Nessun problema, ci pensano i Cobot

Fra non molto potrebbero essere loro i nostri migliori collaboratori, anzi i nostri migliori robot collaborativi. A differenza dei tradizionali automatismi i Cobot riescono a interagire con l’ambiente ed i lavoratori passando da un’attività produttiva ad un’altra in tempi brevissimi e in tutta sicurezza. Ma davvero affideremo a queste macchine il nostro futuro professionale?

Soltanto una decina d’anni fa l’idea venne accolta con molto scetticismo. Oggi fanno parte a pieno titolo della robotica industriale, in rapida espansione. Stiamo parlando di “cobot“, collaborative robot, i robot collaborativi in grado di interagire in sicurezza con l’ambiente e gli operatori con cui condividono specifiche mansioni.

Cobot

Hanno il potere di mutare i paradigmi del lavoro, della produzione e il rapporto tra macchina e uomo. Sono in grado di automatizzare una serie di applicazioni e di entrare nella produzione passando da un’attività all’altra in tempi molto brevi.

Prima di arrivare agli esemplari attuali, ci sono stati una serie di prototipi e da oggi il mercato sta registrando una crescita costante annuale del 50%, per un giro d’affari di oltre 3 miliardi di dollari. Sono molto leggeri, piccoli e pensati per lavorare a fianco dell’uomo e rappresentano strumenti dotati di intelligenza propria.

Inoltre sono facili da usare e da programmare ed hanno un ritorno economico immediato dell’investimento. Sono, quindi dei congegni antropomorfi con movimenti progettati per rispettare criteri di sicurezza, flessibilità e compattezza.

I cobot e i robot tradizionali si differenziano, innanzitutto, per il livello di sicurezza che è molto elevato nei primi rispetto ai secondi. Poi, la flessibilità che è la vera cifra stilistica del prodotto. Infine, le piccole dimensioni permettono una grande capacità di spostamento solo dove serve, mentre quelli tradizionali più pesanti, potevano essere impiegati solo su grandi volumi produttivi.

La loro programmazione è molto semplice con un teach pendant, il dispositivo touch screen con cui si può controllare il cobot da remoto, provvisto di un grafico che raffigura i programmi da impostare; la free drive, manopola che permette di dirigere il movimento del braccio del cobot nello spazio, in modo da replicare l’azione desiderata.

Questi efficienti collaboratori, nonostante il loro sviluppo e diffusione, incontrano ancora forti resistenze. Soprattutto da parte di quelle aziende che hanno manifestato dubbi sulla loro integrazione, mentre per una buona parte degli impianti di produzione l’effettiva applicazione non è di facile previsione. Senza dubbio ci sono ancora molti aspetti da valutare e limare.

Uno di questi è il miglioramento e la raffinatezza della manualità, soprattutto durante la raccolta e la lavorazione di piccoli componenti, piuttosto delicati. L’altro è la capacità di prendere decisioni rapidamente, ad esempio, per evitare gli ostacoli senza interrompere la produzione, con tutte le conseguenze del caso.

I leader del settore hanno subito raccolto la sfida e stanno già sviluppando cobot sempre più veloci e con sistemi di visione integrata. Gli esperti del settore sottolineano che fanno parte di un’industria 5.0 ambiziosa ma futuribile, in cui gli stessi cobot saranno esponenzialmente più produttivi.

Inoltre, aiuteranno ad arginare criticità e problemi all’interno di qualsiasi ciclo produttivo, risparmiando energia, tempo e risorse. Una caratteristica che sarà – a parere degli esperti – accentuata dai processi in fieri è quella di una maggiore versatilità d’impiego, un’efficace adattabilità a situazioni impreviste e un rilevamento più accurato della posizione. Quindi, i cobot sono la testimonianza di un presente in continua evoluzione ed un futuro che – piaccia o no – sta andando verso l’automazione

Una chiosa finale: se i cobot, robot collaborativi si comporteranno come molti collaboratori di aziende o attività di qualsiasi genere di cui è ricca la cronaca quotidiana, il cui comportamento è poco lusinghiero e spesso al limite della truffa, non siamo messi bene. Anzi, come si dice in questi casi, saranno cavoli amari!

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