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Mutui, i rialzi dei tassi saranno molto dolorosi

Brutte nuove in tema di mutui. I tassi di interesse hanno ripreso a salire, con buona pace delle famiglie italiane indebitate sino al collo con le banche. Persino la presidente della Banca Centrale Europea ha invitato gli istituti di credito alla moderazione.

Roma – Diventa sempre più dolorosa la spina nel fianco di ogni famiglia che deve pagare le rate dei mutui contratti con le banche. Spesso diventa un problema economico insormontabile, a causa dei continui aumenti. La causa principale è la politica della Banca centrale europea che, dalla metà dell’anno scorso, ha ripreso ad alzare i tassi di interesse. Lo scopo della Bce è limitare l’inflazione, che porta a un aumento di tutti i prezzi.

In sostanza, aumentando i tassi di interesse diventa più costoso chiedere un prestito, infatti meno persone lo fanno perché decidono di aspettare e sperano che le condizioni economiche migliorino. Così circola meno denaro e si abbassa l’inflazione. È un metodo che sembra funzionare, dato che nei primi mesi del 2023 l’inflazione è stata in costante calo. Dato, in ogni caso, non percepito dagli italiani. Tuttavia, mentre chi non ha un mutuo può essere costretto ad aspettare che la situazione migliori, chi l’ha già acceso, invece, si ritrova a pagare tassi più alti. Una situazione potenzialmente difficile da gestire, tanto che la stessa presidente della Bce Christine Lagarde ha invitato le banche a venire incontro alle famiglie.

Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea.

Comprare casa, comunque, diventa sempre più complicato e per alcuni praticamente impossibile. I tassi di interesse sui mutui continuano a salire. A febbraio erano oltre la soglia del 4%. Lo confermano gli ultimi dati pubblicati dalla Banca d’Italia, secondo cui i tassi nel secondo mese dell’anno sono saliti al 4,12%, contro il 3,95% di gennaio. Valori che, in sostanza, rischiano di essere insostenibili per le famiglie. Secondo il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona: “Le percentuali di questo tipo si traducono in un rincaro mensile importante, di circa 159 euro”. Insomma, una mazzata annua pari a 1.908 euro. Prendendo come termine di paragone il 2021, chi accende oggi un mutuo a tasso variabile spende fino a 4.236 euro in più all’anno. Per i mutui a tasso fisso, più tutelati, la differenza arriva comunque a 3.240 euro all’anno, a seconda del tipo di mutuo.

È la conclusione raggiunta da un’indagine del Codacons, associazione di consumatori che ha effettuato simulazioni utilizzando i tipi di mutui più richiesti in Italia e confrontando le offerte migliori. In concreto, a settembre 2021, il tasso medio che veniva applicato dalle banche per un mutuo da 150mila euro della durata di 30 anni a tasso variabile era dello 0,48%. Questa era la migliore offerta disponibile sul mercato e portava a una rata mensile da 442 euro. Per un mutuo a tasso fisso con le stesse condizioni, invece, il Taeg era all’1,04% e la rata mensile era di 481 euro. I mutui a tasso fisso erano meno economici di quelli a tasso variabile proprio perché, essendo fissi mettevano al riparo da eventuali cambiamenti della situazione economica.

Oggi, con i continui rialzi della Bce, la situazione si è invertita. Così, per chi volesse accendere oggi lo stesso mutuo, sempre di 150mila euro da ripagare in 30 anni, il Taeg è al 3,62% per il tasso variabile, con una rata mensile da 663 euro (221 euro in più rispetto al 2021). Per il tasso fisso, il Taeg è al 3,17% e la rata mensile è da 631 euro (150 euro al mese in più). Un altro esempio è quello di un mutuo da 200mila euro della durata di 20 anni le cui condizioni a settembre 2021 erano le seguenti: per il tasso variabile Taeg allo 0,39% e rata mensile di 858 euro; per il tasso fisso, Taeg dello 0,86% e rata di 903 euro al mese. Oggi, per un mutuo simile a tasso variabile il Taeg è salito al 4,19% e la rata a 1.211 euro. Si parla di 353 euro in più al mese, ovvero 4.236 euro all’anno, come detto. Per un tasso fisso l’offerta migliore oggi è al 3,81% e la rata risulta di 1.173 euro al mese: 270 in più, 3.240 all’anno.

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