’altruismo donando 10 milioni di euro alla sanità pubblica italiana. Bel gesto, non c’è che dire. Se non fosse solo che il conto da saldare con il Bel Paese ammonta a più di 200 milioni di euro che pare siano stati evasi al Fisco durante la sua lunga carriera da imprenditore.

L’elemosina non piace mai a nessuno, specie se a riceverla sono migliaia di strutture che hanno visto e subito ingenti tagli, com’è stato per la sanità, durante i suoi precedenti mandati come quarta carica dello Stato. Probabilmente la paura più grande del Cavaliere è che gli italiani inizino a porsi le domande più svariate sulle politiche economiche che sono state condotte fino ad oggi e che vedrebbero Mr. Mi Consenta e compari come imputabili di dilapidazione e furto del patrimonio scientifico italiano.

 

Altro illustre nome nella lista degli scomparsi di questi giorni è quello del leader della Lega Matteo Salvini. Salvo alcune apparizioni in pubblico in compagnia della fidanzata, completamente fuori luogo e irrispettose verso i milioni di cittadini chiusi dentro casa e con situazioni lavorative precarie, il capo del Carroccio si è ben guardato da assumersi responsabilità, continuando nella sua retorica distruttiva e controproducente. In una delle sue ormai rare apparizioni, Salvini a Sky TG24 ha rincarato la dose sulla situazione d’emergenza bocciando in toto gli ultimi provvedimenti governativi. Il cuore della polemica si è articolato intorno alla critica dell’emendamento “svuota carceri” del decreto Cura Italia e sulla necessità di reintrodurre la leva obbligatoria nell’esercito.

L’erede di Bossi ha, inoltre, criticato fortemente la chiusura del Parlamento, spiegando come il normale funzionamento delle Camere sia indispensabile per arginare la crisi sanitaria. La falla nel ragionamento, però, nascerebbe dal fatto che per mantenere il corretto funzionamento dell’organo legislativo, si muoverebbe una macchina istituzionale che comporterebbe la presenza di un numero d’impiegati e funzionari tale da mettere a repentaglio la stessa ratio delle misure di contenzione.

Soprattutto se consideriamo che ormai le possibilità offerte dal digitale potrebbero benissimo sostituire – per il periodo di crisi – la presenza fisica in aula. La retorica antieuropeista, invece, sembra totalmente tramontata con la fine della campagna elettorale. Criticare il Mes, senza mettere in dubbio i capisaldi costitutivi dell’Unione Europea significherebbe voler arginare un branco di iene con una pistola a giocattolo. Anche lo stesso Putin, dunque, sembrerebbe aver dimenticato l’ex ministro degli Interni. Mentre divampano le critiche fini a sé stesse, l’Italia attraversa il suo momento critico più critico. E lo sta facendo con un generale fuggi fuggi istituzionale.

E’ forse arrivata l’ora di prendere il rosario in mano?

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