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La famiglia dell’atleta vuole la verità

Mamma Elisabeth chiede alle autorità turche la verità sulla morte della figlia Julia. Dubbi e perplessità permangono sul decesso della giovanissima atleta del Volley Novara. Ai funerali della ragazza una gran folla di persone, società sportive e il ministro dello Sport Andrea Abodi.

ISTANBUL – Se la polizia turca non ha dubbi sul suicidio della diciottenne pallavolista milanese dell’Igor Volley Novara, Julia Ituma, in Italia più di qualche perplessità insiste nella mente di molti, soprattutto in quella di Elisabeth, mamma della vittima. Dalla scorsa estate l’atleta italiana nata da genitori nigeriani giocava con la maglia dell’Igor Volley Novara.

Lo scorso 12 aprile la squadra piemontese si trovava a Istanbul dove ha giocato la semifinale di ritorno di Champions League che ha perso per 3-0, dopo una vittoria all’andata di 3-2, subendo cosi l’eliminazione. Julia entrava in campo in tutti e tre i tempi e metteva a segno 2 punti. Dopo la partita la squadra tornava nel vicino International Volley Hotel in attesa di tornare in Italia con un aereo previsto nel primo pomeriggio del giorno dopo, 13 aprile.

La pallavolista dal futuro sportivo assai promettente

All’alba, intorno alle 5, il cadavere dell’atleta verrà ritrovato sul selciato dell’albergo da due fattorini che si erano incuriositi dopo aver visto due scarpe poco distanti dalla salma. Poi l’arrivo degli inutili soccorsi e degli investigatori che a seguito delle verifiche autoptiche addebitavano al gesto estremo il decesso della giovane sportiva volata nel vuoto dal sesto piano. Julia dopo la partita sembrava piuttosto scossa. La ragazza aveva telefonato alla madre Elisabeth e subito dopo ad un compagno di liceo ma in entrambe le conversazioni pare non fosse trapelato nulla di quanto sarebbe accaduto dopo.

Le telecamere di sorveglianza dell’hotel avevano ripreso, intorno alle 22.30, gli ultimi atti di vita della ragazza mentre camminava su e giù per il corridoio dove si era anche seduta sul pavimento con in mano il suo inseparabile telefonino. Julia poi si alza, cammina e si dirige nella sua stanza dove c’era la collega spagnola Lucia Varela Gomez. Le due parlano a lungo, sino alle 1.30 quando Varela Gomez prende sonno. Probabilmente un paio d’ore più tardi Julia avrebbe aperto la finestra della stanza per poi superare il ballatoio e saltare nel vuoto.

Il corpo, precipitando, centrerà in pieno una pensilina sottostante alla finestra della stanza per poi rovinare sul passaggio del perimetro dell’albergo dopo un volo di circa 20 metri. Gli investigatori interrogavano la compagna di camera che dirà di non essersi accorta di nulla: ”Stavo dormendo – ha riferito Varela Gomez ricordo che abbiamo parlato fino alle 1.30 poi sono crollata dal sonno”. I poliziotti interrogheranno anche tutti i componenti della squadra, lo staff tecnico e i dirigenti fra i quali Enrico Marchioni, direttore generale.

L’hotel dove si è consumata la tragedia con gli investigatori turchi durante il sopralluogo

La magistratura turca ordinerà il sequestro del cellulare della vittima e disporrà l’autopsia. Il giornale locale Hurriyet parlerà di un messaggio di addio che Julia avrebbe inviato alle sue colleghe ma i dirigenti della squadra smentiscono che ”un messaggio di addio sia stato inviato in alcuna forma a compagne di squadra, staff tecnico e dirigenza”. Dunque se cosi fosse a chi avrebbe scritto Julia in quella drammatica nottata?

La mamma della vittima e l’altra figlia Susan giungono a Istanbul e si recano presso il consolato italiano per raccontare delle telefonate con Julia prima della tragedia. Rimangono in Turchia per sostenere la famiglia di Julia il direttore generale Marchioni ed il medico sportivo Federica Malgrati che torneranno in Italia a seguito dei congiunti della vittima dopo l’ultimo saluto alla ragazza e per preparare i funerali che si sono svolti a Milano il 18 aprile scorso nella chiesa di San Filippo Neri. Una seconda stranezza dopo quella del presunto messaggio di addio che non si trova: il telefonino di Julia sarebbe stato restituito dagli investigatori alla famiglia privo di dati:

L’ultima immagine di Julia nel corridoio dell’hotel

”L’ho acceso, ma dentro non c’era più niente – ha detto Elisabeth Ituma – cancellati gli sms, la rubrica, e i messaggi WhatsApp. Anzi, sparita anche l’applicazione della messaggeria. Gli inquirenti hanno sicuramente copiato il contenuto per capire con chi ha parlato e chattato prima di morire. Ma voglio saperlo anch’io, ne ho il diritto. Invece mi ritrovo un telefono vuoto”.

I funerali della giovane sportiva italiana

Il consolato italiano a Istanbul ha già chiesto la restituzione di qualsiasi cosa appartenga alla ragazza deceduta compresa la copia di tutto il contenuto della memoria del cellulare di cui gli inquirenti avranno senz’altro un duplicato. Che cosa è successo quella maledetta notte?

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