In Italia si stima che oltre 45mila nuove coppie ogni anno avranno difficoltà nel concepire un bambino. Una delle cause dipende dallo sfasamento tra età biologica ed età sociale in cui si ricerca il primo figlio.
Roma – L’impossibilità di concepire un bambino colpisce un adulto su sei. Le disgrazie non vengono mai da sole, è proprio il caso di dire. Nel senso che esse sembrano accanirsi senza interruzione sugli individui, come se si entrasse in una spirale di negatività, da cui è difficile liberarsi e le criticità sembrano crescere. Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un adulto su sei nel mondo è vittima di infertilità. Ci mancava pure questa! In medicina si considera infertile una coppia che non riesce ad avere un figlio dopo due anni di tentativi: questa situazione interessa il 12-15% delle coppie in età fertile.
In Italia si stima che oltre 45mila nuove coppie ogni anno avranno difficoltà nel concepire un bambino. Una delle cause dipende dallo sfasamento tra “età biologica” ed “età sociale” in cui si ricerca il primo figlio. Oggi le donne, nei paesi sviluppati, studiano e cercano un lavoro prima di sposarsi. E le coppie tendono a procrastinare la nascita del primo (e sempre più spesso unico) figlio dopo aver raggiunto degli obiettivi economici, come l’acquisto di una casa, o dopo essersi presi del tempo per esperienze, come viaggi e vacanze, per le quali i figli sono vissuti come ostacoli. Anche altri fattori (abitudine al fumo, abuso di alcol, condizioni lavorative, inquinamento) possono influire negativamente sulla fertilità.
Vista le crescita dei casi, l’OMS ritiene che sia necessario estendere l’accesso ai costosi trattamenti per la fertilità, soprattutto nei Paesi più poveri. La politica sanitaria a livello globale non può più procrastinare una scelta di questo tipo se si vuole favorire la genitorialità a coloro che la cercano, senza discriminazioni. Questa problematica è stata oggetto di confronto durante il sesto congresso a cura della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), tenutosi lo scorso 29 novembre a Roma.
E’ emerso che anche in Italia la situazione è allarmante e l’accesso ai trattamenti terapeutici non è garantito a tutti. La causa di questa disparità è dovuta al ritardo, quasi sei anni, per approvare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), comprendenti anche l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). In Italia, secondo le stime sarebbero oltre 100mila le coppie che non possono concepire un figlio. Il report dell’OMS è il risultato di 133 studi di tutto il mondo effettuati tra il 1990 e il 2021.
Ma i dati potrebbero essere sottostimati, in quanto hanno riguardato solo l’infertilità femminile e poiché si riferiscono fino al 2021, non sono stati valutati gli effetti della pandemia. Infine, i tassi di infertilità risultano essere più alti nei paesi più avanzati e, quindi, suggeriscono un forte legame con l’esposizione all’inquinamento ambientale. Ci sono ormai diversi studi che collegano i problemi di fertilità all’esposizione a inquinanti ambientali, segno che la salute del pianeta è strettamente intrecciata a quella umana: avere cura della prima significa dunque proteggere anche l’altra. Siamo stati sedotti e ammaliati da una concezione dello sviluppo senza fine, ed ecco i risultati. Solo che ci stiamo scavando la fossa con le nostre mani!