Affiancheranno la altre forze dell'ordine (con funzioni di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria), con pattuglie di vigilanza urbana nei punti più sensibili per verificare il rispetto delle costrizioni
Ancora una volta in Sicilia arriva l’esercito, così come era stato fatto per l’operazione Vespri Siciliani, svoltasi dal 25 Luglio 1992 all’8 Luglio 1998 dalle Forze Armate Italiane, per sorvegliare edifici pubblici e “obiettivi sensibili” nell’isola. Lo scopo era intensificare gli sforzi per contrastare la criminalità organizzata, dopo gli attentati mafiosi che avevano provocato la morte dei giudici Giovanni Falcone (23 maggio 1992), Paolo Borsellino (19 luglio 1992) e delle rispettive scorte.
Il presidente della Regione Sicilia, dopo l’assenso del ministro Luciana Lamorgese, annuncia l’utilizzo dei militari in Sicilia: “L’esercito sarà impegnato nei controlli delle norme COVID 19”, ha dichiarato entusiasta Musumeci, che da giorni invocava l’impiego di ulteriori reparti armati. Adesso saranno i prefetti a dover coordinare i controlli sul territorio prevedendo, se necessario, anche l’impiego dell’esercito, soprattutto nelle grandi città e nei quartieri più popolati, nonché nello Stretto di Messina, nei porti e nelle stazioni ferroviarie di maggiore affluenza. Concretamente affiancheranno le altre forze dell’ordine, con pattuglie di vigilanza urbana nei punti più sensibili, per verificare il rispetto dei divieti di circolazione imposti per il coronavirus.
Apprezzabile lo sforzo del governo nazionale e della regione Sicilia, ma alcuni sindaci isolani, purtroppo, non hanno manifestato la stessa prontezza e capacità di amministrare le proprie città. Questi hanno forse sottovalutato la situazione, o avuto timore di assumere iniziative, magari impopolari elettoralmente, ma utili e atte a salvaguardare la propria comunità. Molte volte, quando vi sono problemi di una certa gravità e allarme sociale, saper prevedere o ipotizzare cosa può accadere con semplice buon senso e competenza, è più importante di ogni altra ordinanza frutto di una tendenza generale ritardata.
La sensazione è che si sia perduto del tempo prezioso per evitare la diffusione del contagio. Non si cercano “capri espiatori”, né di individuare singole responsabilità, ma solamente di capire e fare comprendere chi ha dimostrato di sapere amministrare, in condizioni di estrema incertezza, il bene comune con la normale diligenza del buon padre di famiglia. A futura memoria! Adesso più che mai ci si rende conto dell’importanza della competenza dei signori amministratori e di politici (molto spesso sottovalutata o sopravvalutata) e relativi consulenti e “consiglieri”.
Altro aspetto da non trascurare è l’indifferenza e l’inciviltà di alcuni cittadini, che con il proprio comportamento hanno dimostrato non solo scarso senso civico e mancanza di rispetto per l’intera comunità, ma anche di essere poco inclini al rispetto delle leggi.
Atteggiamenti di inciviltà incomprensibili e pericolosi, che hanno contribuito a rendere utile e necessaria la presenza dell’esercito per un maggiore controllo del territorio e dell’osservanza delle norme a tutela dell’incolumità pubblica.
L’utilizzo dell’esercito arriva, in ogni caso, dopo il blocco dei trasporti, chiesto sempre dal presidente della regione Sicilia e accordato nei giorni scorsi dal ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli. Un blocco che ha già creato confusione nello Stretto di Messina. Il decreto nazionale prevede la riduzione dei collegamenti e il passaggio dalla Calabria alla Sicilia solo per motivi di lavoro. Eventuali eccezioni, si legge nel decreto, “devono essere autorizzate direttamente dal presidente Musumeci”. Il risultato, paradossale, è stato che centinaia di medici, infermieri e lavoratori sono rimasti bloccati a Villa San Giovanni perché nei traghetti non c’era più posto, ha confermato il sindaco di Messina Cateno De Luca.
Così in serata il governatore si è visto costretto a emanare una nota alle compagnie di navigazione per far aumentare i collegamenti con “quattro corse al giorno (andata e ritorno) da Villa San Giovanni e altrettante da Reggio Calabria per Messina, negli orari più indicati per favorire gli spostamenti dei lavoratori pendolari”.
Che sia una situazione di emergenza è chiaro a tutti e tanti sono gli sforzi che si stanno facendo per trovare rimedi a questa pericolosa pandemia, infatti i progetti per prevenire e curare sono diversi, mentre intanto mancano perfino le mascherine negli ospedali. Così l’unica vera arma in mano al governo regionale al momento pare sia quella d’invocare più controlli.
Speriamo che il governo nazionale sappia spendere bene i soldi occorrenti per fronteggiare l’attuale situazione, senza che in seguito siano i cittadini a dover subire le conseguenze economiche di alcune scelte scellerate. Già ora si è abbastanza sofferenti e provati, ecco perché si devono prevedere fin da adesso ipotesi per favorire lo sviluppo e la crescita future, onde evitare un ulteriore indebolimento sociale. Attenzione, dunque, a invocare con troppa facilità i “pieni poteri” e soprattutto a non dimenticare di essere una Repubblica parlamentare.
#RimanereUniti e non perdere la speranza è importante, così come non perdere la testa!